Dal governo

In 10 anni studenti diversamente abili cresciuti del 40%, Giannini: «Puntare su cultura dell'inclusione»

di Alessia Tripodi

Sono quasi 235mila gli studenti disabili in Italia, il 27% del totale, quasi il 40% in più rispetto a dieci anni fa, concentrati soprattutto nelle scuole primarie e secondarie di secondo grado. Cresce anche il numero dei docenti di sostegno, che hanno contratti di lavoro più stabili. Sono alcuni dei dati contenuti nel focus presentato ieri dal Miur in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che ieri ha visto 60 studenti italiani, diversamente abili e non, «interrogare» il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, e il sottosegretario Davide Faraone sui problemi da affrontare per migliorare le condizioni di vita e studio dei disabili durante un question time alla Camera dei Deputati. All'evento ospitato a Montecitorio hanno preso parte anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, insieme con i presidenti delle commissioni parlamentari Cultura e Istruzione, Flavia Piccoli Nardelli e Andrea Marcucci.

I numeri
Secondo l'indagine statistica pubblicata ieri da Viale Trastevere - che si riferisce all'anno scolastico 2014/2015 - nelle scuole statali gli alunni con disabilità sono 218.905, 15.883 quelli che frequentano le scuole a gestione non statale e paritarie.

Primaria e secondaria di I grado sono gli ordini di scuola con una maggiore presenza di alunni diversamente abili, i maschi sono il 68,8% del totale. Il 95,8% degli alunni con disabilità è portatore di una disabilità psicofisica, l'1,6% di una disabilità visiva, il 2,7% di una disabilità uditiva.

Come accennato, con l'aumentare degli alunni cresce anche il numero dei prof di sostegno. Secondo i dati Miur nell'anno scolastico 2014/2015 questi insegnanti erano 119.384 (il 15,1% del totale dei docenti), di questi più di 75.023 erano di ruolo (il 62,8% del totale, nel 2006/2007 erano il 48,1%). Una crescita legata all'aumento del numero degli alunni, ma anche al mantenimento del rapporto tra alunni e docenti che, a livello nazionale - spiega il ministero - è ormai attestato a un insegnante ogni due alunni (1,85 per l'esattezza).

Per la prima volta quest'anno, il focus del Miur ha presentato anche i dati sugli alunni con disturbi specifici di apprendimento (Dsa), vale a dire studenti con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Un problema in aumento: nell'anno scolastico 2014/2015 gli alunni con Dsa negli istituti statali e non statali erano 186.803, ovvero il 2,1% del totale degli alunni, contro lo 0,7% del 2010/2011.

Question time con il Governo
Nel corso dell'evento alla Camera, gli studenti si sono confrontati con il Governo e le Istituzioni, proponendo i quesiti e le idee che avevano elaborato nella riunione preliminare svoltasi al Miur nella giornata di mercoledì. I temi trattati hanno riguardato soprattutto accessibilità di spazi e contenuti didattici, qualità della vita scolastica, capacità della scuola di incidere sulla realizzazione personale dei ragazzi, proposte per il miglioramento delle politiche di inclusione.

«Dobbiamo sostituire la retorica dell'inclusione con la cultura dell'inclusione, questo è il passaggio politico» ha dichiarato Giannini, aggiungendo che garantire l'accessibilità «significa abbattimento delle barriere fisiche e creazione di situazioni di adeguatezza. Un impegno che la legge 107, la Buona Scuola, si è assunta - ha proseguito -. Le leggi devono essere portatrici di valori. Questa legge, con tutte le imperfezioni che ci sono e di cui prenderemo atto, porta dei valori. Il nostro è un impegno preciso, mirato, per un obiettivo non irrealizzabile: che le scuole siano tutte adeguate come voi volete, che tutto il personale sia pronto e preparato e che la società sia matura e solida su questi valori».

«L'inclusione è un affare di tutti – ha aggiunto il sottosegretario Faraone -. Favorirla non deve essere compito specifico di un insegnante di sostegno. Il sostegno si fa alla classe, alla scuola, non al singolo alunno. Per questo abbiamo previsto con la Buona Scuola, e lo renderemo ancora più effettivo con la delega alla quale stiamo lavorando, una formazione obbligatoria per tutta la comunità scolastica».


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