Dal governo
Gentiloni: il dossier Ema nella mani del Parlamento europeo. L’Italia prova a rientrare in gioco
di Ernesto Diffidenti
Il dossier sul trasferimento dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) da Londra ad Amsterdam è nelle mani del Parlamento europeo. Ed è tra gli scranni di Straburgo che l’Italia proverà a rientrare in gioco con la candidatura di Milano. Nella conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha ricordato che l’Europarlamento è chiamato a votare sul trasferimento dell’Ema e che «i singoli parlamentari hanno un potere di inchiesta». Ci sarà da indagare, dunque, sui presunti ritardi nella costruzione della sede olandese che, per ironia della sorte, ha un nome italiano “Vivaldi Building”. Se i tempi non saranno rispettati (la scadenza è marzo 2019) allora il Pirellone di Milano potrebbe rientrare in gioco. Nulla è scontato anche se, al momento, la strada appare tutta in salita.
Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, che ha seguito il dossier per l’Italia, «c’è un’interrogazione con argomentazioni solide presentata dalle deputate europee Patrizia Toia ed Elisabetta Gardini che richiedono spiegazioni alla Commissione su aspetti tecnici e rispetto degli impegni assunti dalle città candidate. Vediamo, dunque, quale sarà la risposta della Commissione e quali valutazioni farà successivamente il Parlamento europeo».
Al momento né l’Italia né la Commissione europea avrebbero fatto sopralluoghi in terra d’Olanda ma la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha già parlato di «alcune indiscrezioni da Londra e Bruxelles sul fatto che Amsterdam non sarebbe in grado di garantire la riallocazione di Ema con il personale nella sede definitiva prima del maggio 2020».
«Sono verifiche che dovrebbe fare la Commissione europea - spiega Gozi - dal momento che la scelta è stata compiuta in virtù del fatto che Amsterdam rispettasse tutti i requisiti richiesti entro marzo 2019». Spetterà alla Commissione Ue, quindi, indicare il rispetto dei tempi da parte di Amsterdam oppure evidenziare eventuali anomalie. Il Governo italiano promette di vigilare e, intanto, difende il lavoro fatto. «Milano ha avuto un riconoscimento notevolissimo - sottolinea Gentiloni - il migliore possibile, battendo anche una città dell’Est europeo sostenuta dalla Germania. E’ stato un successo per la città e la diplomazia italiana vanificato solamente dal la monetina finale». Insomma, non bisogna ora «trasformare la sfortuna in sconfitta con la speranza che tutto ciò possa trasformarsi in un credito per l’Italia».
«Milano ha sempre vinto ai voti - fa eco Gozi - è la città candidata che ha raccolto più preferenze. Abbiamo perso l’Ema al sorteggio come Parigi ha vinto al sorteggio la sede dell'Authority bancaria. Ora seguiremo con grande attenzione tutti i passaggi dei tecnici di Bruxelles e le scelte dei deputati europei».
Non è tempo, dunque, di recriminazioni. Occorre guardare avanti, alla possibilità che l’Europarlamento possa rovesciare il verdetto. In ballo non c’è solo il prestigio ma anche un giro d’affari stimato dall’Università Bocconi in 1,7 mld di euro. «Se da un lato sarebbe possibile portare la maggioranza del Parlamento europeo a riconsiderare la candidatura di Milano come sede dell'Agenzia europea del farmaco - afferma l’europarlamentare Paolo De Castro (Pd) - dall’altro sarà difficile trovare una soluzione giuridica che possa rimettere in discussione la decisione in favore di Amsterdam adottata dal Consiglio dei capi di Stato e di Governo, seppure con un sorteggio».
«Sull’Ema – aggiunge De Castro – l’Italia ha fatto uno straordinario gioco di squadra vanificato dalla monetina finale. Tutto l’Europarlamento è convinto che una scelta così delicata non possa essere assunta tramite questo meccanismo». Secondo De Castro, «non ci sarà mai più una decisione finale assunta sulla base del sorteggio». «Noi - spiega - dobbiamo scegliere sulla base di parametri oggettivi in grado di determinare decisioni responsabili mentre quello che è avvenuto con il sorteggio è un passo indietro inconcepibile». L’auspicio, dunque, laddove possa riaprirsi la possibilità giuridica di revocare la decisione di trasferire l’Agenzia del farmaco ad Amsterdam, è ripetere «lo straordinario gioco di squadra che di fatto potrebbe ricondurre una larga parte del Parlamento europeo in favore di Milano».
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