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Il «Titolo V» allo stress test pandemia: non servono modifiche alla Carta ma una migliore organizzazione e chiarezza sulle competenze dello Stato e delle Regioni

di Red. San.

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La salute non ha bisogno di riforme normative a livello costituzionale, semmai serve concentrarsi sul miglioramento dell’organizzazione dei servizi che devono essere offerti in modo equo su tutto il territorio nazionale. Sono queste, in estrema sintesi, le riflessioni dei relatori che si sono succeduti durante la video-conferenza, organizzata quest’oggi dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sugli effetti della Riforma del Titolo V in sanità. «Era importante - commenta il Direttore generale dell’Agenzia Domenico Mantoan - fare il punto della situazione rispetto al rapporto tra lo Stato e le Regioni in ambito sanitario e per farlo abbiamo chiesto il supporto di studiosi della materia - i professori Renato Balduzzi e Mario Bertolissi - al fine di fornire alla discussione in atto nel Paese un approccio scientifico. Le riflessioni dei due costituzionalisti sottolineano la necessità di una migliore organizzazione del sistema e non di una riforma costituzionale. Tocca dunque al ministero della Salute e alle sue Agenzie - Iss, Aifa e Agenas - essere protagonista ed esercitare fino in fondo il suo ruolo di governo del sistema per la tutela della salute. Naturalmente ciò può accadere solo attraverso una fattiva collaborazione con le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano».
«In più interventi - commenta il presidente dell’Agenzia Enrico Coscioni - è stata ribadita l’importanza di evitare semplificazioni e di trattare la materia della riforma della Costituzione in ambito sanitario senza preconcetti e approssimazioni. Sono dunque molto soddisfatto che l’Agenzia oggi abbia fatto cultura su questo argomento. La sfida del futuro è quella di creare una corretta presa in carico della cronicità e, dunque, di implementare un nuovo modello di assistenza territoriale. Agenas è impegnata in tutto ciò attraverso l’elaborazione di un sistema di monitoraggio più articolato che comprenda anche questo tipo di servizi».
Per Stefano Lorusso, Capo della segreteria Tecnica del Ministro della Salute, «Alla luce dell’esperienza pandemica, è importante trovare un punto di equilibrio tra Stato e Regioni e rafforzare la governance centrale, nell'ottica della leale collaborazione tra gli attori. A seguire Renato Balduzzi, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha sottolineato «La lungimiranza dei Costituenti di inserire il Ssn dentro una cornice unitaria che consenta alla Salute di essere tutelata dalla Repubblica, garantendo autonomia alla gestione regionale. Non è un problema di norme ma di attuazione… Durante la pandemia, abbiamo ben osservato la compresenza dei due livelli di tutela: la sanità alle Regioni e la Salute alla Repubblica». Per Mario Bertolissi, Ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Padova, «Non vale la pena mettere mano alla Costituzione per una riforma. Il vero problema non è quello Stato vs Regioni. Il punto è organizzazione disorganizzazione. Vi sono ostacoli strutturali». Giovanni Bissoni, già Presidente di Agenas e ex assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, «Il vero problema è la differenza di accesso ai servizi, non la diversità di modelli… La leale collaborazione istituzionale ha bisogno di un esercizio pieno e coerente, occorrono azioni incisive su ricerca innovazione, formazione, sviluppare forti strategie, esercizio più chiaro delle funzioni, di uno Stato più forte».
Durante la tavola rotonda è intervenuto Vasco Errani, Senatore della Repubblica, Presidente per quattordici anni della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome: «I problemi - ha affermato - si affrontano con interventi organizzativi, che richiedono affiancamento e sostegno alle Regioni nell’ambito di un processo di riorganizzazione». Per Marialucia Lorefice, Presidente Commissione XII Affari Sociali Camera, «Incontri come questo devono essere considerati un punto di partenza dalla politica. Diversi sono i disegni di legge depositati in Parlamento in merito a una riforma del Tiolo V, sia da parte di destra che di sinistra, ma non basta riformare eventualmente il Titolo V della Costituzione per risolvere i problemi del nostro Sistema Sanitario. La parola d’ordine deve essere investimento, perché solo se ci sono investimenti ci sono riforme e si superano i divari tra Regioni».


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