Dal governo

I "conti in tasca" al Dm 71: dove trovare le risorse per le cure sul territorio dopo il 2026?

di Ettore Jorio *

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Dm 71, o meglio la delibera sostitutiva della mancata Intesa della Conferenza Stato-Regioni, adottata dal Governo in data 21 aprile scorso, sullo schema di Dpcm che dovrebbe approvare il Regolamento dei "Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del Servizio sanitario nazionale", sta occupando ogni spazio dell’informazione disponibile. Non solo. Anche quello convegnistico, soprattutto accademico.
Invero, nelle iniziative in atto viene un po’ trascurato il confronto sul cosa sarebbe meglio che si facesse per rendere il percorso e l’esito del provvedimento conforme alle regole costituzionali e alla buona economia. Magari, a discapito del dibattito che si è aperto su come e dove le strutture (CdC e OdC) e le iniziative (Cot) dovrebbero e/o non dovrebbero funzionare.
Ritenendo utilissimo, beninteso, un simile confronto di merito, peraltro condotto a livelli conoscitivi altissimi, sono sempre più convinto che in questa fase occorrerebbe dare maggior peso a due problemi.
Il primo è quello giuridico, intendendo per tale l’assicurare, preventivamente, alla disciplina istitutiva, il massimo di legittimità, soprattutto, costituzionale e al funzionamento a regime, secondo regola, prioritariamente delle Case e degli Ospedali di Comunità.
Il secondo afferisce alle economie necessarie per rendere le previste strutture fisiche in strumenti erogatori di servizi e prestazioni reali. Ciò al di là delle risorse rese disponibile dal Pnrr che francamente appaiono alquanto insufficienti viste le generose previsioni nazionali, allargate un po’ troppo dalla singole Regioni. Il tutto senza tuttavia ben curare la previsione economica di esercizio. Un tema questo che ha determinato il no del Presidente De Luca al perfezionamento dell’Intesa il 16 marzo scorso, reiterato in quella svoltasi il 21 aprile successivo.
Del primo ho ampiamente trattato , del secondo vedo di esprimere le mie perplessità al riguardo.
Partendo dalle critiche eccezioni, mosse ad initio delle originarie previsioni Agenas dell’Area tecnica monitoraggio e attuazione Pnrr sulla obsolescenza delle tecnologie previste per la Componente 2 e per il conseguente sottofinanziamento concretizzato a causa della mancata previsione dei lavori di montaggio e smaltimento delle apparecchiature, si è giunti a un valore assoluto di un numero di strutture che arrivano, oggi, alla complessiva cifra di circa 2.400. Partendo infatti da 1.350 Case della Comunità, 600 Centrali Operative Territoriali e 400 Ospedali di Comunità, si è generato un consistente incremento dei medesimi a causa delle sopravvenute esigenze regionali di accontentare tutti (o quasi). Un intervento incrementativo per lo più effettuato - così come del resto ovunque viene "perfezionata" la programmazione sanitaria nonostante i solleciti ministeriali - senza tuttavia alcuna corretta rilevazione del fabbisogno epidemiologico e intercettazione degli indici di deprivazione socio-assistenziale, nonostante l’ovvio impegno finanziario gravante per il surplus degli investimenti sui rispettivi bilanci delle singole Regioni.
Al di là di questo problema che fa emergere un grande sforzo specie da parte di quelle Regioni che - avendo un disperato bisogno di assistenza territoriale allargata in considerazione della composizione orografica del proprio territorio e della pessima rete viaria che dovranno assumersene il costo dei rispettivi investimenti pari ad almeno 1,5, 0.420 e 2.5 milioni di euro, rispettivamente per ogni CdC, Cot e OdC – sarà difficile rintracciare dal 2024 in poi per Cot e dal 2027 per tutti i quattrini necessari per garantire agli stessi il personale necessario e il funzionamento relativo. Insomma, avute le biciclette occorrono i ciclisti dalla gambe buone per pedalare!
Le previsioni in proposito non sono delle più felici, perché la somma complessiva dell’onere di funzionamento a regime sarà, dall’inizio del 2027, non inferiore ai 38/40 miliardi all’anno. Il tutto con la difficoltà di rintracciare all’interno del fabbisogno standard nazionale le somme relative, con diminuzione consistente della spesa ospedaliera, ovvero con tagli netti delle prestazioni di welfare state, che tanto disagio recherà soprattutto ai non abbienti.

* Università della Calabria


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