Dal governo
“Dopo di noi”, ecco il vademecum per la presa in carico e il riparto del Fondo da 90 milioni
di Barbara Gobbi
La valutazione multidimensionale affidata ad équipe multi professionali a doppia anima, clinica e sociale, che tenga conto di quattro parametri: cura della propria persona, inclusa la gestione degli interventi terapeutici; mobilità; comunicazione e altre attività cognitive; attività strumentali e relazionali della vita quotidiana. La definizione, conseguente, del progetto personalizzato, condiviso il più possibile con la persona direttamente interessata, nel rispetto dei principi di autodeterminazione e di libertà di scelta sanciti dall’articolo 10 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Un “case manager” di riferimento che curi realizzazione e monitoraggio del progetto personalizzato. E ancora: un iter di accompagnamento per i disabili gravi in vista del venir meno del sostegno del nucleo familiare di origine, anche mediante soggiorni temporanei al di fuori del contesto familiare, e la rivalutazione delle condizioni abitative dei disabili già privi del sostegno familiare, anche in vista di una ricollocazione o di un riadattamento secondo criteri ben precisi e in un contesto di complessiva valorizzazione delle competenze e di promozione dell’inclusione sociale.
Queste le premesse, e la cornice, in cui si inserisce l’attribuzione delle risorse e dei servizi che beneficiano del Fondo da 90 milioni istituito con la legge sul “Dopo di noi” (la 112/2016), che indirizza in via prioritaria gli aiuti economici alle persone con grave disabilità, prive di sostegno familiare e in condizioni di bisogno urgente. A entrare nel dettaglio è lo schema di decreto attuativo inviato all’attenzione della Conferenza Unificata, che qui siamo in grado di anticipare. La priorià d’accesso va: alle persone prive di entrambi i genitori, del tutto prive di patrimonio o redditi, fatti salvi i trattamenti percepiti per la condizione di disabilità; ai diasbili gravi i cui genitori non siano più in grado di offrire sostegno dignitoso in un futuro prossimo; ai disabili gravi in strutture residenziali inadeguate. Nell’erogazione dei finanziamenti, per cui lo schema di decreto dispone il riparto del Fondo, le Regioni tengono conto dei criteri di priorità. A valere sul Fondo possono essere finanziati, oltre a interventi di permanenza temporanea in una struttura abitativa extra familiare, tre tipi di interventi inclusi nel budget di progetto. Si tratta cioè di percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo familiare di origine; di interventi per il supporto alla domiciliarità in alloggi adeguati; di programmi volti all’autonomia individuale e all’inclusione sociale.
Le risorse, va ricordato, sono aggiuntive rispetto ai fondi già destinati dalle Regioni alle prestazioni e ai servizi a favore di disabili gravi privi del sostegno familiare.
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