Dal governo

«Il bello dei vaccini, il brutto degli slogan». Lettera aperta alla comunità scientifica

di Armando Bartolazzi *

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24 Esclusivo per Sanità24

Nella prima metà degli anni Ottanta, unitamente al gruppo di ricerca al quale appartenevo, ho sperimentato personalmente, in maniera completamente volontaria e gratuita, una delle prime preparazioni vaccinali per l’epatite B. Si trattava di un vaccino sperimentale ottenuto da sieri di tossico-dipendenti con infezione Hbv. In quel momento storico non si sapeva nulla dell’Aids il cui agente eziologico (Hiv) fu isolato qualche anno dopo. Ne consegue che per circa un decennio chi scrive ha vissuto nel panico di aver contratto l’infezione Hiv, ma la dedizione per la scienza e la profonda consapevolezza dell’utilità dei vaccini ha premiato fortunatamente questo azzardo. Il vaccino per l’Hbv oggi è in commercio ed è giustamente obbligatorio.

Sentir dire oggi anche da illustri colleghi che le politiche del nuovo Governo siano orientate a sposare un approccio no-vax è pertanto lontano dalla verità, e anche molto doloroso.
La circolare proposta dai ministeri della Salute e dell’Istruzione che estende temporaneamente la possibilità di auto-certificazione per l’iscrizione scolastica non è l’invito a dichiarare il falso, ma un tentativo di sanare un vulnus amministrativo che riguarda la reale inadeguatezza delle anagrafi vaccinali regionali (in gran parte assenti ed inefficienti), che rappresentano uno strumento essenziale che dev’essere a monte di qualsiasi politica vaccinale. L’attuale Governo ha già messo in atto azioni politiche dedicate per cercare di completare le anagrafi vaccinali regionali sul modello di quella esistente in Veneto e centralizzare la raccolta dei dati in modalità elettronica presso lo stesso Ministero con l’Anagrafe vaccinale nazionale.
L’autocertificazione non intacca in alcun modo l’obbligo vaccinale. Il Governo sta lavorando ad un progetto molto ambizioso, più appropriato per un Paese civile, che sarà presto presentato con un disegno di legge che intende migliorare le attuali normative previste dalla legge Lorenzin. Nella piena consapevolezza dell’ utilità ed insostituibilità dei vaccini, quello che ci proponiamo è passare da un regime di obbligatorietà impositivo e rigido ad un regime di obbligatorietà consapevole e flessibile nei tempi e nei modi di attuazione, che richiede certamente un approccio informativo ed educazionale immenso, ma che deve prima o poi essere iniziato.
L’obbligo vaccinale non è mai stato messo in discussione. Quando esistono dati epidemiologici certi e la comunità scientifica produce elementi incontrovertibili sulla necessità di procedere con alcune vaccinazioni, c’è poco da discutere. C’è molto da discutere invece sull’assenza delle Anagrafi vaccinali regionali, sulla non omogeneità dei dati riferibili alle coperture vaccinali sia a livello regionale che centrale (non si comprende come possano esistere dati omogenei ed attendibili in assenza di Anagrafi); sull’imposizione di pacchetti di vaccini obbligatori senza alcuna iniziativa diretta ad informare e ad educare la popolazione; sulla scarsa informazione riguardo a nuovi casi di morbillo registrati negli adulti; sulla scarsa compliance delle vaccinazioni che dovrebbero essere effettuate dal personale sanitario; sull’assenza di preparazioni monovalenti; sull’ osservazione di molteplici nuove infezioni virali neurotropiche registrate nei pronto soccorso di tutta Italia che forse richiederebbero studi più approfonditi per l’eventuale allestimento di nuovi vaccini, e molto altro ancora….
Vogliamo una nuova politica dell’obbligo vaccinale che sia rigorosamente basata su evidenze scientifiche ed epidemiologiche e che sia sostenuta da adeguate e capillari campagne di informazione e di educazione della popolazione. Vogliamo aprire la strada ad un obbligo “consapevole” garantendo in ogni momento le coperture vaccinali necessarie, rimuovendo quando ce ne sarà l’opportunità, quelle non più necessarie (vedi vaiolo) nello sforzo sempre teso anche ad eradicare definitivamente quelle malattie che hanno rappresentato vere piaghe sociali (es. poliomelite e difterite).
Vorremmo far capire agli adulti che a volte sarà necessario vaccinarsi anche se non si va più all’asilo nido.
Tutto questo nell’attuale legge in vigore non è presente. C’è un obbligo imposto per i bambini da 0 a 16 anni che deve essere accettato e basta.
Per rispetto della scienza, dell’epidemiologia e del popolo Italiano riconduciamo insieme questo argomento in un ambito prettamente scientifico. La politica da sola non può fare molto. Scienza e politica devono agire insieme per produrre risultati fruttuosi. La nostra speranza è poter parlare di questi argomenti in convegni politico-scientifici dedicati e non nei salotti televisivi, evitando estremismi, interessi lobbistici, e promuovendo la ricerca scientifica per migliorare sempre di più l’offerta vaccinale e l’adesione consapevole della popolazione.

* Sottosegretario alla Salute


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