Dal governo

Speranza: «Prioritario superare il tetto di spesa per il personale, camicia di forza che non consentiva di assumere». Poi: «Azzerato l'imbuto formativo, abbiamo trasformato la crisi in opportunità»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«Insieme alla grande sfida delle risorse dobbiamo mettere in campo delle riforme e alcune di queste riguardano in modo particolare i medici e il lavoro che svolgono ogni giorno. La prima riforma ha a che fare con la programmazione della spesa sanitaria nel nostro Paese, che è ancora costruita prevalentemente per silos chiusi e tetti di spesa: noi abbiamo una spesa sanitaria piuttosto significativa ma che deve crescere e che soprattutto è organizzata per compartimenti con dei tetti sopra, dal personale alla farmaceutica alla spesa privata ai device. Un modello figlio di una stagione che è ormai superata e tra tutti questi tetti quello che è più insopportabile e che dobbiamo superare nel più breve tempo possibile è quello sul personale: al di là della retorica degli eroi che si è sviluppata all'inizio della pandemia, c'era una retorica fattuale con un tetto di spesa sostanzialmente vigente, anche se con qualche modifica che siamo riusciti un poco alla volta a inserire degli allentamenti, che bloccava la spesa del personale sanitario a quella del 2004 meno l'1,4%». Così il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto a Roma al congresso dei Giovani medici dell'Anaao .
Il vincolo alla spesa per il personale come «una "camicia di forza" - ha sottolineato Speranza - che non consentiva di poter spendere sulla risorsa più importante e cioè le risorse umane, malgrado una popolazione che invecchia e l'aumento dei bisogni. Questa è la sostanza di fondo del principale problema del nostro Ssn, la priorità su cui intervenire perché se non rimetti le risorse umane al centro di una stagione di investimenti sul Ssn, non riesci a correrla questa corsa e resti bloccato. Oggi - ha aggiunto Speranza - paghiamo il prezzo di un impianto di norme che per ragioni di spesa pubblica ci aveva stretto proprio sulla leva essenziale e su questo dobbiamo ancora lavorare, con l'idea di fondo che ogni euro che si mette sulla salute è il più grande investimento sulla vita delle persone. Questa è una grande battaglia culturale che dobbiamo insieme giocare».
Da qui alla piaga dell'imbuto formativo il passo è breve: «I numeri sono come pietre - ha detto Speranza -: per troppi anni non abbiamo finanziato sufficienti borse di specializzazione. Quando sono diventato ministro ho avuto modo di conoscere il dramma dell'imbuto formativo e questo bacino di persone laureate in Medicina ma impossibilitate a specializzarsi e quindi entrare nel Ssn comportavano un enorme spreco di risorse, dall'investimento per gli individui e per le famiglie a quello del Paese. Fino a 4-5 anni fa si mettevano 5-6mila borse, poi siamo arrivati a 8mila, due anni fa a 13.400, poi a 17.400 con il triplo di 3 anni fa e il doppio di due anni fa. Questo significa trasformare la crisi in opportunità, grazie al fatto che siamo in un momento cruciale del Servizio sanitario nazionale e dopo due anni di Covid anche in Consiglio dei ministri c'è la piena consapevolezza di dover investire sul personale sanitario. Un medico o lo formi con un corso pluriennale, oppure non lo hai. Nell'ultima legge di Bilancio abbiamo messo a regime 12mila borse che ci metteranno nelle condizioni di serenità per un tempo lungo», ha affermato Speranza. E negli anni del futuro immediato, quando le risorse umane saranno ancora scarse? «Va ancora pagato il prezzo delle scelte degli anni passati e stiamo capendo come fare - è la considerazione - ma in questa fase in cui siamo ancora dentro la pandemia e abbiamo strumenti diversi per gestirla c'è una consapevolezza diversa nelle istituzioni, negli Ordini e nel sindacato così come nel movimento dei giovani, chiamati con un ruolo decisivo a costruire una realtà migliore nell'ottica di un Patto Paese in cui tutte le forze si tengano insieme per rilanciare il Ssn».


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