Dal governo

Fertility day, gli errori di una campagna confusa

di Carla Collicelli (advisor scientifico Fondazione Censis)

Che il problema della denatalità in Italia sia un problema serio è sotto gli occhi di tutti. Dai confronti statistici tra Italia ed altri paesi diffusi dall'Istat e dagli organismi internazionali, alle analisi sociologiche e di approccio socio-antropologico sugli aspetti sociali, alla casistica quotidiana di cui si sente parlare in strada, come in televisione e nei social, sulla base dei vissuti individuali di tante coppie e di tanti individui, fino alle problematiche più specificamente cliniche segnalate dagli operatori sanitari che si occupano di procreazione, è fuori di dubbio che si tratti di un tema che meriterebbe maggiori attenzioni pubbliche e maggiori investimenti. Ben venga quindi una iniziativa da parte del ministero preposto alle questioni sanitarie e delle cure, che intenda dare un contributo propositivo e promozionale in questo campo per il bene della collettività.

Serve chiarezza
Come in tutte le cose, però, è necessaria chiarezza di intenti e vanno salvaguardate qualità e correttezza scientifica. In questo senso non meravigliano le reazioni sollevate dalla campagna di annuncio del Fertility Day e relative immagini e slogan nei giorni scorsi, e può risultare utile cercare di chiarire alcuni dei punti principali che stanno alla base delle posizioni espresse dalle varie voci critiche che si sono espresse in merito. Ne indichiamo due in particolare.
Il primo elemento critico, che salta subito agli occhi, è dato dalla confusione che i messaggi diffusi sembrano ingenerare tra temi contigui ma non coincidenti, e cioè tra fertilità, procreazione e natalità. Si presuppone che un Fertility Day indetto dal Ministero della Salute voglia concentrarsi sugli aspetti problematici della fertilità, ed in particolare sulla prevenzione dell'infertilità, e sui suoi rimedi quando si presenti in maniera accertata. Le immagini diffuse sembrano invece mescolare questo aspetto con le questioni sociali che fanno capo al tema della natalità, e con quelle culturali che attengono alla procreazione ed ai suoi valori, dando luogo ad un contenuto comunicativo che rischia di semplificare in maniera superficiale cose che sono tutt'altro che semplici e riconducibili ad un unico tema, confondendo i diversi piani. Ne consegue che semplificazione e superficialità, per nulla attenuate dall'intenzione di alleggerire la problematica e di far sorridere attraverso immagini che vorrebbero risultare ironiche o spiritose, rischiano di produrre reazioni di risentimento e autodifesa da parte di chi si sente investito da un fardello di responsabilità enormi e pluricentriche, di cui in realtà non può avere colpa.

La debolezza della campagna d’informazione
Questo aspetto si collega ad un secondo elemento, e cioè alla evidente debolezza di impostazione e di scelte rispetto agli obiettivi della campagna ed al target (od ai target) di riferimento, fattori assolutamente indispensabili per la confezione di una buona campagna. Per quanto riguarda il target di destinatari, in particolare, questo sembra essere individuato esclusivamente nelle donne, e nelle donne giovani a giudicare dalle immagini scelte, dimenticando che tutte le questioni sollevate (fertilità, natalità e procreazione, ma anche la sola fertilità) investono, o quanto meno dovrebbero investire, una pluralità di soggetti, se non la società tutta. Basti pensare all'inquinamento ed alla alimentazione per gli aspetti clinici e della prevenzione, a quelli del lavoro, del welfare e della gestione dei tempi della città per gli aspetti sociali, a quelli della comunicazione di massa e dei modelli culturali per gli aspetti valoriali. Particolarmente eclatante risulta l'assenza della figura maschile, che denota una non considerazione della presenza di diversi ed articolati piani di riferimento e di diverse ed articolate responsabilità, quasi che la donna da sola possa essere considerata responsabile del calo della natalità o della propensione alla procreazione, o della stessa infertilità.

I rimedi da mettere in campo
Ma è forse più importante immaginare quali possano essere i rimedi da mettere in campo. Il pasticcio comunicativo, di cui abbiamo delineato due dei tratti principali (la confusione tematica e concettuale, e la mancata individuazione di obiettivi e target, e tanti altri sarebbe possibile indicare e sono in parte stati già indicati, sottolineati e denunciati da tante associazioni e da tanti esperti), si potrebbe evitare rispettando quelle che sono universalmente note come le regole di una buona comunicazione. Troppo spesso si dà per scontato che per fare comunicazione e per confezionare una buona campagna bastino qualche parola e qualche immagine accattivante. In realtà le campagne di comunicazione e informazione, che sono diventate parte costitutiva del nostro panorama sociale ed istituzionale di riferimento da molti anni, e che in alcuni casi hanno dato buoni risultati o hanno fornito un utile supporto alla azione amministrativa, hanno bisogno per essere efficaci e serie di un attento lavoro di preparazione. E la preparazione si deve basare su una accurata analisi del contesto e delle criticità, sulla definizione di chiari e precisi obiettivi della campagna che siano alla portata e nell'interesse dei suoi destinatari, sulla individuazione di messaggi che prefigurino possibili risposte, indicazioni o aiuti rispetto ai problemi delle persone ed ai quesiti più diffusi tra i destinatari, sulla scelta di una tonalità comunicativa che tenga conto delle sensibilità coinvolte, ed altro ancora.

Quando una comunicazione è accurata
In sostanza per fare comunicazione occorre fare ricerca accurata (e su questo tema non mancano alcune buone ricerche condotte negli ultimi anni), e non tanto in merito alla consistenza quantitativa dell'uno o dell'altro fenomeno, quanto soprattutto sulla dimensione interpretativa delle caratteristiche dei fenomeni che si intende mettere a fuoco e dei loro fattori costitutivi, sulle esigenze dei destinatari, sulle strategie che si intende mettere in atto, sugli strumenti a disposizione o da implementare, sui supporti da costruire per sostenere in maniera proattiva la consapevolezza e la capacità di azione e di scelta da parte degli attori coinvolti.


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