Dal governo

La voglia di protezione in una società diseguale

di Carla Collicelli (advisor scientifico Fondazione Censis)

Il 49° Rapporto del Censis sull’Italia nel 2015 descrive una società sconnessa, fatta di solitudini e di “recinti securizzanti”, nei quali gli individui e le comunità si rinchiudono per contrastare la debolezza di una dimensione collettiva che non è in grado di soddisfare le esigenze sociali. Un “limbo italico”, una società “a mezze tinte”, come viene descritta con il consueto linguaggio immaginifico ed evocativo. In effetti il Rapporto coglie nel segno quando insiste su questa sorta di ansia collettiva profonda che caratterizza il momento storico, e che si rispecchia ad esempio nei dati epidemiologici e di percezione sull’aumento dei disagio psicologico e psichico.

In un contesto simile finisce per vincere, specie nella quotidianità, la cronaca, che influisce pesantemente sui nostri vissuti, quasi unico collante generale e alla portata di tutti, e che ci illude di essere parte di un processo collettivo, ma in realtà contribuisce a distogliere la nostra attenzione da molti fatti e problemi di maggiore spessore. In maniera più positiva il Rapporto afferma però, accanto alla cronaca e nonostante la sconnessione e l’ansia, anche il valore forte, e anzi rinnovato oggi, delle potenzialità spontanee della società di reagire alla crisi, sia quella economica che quella valoriale. Ed è così che, pur nelle difficoltà, l’Italia secondo il Censis reagisce attraverso diverse forme di vitalità, su cui il Rapporto si sofferma nel capitolo dedicato ai fenomeni dell’anno e poi nei capitoli settoriali. Forme di vitalità che affondano le proprie radici nella storia e nella capacità inventiva che caratterizza il genio italico.

Dal punto di vista dei fenomeni dell’anno, il Paese mostra questa forte capacità di resistenza alle negatività della crisi economica e sociale, attraverso comportamenti sempre più largamente diffusi di autoprotezione. Cresce la fiducia dei consumatori, che si riverbera in modo particolare nella ripresa degli acquisti di beni durevoli (casa, auto ecc.). Continua a diffondersi un comportamento tipico delle famiglie italiane, anch’esso di tipo autoprotettivo, che il Rapporto chiama “cash cautelativo”, e che si sostanzia nel risparmio attraverso contante, depositi bancari, assicurazioni, fondi pensione e fondi comuni.

Accanto a questi fenomeni di continuità con il passato, una modalità decisamente innovativa nell’ambito della autoprotezione viene indicata nei nuovi stili di consumo digitali e relazionali, e nella versione italiana di ciò che viene comunemente definito in ambito internazionale come “sharing economy”. Il commercio dell’usato, la condivisione dei mezzi di trasporto o car sharing (il 4% degli italiani e il 9,4% dei giovani), la condivisione degli spazi di lavoro o coworking (3% degli italiani e 5% dei giovani), la condivisione di posti letto nelle abitazioni o couchsurfing (2,5% dei giovani) e la condivisione di progetti o crowdfunding (1,2% degli italiani e 4,3% dei giovani), sono tutti fenomeni decisamente innovativi rispetto al tradizionale individualismo italiano, e che stanno vivendo una fase di rapida espansione, trainata in prima linea dai giovani.

Assieme all’homebanking, utilizzato dal 46,2% degli italiani, costituiscono un set di comportamenti che stanno introducendo una trasformazione degli stili di consumo, che impatta fortemente sulla stessa offerta di beni e servizi. Ma la voglia di protezione e le forme di autoprotezione sono significative soprattutto nell’ambito del welfare e delle politiche sociali e sanitarie. È qui, più che in altri contesti, che, specie in presenza di bisogni sociali e sanitari pronunciati, si sviluppa l’ansietà, l’insofferenza per le disuguaglianze e la richiesta di una politica che sappia rispondere tempestivamente e adeguatamente alla domanda di servizi. In mancanza di ciò accade altrimenti che anche in questo campo si instauri il dominio della cronaca, come è osservabile nell’esempio descritto dal capitolo Welfare del Rapporto in tema di vaccini: quasi l’80% degli italiani ammette di aver trovato informazioni negative sui vaccini in internet. O come è altrettanto efficacemente osservabile in tema di non autosufficienza e spesa delle famiglie di tasca propria per le cure dei disabili e cronici, dove la debolezza e la disomogeneità territoriale e sociale della risposta istituzionale determina grosse difficoltà economiche per le famiglie colpite, che si vedono costrette ad autotassarsi, utilizzare tutti i risparmi o vendere le proprietà. Il trade off tra costo della prestazione, nel privato o attraverso i ticket, e tempi di attesa va diventando in molti casi insostenibile, e forte è la domanda di accelerazione dei processi decisionali per un riassetto complessivo del sistema.

Carla Collicelli

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