Dal governo

Non autosufficienza: la legge c'è ma i decreti attuativi e gli investimenti ancora latitano

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Cosa serve di più agli anziani non autosufficienti, oggi in Italia?
La risposta si può sintetizzare in più servizi, di tutti i tipi, domiciliari, residenziali, semiresidenziali; poi una diffusione più perequata di questi servizi tra le regioni, in proporzione agli anziani residenti; infine una maggiore facilità di accesso, più informazione, canali semplici e diffusi sul territorio.
In Italia vivono circa 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti. Diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050: un esercito.
Per loro è stata varata una legge, la legge n. 33, una buona legge, che manca però dei decreti attuativi e che soprattutto non prevede alcuno stanziamento di risorse.
Oggi appena il 6,3% delle persone non autosufficienti è ospitato in una struttura residenziale. Si tratta prevalentemente di «grandi anziani» over 85, spesso afflitti da demenza e con ridotta speranza di vita. A questi si aggiunge uno 0,6% in strutture semi-residenziali. Il 21,5% fruisce di servizi di assistenza domiciliare (ma attenzione: l’intensità media è di sole 15 ore all’anno). Circa un milione, il 26%, è assistito da una badante, nel 60% dei casi assunta in modo parzialmente o totalmente irregolare. Il restante 45% è privo di qualunque assistenza professionale, affidato solamente alla cura di un familiare
La legge prevede l’istituzione di un “ Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente ” (SNAA), con il compito di realizzare una programmazione integrata dei servizi, monitorarne e valutarne l’andamento. Il braccio operativo dello SNAA è il CIPA (Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana). Tale organo adotta un Piano nazionale dell’assistenza, sulla base del quale Regioni ed Enti locali adottano a loro volta e coerentemente piani territoriali. Quindi, l’insieme dei diversi interventi per la non autosufficienza sono programmati congiuntamente dai diversi attori responsabili ad ogni livello di governo: Stato, Regioni e territori.
La programmazione, la progettazione e la realizzazione degli interventi dello SNAA avvengono in partnership tra l’ente pubblico e i molteplici soggetti privati che sono espressione dell’economia sociale e della comunità. Si va verso servizi domiciliari integrati in termini sociosanitari. Ciò significa che i servizi delle Asl (Adi) e quelli dei Comuni (Sad) convergono in un unico servizio di Assistenza domiciliare integrata sociosanitaria e sociale (ADISS). Qui l’obiettivo è quello di generare interventi di durata e intensità adeguate ai bisogni dell’anziano, risposte costruite con un adeguato mix di prestazioni, integrando Comuni e Asl.
Si introduce, poi, la riforma dei percorsi di valutazione, che passano dagli attuali cinque/sei a due, uno nazionale e uno regionale, e che vengono messi in connessione fra di loro. Quello regionale, gestito dalle UVM (Unità di Valutazione Multidisciplinare), rimane invariato; quello nazionale invece assorbe le valutazioni che oggi vengono fatte per le misure statali e ne prevede una sola, frutto di uno strumento molto più adatto di quelli attuali nel valutare le condizioni degli anziani.
Viene in questo modo superata l’ampia discrezionalità attuale delle commissioni di valutazione dell’invalidità verso una maggiore univocità di analisi. Soprattutto, si esce da una analisi delle sole condizioni bio-mediche. Si parla infatti di valutazione multidimensionale unificata, da effettuarsi secondo criteri standardizzati e omogenei, finalizzata all’identificazione dei fabbisogni di natura sociale, sociosanitaria e sanitaria della persona anziana e del suo nucleo familiare, ove attivamente presente.
Si introduce , quindi, (in via “sperimentale e progressiva”) la riforma dell’indennità di accompagnamento, che diventa “Prestazione universale per gli anziani non autosufficienti”.
È nel complesso una buona legge. Benché a tratti confusa, contiene le indicazioni per cambiare radicalmente l’assistenza agli anziani non autosufficienti (Long term care).
Si prospetta così un forte ampliamento dell’offerta, tanto per estensione della gamma dei servizi quanto per volume di finanziamenti addizionali. Che però la legge 33 non stanzia. Quelli necessari a concretizzare la riforma stanno tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. Tutto si gioca dunque sui decreti attuativi, attesi per gennaio 2024, e sulla prossima legge di bilancio, che deve assolutamente prevedere il graduale incremento delle risorse dedicate per non vanificare una legge nata dall’impegno di ben 53 organizzazioni che raccolte nel “ Patto per un nuovo welfare sulla Non Autosufficienza ” sono riuscite a far approvare una legge delega che rappresenta la prima riforma organica del settore.


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