Dal governo

Cronicità, ecco il Piano nazionale all’esame della Stato-Regioni

di Barbara Gobbi

«Circa un n milione a Regione per il supporto concreto agli ambiti progettuali, più le risorse attese da un Pon europeo per l’investimento sulle tecnologie necessarie, che auspichiamo portino l’intero ammontare - parlo di cifre approssimative - sui 50-60 milioni di euro». Il direttore generale della Programmazione del ministero della Salute Renato Botti fa luce sul tema dei finanziamenti per il Piano nazionale cronicità, che giovedì andrà all’esame della Conferenza Stato-Regioni e presentato la scorsa settimana in un convegno promosso dalle presidenti di Fnomceo e Ipasvi, Roberta Chersevani e Barbara Mangiacavalli. Non a caso. Medici e infermieri sono infatti le due categorie professionali chiamate in prima linea ad attuare questo documento programmatico che punta su sfide molteplici: l’integrazione dell’assistenza offerta dalle diverse professionalità, percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) certi, un’armonica integrazione sociosanitaria, la domiciliarità, la telemedicina e la messa in rete di sistemi informativi che ancora oggi non sono dialoganti, la formazione degli operatori e la valorizzazione (enpowerment) del paziente.

Tanti elementi che non sarà facile né promuovere nelle diverse realtà regionali, né portare a sistema. Per questo il Piano nazionale cronicità prevede l’attivazione di una Cabina di regia nazionale per l’analisi dei risultati, la diffusione delle buone pratiche, la valutazione di modelli innovativi, inclusi i criteri di remunerazione, eventuali modifiche da apportare in corsa.

«Quella che ci attende è soprattutto una sfida di sistema - avvisa quindi Botti -: i finanziamenti saranno certo importanti per sostenere singole funzioni, ma molte delle attività sono isorisorse. La vera scommessa è l’organizzazione o la riorganizzazione del lavoro: alcuni degli spunti contenuti nel Piano forniscono anche strumenti per facilitare la presa in carico. Penso a una maggiore flessibilità, da favorire anche mettendo a disposizione risorse per chi si voglia cimentare e in nuove attività: gli ambulatori dei Mmg, ad esempio, potrebbero diventare siti di erogazione di primo livello. Il Piano cronicità, insomma, contiene gli spunti per assegnare le risorse in modo coerente e per definire modalità organizzative e contrattuali stimolanti per tutti»


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