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Specializzazioni mediche, il fabbisogno delle regioni è di 8.569 contratti ma ne mancheranno all'appello 2.369. Anelli (FnomCeo): «Vincolare una percentuale dei fondi di piano per finanziare le borse»

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

Dopo il bando pubblicato il 17 maggio scorso dal Miur senza l'indicazione dei posti disponibili, arriva oggi dalla Conferenza Stato Regioni l'intesa sul fabbisogno di medici specialisti per il triennio accademico 2107-20. Niente più di desiderata, che per l'anno accademico 2017-18 ammonta a 8.569 contratti. Con una rilevazione messa nero su bianco riguardante il palese scostamento esistente tra le esigenze regionali e i posti che possono essere concretamente finanziati con le risorse statali: il fabbisogno delle Regioni e delle Province autonome è infatti pari a 8.569 unità mentre le risorse disponibili consentono il finanziamento a carico del bilancio dello Stato di n. 6.200 contratti di formazione specialistica. All'appello mancano insomma 2. 369 unità.

«Non capiamo perché non vincolare una percentuale dei fondi di piano - è il primo commento di Filippo Anelli, presidente di FnoCeo - per finanziare le borse. Questa proposta era stata formulata dal precedente ministro: perché non è stata accettata? Se mancano gli anestesisti, gli altri specialisti, se la gente non può essere curata la responsabilità è di chi fa la programmazione».

Una programmazione fallita in partenza anche quest'anno. Dal momento che tale gap «si è registrato anche negli anni accademici precedenti - si legge nel testo dell'Accordo approvato dalla Stato Regioni - e che il fenomeno è destinato a produrre nel breve periodo una carenza di medici specializzati per il Servizio sanitario nazionale» il tema «dovrà essere opportunamente affrontato nelle sedi istituzionali competenti al fine di giungere nei prossimi anni accademici a una diminuzione del divario esistente». Senza contare il disperante baratro tra le scarse disponibilità e la carica degli aspiranti specializzandi, che il 17 luglio prossimo tenteranno il concorso nazionale. Un esercito che potrebbe arrivare anche a 18mila concorrenti - tenendo conto del fatto che per ritardi accumulati si praticamente saltato un anno accademico - destinato a essere dimezzato al traguardo.

Non dovrebbe verificarsi la stessa situazione di dislivello tra fabbisogni e disponibilità per le professioni sanitarie, sulle quali si è lavorato per tempo a un accordo tra regioni, categorie e università.


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