Dal governo
Rapporto Oasi 2016/ Ricerca, mobilità e formazione: largo al volano dell’economia
di Lorenzo Fenech, Francesco Longo e Alberto Ricci (Cergas Bocconi)
La faticosa e lenta uscita dalla recente recessione economica e le politiche di stabilizzazione della spesa pubblica impongono una sempre maggiore attenzione alla gestione corrente, in termini di impiego mirato delle risorse economiche, del capitale umano e del capitale fisico. Razionalizzazione, però, non significa solo tensione all’efficienza e all’eliminazione degli sprechi.
I policymaker, i manager e gli operatori devono prestare adeguata attenzione anche alle finestre di opportunità per generare sviluppo e innovazione, da cui potrebbero innescarsi veri e propri circoli virtuosi. In questo senso, la sanità è un settore labor intensive, ad alta componente tecnologica e con un corpo professionale tra i più qualificati nell’economia del Paese, e inoltre, difficilmente delocalizzabile.
Ssn e settore sanitario italiano costituiscono un potenziale volano di sviluppo economico, sociale e istituzionale. C’è però una condizione da considerare. I settori brain intensive come la sanità sono troppo sofisticati per sopportare a lungo un razionamento degli input che non sia associato a riflessioni, e poi a politiche attive, di investimento selettivo in piattaforme immateriali, reti di raccordo interistituzionali, infrastrutture, tecnologie, sviluppo di saperi.
Ma allora, dato il contesto di debole ripresa dell’economia nazionale, da dove reperire queste risorse? Possiamo guardare oltre confine facendo leva sugli indubbi punti di forza della nostra sanità? In che modo?
Il progetto “Italy a Healthy Investment”, sviluppato nell’ambito dell’Osservatorio Oasi di Cergas e Sda Bocconi con la collaborazione di Baa Alumni Association, intende riflettere sulla presenza del nostro paese sulla piattaforma globale della sanità. L’idea di fondo è che il nostro settore sanitario abbia ampie potenzialità per diventare un punto di riferimento internazionale per chi vuole investire i propri capitali, curarsi o accedere a formazione di qualità, generando così sviluppo economico-sociale e allo stesso tempo rafforzando la qualità dei servizi sanitari offerti nel nostro Paese.
L’obiettivo è, da una parte, evidenziare quali sono i punti di forza da valorizzare e, dall’altra, proporre le linee di intervento necessarie per superare gli ostacoli e sprigionare il potenziale. L’approfondimento e le proposte riguardano 5 ambiti specifici: ricerca medica, imprese produttrici di farmaci e medical device, sistemi di offerta dei servizi sanitari, mobilità internazionale dei pazienti, mercato della formazione (si veda il grafico accanto). Di seguito alcune riflessioni che scaturiscono dai principali risultati della ricerca, presentata in occasione del Convegno Oasi e integralmente scaricabile dal sito www.cergas.unibocconi.it .
Alcuni segmenti della filiera sanitaria appaiono già storicamente e intrinsecamente inseriti in una piattaforma internazionale. Imprese farmaceutiche e medical device ne sono un tipico esempio. In questi comparti, il nostro paese mantiene una tradizione produttiva importante, caratterizzata da alti standard qualitativi ed elevata capacità. In questo caso, la diagnosi e le proposte sono orientate a penetrare ulteriormente il mercato internazionale, con il consolidamento del brand Italia.
Sul lato della generazione di innovazione, l’intensità della ricerca e sviluppo rimane ancora mediamente inferiore rispetto ad altri Paesi europei, soprattutto a causa del mancato incontro tra idee, maturate in contesti di piccole e medie imprese, e possibili finanziatori. Diventa quindi necessario orientare il settore verso la creazione di piattaforme di dialogo tra i due lati del mercato.
Il tema delle piattaforme e, in alcuni casi, della costituzione di vere e proprie reti, è comune a tutti gli ambiti qui considerati. Dalle diagnosi emerge, infatti, un sistema con un grande patrimonio di conoscenze, competenze (cliniche e manageriali) e strutture; sistema che, tuttavia, risulta ancora troppo frammentato per poter essere visibile e “fruibile” al/dal contesto internazionale.
A oggi, nel nostro Paese manca un marketplace in cui domanda e offerta per la vendita e l’acquisto di quote societarie e strutture sanitarie si possano incontrare a partire da affidabili indicatori sulle performance delle aziende.
Sul lato pubblico, è necessaria una strategia nazionale per il recupero dei grandi ospedali pubblici dismessi per far sì che il tema sia affrontato in maniera efficace e coordinata dalle aziende ed istituzioni pubbliche del territorio, con il supporto di istituti bancari pubblici specializzati e la ricerca, se possibile e opportuno, di partner privati, anche internazionali. In questi casi, le reti sono necessarie per favorire la trasformazione urbanistica e la realistica valutazione di mercato, che, contrariamente alle registrazioni contabili in stato patrimoniale, spesso è molto modesta.
Nel caso della ricerca clinica e traslazionale, appare chiaro come reti mirate di Irccs possano raggiungere migliori risultati in termini di qualità e velocizzazione delle ricerche (maggiori dati a disposizione, maggiore condivisione di idee/risultati intermedi) e di ottenimento grandi stanziamenti per la ricerca, anche “for profit”. Le reti metropolitane e territoriali sono poi al centro delle proposte sugli ambiti dell’attrazione di pazienti dall’estero e sul turismo sanitario, segmenti all’interno dei quali si osservano delle vere e proprie carenze strutturali, o meglio, infrastrutturali, e la messa in comune di alcune risorse potrebbe rendersi condizione necessaria oltre che opportuna.
Sono moltissime le connessioni e i collegamenti diretti e indiretti tra gli ambiti di attività e le aree di intervento. Lo sviluppo di ricerca, relazioni con le imprese, infrastrutture, flussi di pazienti e studenti dall’estero si alimentano a vicenda e favoriscono l’ulteriore attrazione di risorse finanziarie e non.
Supponiamo, ad esempio, che l’Italia diventi un research place, dove le imprese trovano nei nostri Irccs e ospedali luoghi ideali dove svolgere ricerca clinica e traslazionale. Oltre agli intuibili vantaggi economici per le strutture che ospitano queste iniziative, si generano delle dinamiche di attrazione dei migliori studenti e ricercatori da tutto il mondo, nonché di pazienti in cerca di specifici trattamenti particolarmente innovativi. Studenti, ricercatori e pazienti internazionali necessiteranno di adeguate infrastrutture e competenze gestionali.
Pertanto, al fine di alimentare i circoli virtuosi auspicati, la strategia di internazionalizzazione va portata avanti nel suo complesso con politiche e azioni che interessino contestualmente tutti e cinque gli ambiti considerati.
Più che un punto di arrivo, questo sforzo di ricerca esprime uno slancio esplorativo e una provocazione culturale. Crediamo che la principale finalità del Ssn e del sistema sanitario italiano resti la promozione della salute di chi vive nel nostro Paese. Crediamo però altrettanto fermamente che i sistemi sociali, se dotati di una chiara mission e di una forte identità, non debbano temere di aprirsi all’esterno per raccogliere stimoli, confrontarsi e puntare con efficacia ancora maggiore i loro obiettivi. Attrazione di risorse e internazionalizzazione appaiono due dinamiche sempre più legate tra loro, che si possono alimentare a vicenda.
Sotto il profilo strettamente economico, la scommessa è che l’internazionalizzazione del settore sanitario possa aumentare l’attrazione di capitali di prestito e di equity, i trasferimenti dalle istituzioni europee come grant di ricerca, le donazioni da parte di fondazioni internazionali e singoli individui, in un periodo di preoccupante scarsità di risorse per la sanità.
Ancora più importante, crediamo che la maturazione delle competenze scientifiche, mediche, gestionali dovuta all’internazionalizzazione possa irrobustire la qualità e l’efficienza del nostro sistema sanitario. Allo stesso tempo, più risorse danno la possibilità di irrobustire ulteriormente i legami del settore sanitario con i network internazionali della ricerca, dei capitali, delle filiere produttive, dei pazienti, della formazione. Non resta che lasciare il lettore approfondire diagnosi, proposte e azioni concrete per affrontare questa sfida.
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