Dal governo

Corte dei conti: ripresa fragile. Tasse sulle imprese 25 punti sopra la media Ue

di Vittorio Nuti

«Nonostante le incertezze iniziali, l’andamento dell’economia sembrerebbe avere segnato un’inversione di marcia verso un’espansione meno fragile e più qualitativa». Era da tempo che l’ottimismo non trapelava dalle relazioni della magistratura contabile. Ma leggendo il Rapporto 2017 della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica, presentato oggi a Roma, è evidente un bilancio per una volta non negativo sull’andamento dei conti pubblici e sulle prospettive dell’economia italiana dopo la grande crisi. «Finalmente - sottolinea la Corte – si è usciti da una fase di recessione protrattasi per otto anni». Sulla fine del tunnel indicata dalla Corte concorda il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan intervenuto alla presentazione del Rapporto: «I primi segnali dell’anno in corso sono molto incoraggianti», conferma, e la nostra economia «è in una fase di transizione verso una crescita più robusta e duratura».
Pressione fiscale: per imprese 25 punti più alta di area Ue/Efta. Certo i problemi non mancano, ma sono quelli noti, anche se i dati aggiornati ne ribadiscono la gravità. Come nel caso della pressione fiscale, notoriamente una delle più alte in Europa, che tocca il picco tra le imprese. Il total tax rate stimato per un’impresa di medie dimensioni - spiega la relazione Cdc - «testimonia di un carico fiscale complessivo (societario, contributivo, per tasse e imposte dirette) che penalizza l’operatore italiano in misura (64,8%) eccedente quasi 25 punti l'onere per l'omologo imprenditore dell’area Ue/Efta».
Cuneo fiscale, in Italia 10 punti più alto rispetto all’Europa. Entrando nel merito, la lente della Corte dei conti ripercorre molti dei fattori storici che da sempre frenano l’economia italiana, a partire dal cuneo fiscale, che da noi è «di ben 10 punti» superiore a quello che si registra mediamente nel resto d’Europa: il 49% viene infatti prelevato «a titolo di contributi e di imposte».Quindi il cuneo «colloca al livello più alto la differenza fra costo del lavoro a carico dell’imprenditore e reddito netto del lavoratore». E poi il nostro sistema fiscale, che nonostante i progressi è ancora caratterizzato da «limiti e dispersioni». I magistrati contabili evidenziano nuovamente l’esigenza di ridurre la pressione fiscale (altro freno allo sviluppo) sottolineando che «un’esposizione tributaria tanto marcata non aiuta il contrasto all'economia sommersa e la lotta all’evasione».
Risanamento debito strada obbligata per l’Italia. La Relazione - giunta all'ottava edizione - tocca anche il nervo scoperto del processo di risanamento finanziario, che per l'Italia è «più faticoso» rispetto agli altri Paesi europei, anche se necessario «considerato il maggior livello del debito». Per abbattere il debito pubblico italiano, che resta «il più alto d’Europa se si esclude la Grecia», la carta delle dismissioni potrà giocare un ruolo importante che però, avverte la Corte, «difficilmente potrà risultare determinante nel breve/medio periodo». Non solo: «In un contesto di crescita moderata», riduzioni rapide del debito puntando esclusivamente su privatizzazioni e cessioni di partecipazioni degli Enti locali risultare eccessivamente costoso. Per la Corte «occorre porre il debito su un sentiero discendente, non troppo ripido ma costante, procedendo rapidamente alle azioni di riforme strutturali per sostenere la crescita e migliorare le condizioni di sostenibilità della finanza pubblica».
Più cautela nel ricorso ai proventi della lotta all’evasione. Tra i difetti edella nostra politica di bilancio c'è da tempo la cattiva abitudine di mettere a bilancio poste positive relative a voci difficilmente stimabili come le ricordate dismissioni e privatizzazioni ma soprattutto la lotta all'evasione fiscale. Anche le ultime leggi di Bilancio non fanno eccezione, prevedendo un «rilevante contributo» dalle misure di contrasto all'evasione. Tuttavia «le difficoltà di verifica in sede di consuntivo», avverte la Corte, «inducono cautela nell'utilizzare tali proventi, per loro natura incerti, per finanziare maggiori spese o riduzioni di entrata certe». Sbagliato anche attendersi troppo dalle concessioni del settore giochi e wscommesse, settore ormai in una condizione di «relativa saturazione», con una « tendenza alla riduzione della resa media».


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