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Livelli essenziali di assistenza / Dalle visite alle protesi: battaglia sulle tariffe delle nuove cure del Ssn
di Barbara Gobbi (da Il Sole-24Ore)
24 Esclusivo per Sanità24
Dalle prime visite agli esami di laboratorio, dalle protesi per i disabili alle consulenze genetiche, dalle diagnosi e terapie per i tumori agli screening neonatali, dalle cure dentali alla procreazione medicalmente assistita. A ogni cura la sua tariffa di rimborso, con o senza ticket. Sono i Livelli essenziali di assistenza (Lea), la spina dorsale del Ssn che accompagna la vita sanitaria di ogni cittadino. Un paniere che nel complesso totalizza 3.172 voci e che dopo una sostanziale revisione aspetta da mesi il via libera della Conferenza Stato-Regioni, congelato dal braccio di ferro su costi e cure tra i Governatori – chiamati ad applicarli, i Lea – e la regia centrale Salute-Mef che li ha ridefiniti. Nel mezzo ci sono i cittadini, che scontano un ritardo drammatico: i “nuovi” Lea varati con Dpcm nell’ormai lontano gennaio 2017 prescrivevano la scadenza del 28 febbraio 2018 per una ridefinizione con nomenclatore delle tariffe di specialistica ambulatoriale e assistenza protesica (le 3.172 voci), ferme rispettivamente al 1996 e al 1999 e indispensabili per rendere i Lea effettivamente esigibili. Quattro anni dopo, i nuovi elenchi di prestazioni e il “prezziario” finalmente ci sono ma con il paradosso di essere nel frattempo almeno in parte invecchiati e sotto il tiro incrociato sia delle Regioni sia delle associazioni di categoria e dei cittadini. I tecnici del ministero sono impegnati in incontri serrati con le controparti pur di “chiudere”: trattative che – promettono dalla Salute - proseguirebbero anche post approvazione, con un decreto-postilla che entro due settimane scioglierebbe i nodi rimasti.
A sollecitare lo sblocco in Stato-Regioni sollevando il problema equità è innanzitutto il Coordinamento nazionale delle associazioni di persone con malattie croniche e rare (Cnamc): l’attesa del decreto-tariffe «ha generato e favorito evidenti disparità tra Regioni in ragione delle differenti condizioni economiche – si legge nella lettera aperta inviata proprio oggi al presidente del Consiglio Draghi, al ministro Speranza e alle Regioni -. Alcune di esse hanno reso esecutivi, con propri provvedimenti e investimenti, i cosiddetti extra Lea, prestazioni inserite nell’aggiornamento del 2017». Ma le Regioni in piano di rientro «non sono riuscite ad assicurare le prestazioni essenziali per garantire la salute». Da qui la richiesta di un via libero immediato mentre la segretaria nazionale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino, chiede che «non solo i Lea ma anche i nomenclatori su diagnostica e protesica siano sottoposti a continua verifica per evitare futuri ritardi che impattano sulla vita delle persone».
Quanto all’impatto economico del decreto, Mef e Salute prevedono 362,7 milioni tra i 308,5 mln della specialistica e i 54 mln della protesica. Una cifra secondo le Regioni – che a suo tempo avevano incassato 800 milioni in parte già utilizzati per gli extra-Lea – sottostimata a fronte di un aggravio reale di almeno 550 mln, solo parzialmente coperto dai 200 milioni trovati da Speranza nell’ultima legge di Bilancio. In più, alla coperta corta del finanziamento si sommerebbero conteggi sballati e la sottostima di voci come la “prima visita” (la prestazione più diffusa) che resta prezzata 23 euro rischiando di mettere in fuga il privato accreditato. E con interi settori che entrerebbero in crisi, come i laboratori analisi. «In generale siamo favorevoli ai nuovi Lea - avvisa Tommaso Trenti, presidente della Società di Medicina di laboratorio Sibioc – e capiamo che l’automazione di una serie di prestazioni giustifichi l’abbassamento di alcune tariffe favorendo l’ingresso di nuovi esami. Ma nel nuovo elenco ci sono sia errori materiali come il pap-test tariffato 1,2 euro sia decurtazioni drastiche come per l’emocromo, ‘dimezzato’ a 1,95 euro. Un laboratorio medio-grande rischia un maxi-taglio del fatturato del 57%».
Altro banco di prova, la procreazione medicalmente assistita (Pma): nel 2017 è entrata nei Lea ma senza tariffe uniformi e congrue l’Italia è un puzzle. «Grazie agli extra-Lea in Lombardia o in Friuli le coppie pagano solo il ticket mentre in Sicilia si arriva a 2.774 euro anche nel pubblico - spiega Angelo Guglielmino, presidente Siru, Società italiana riproduzione umana –. Il punto sta nel sostegno effettivo ai centri Ssn: con tariffe non adeguate, queste strutture dovranno ridurre il numero di coppie in carico o comprimere il servizio. Intanto, il ritardo sul tariffario fa sì che le Regioni ancora in piano di rientro non possano erogare la Pma: le coppie sono costrette a migrare o a rinunciare».
Ultimo esempio, i tumori: «Nella profilazione genomica in oncologia c’è una giungla tariffaria regionale che rende urgente l’approvazione del Nomenclatore nazionale – sottolinea Carmine Pinto, direttore Oncologia medica Comprehensive Cancer Centre Ausl-Irccs di Reggio Emilia -. Ma servono aggiustamenti: andranno introdotti alcuni test già di impiego clinico e non presenti, rese più realistiche alcune tariffe e inserita quella per i test Next Generation Sequencing-Ngs in Oncologia, mentre l’attuale versione del decreto prevede codici di riferimento solo per la Genetica medica».
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