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Inps: troppi ritardi sull’erogazione di Tfr e Tfs, al via un piano per ridurre i tempi
di Claudio Testuzza
24 Esclusivo per Sanità24
L’INPS CERCA DI RIMEDIARE AI RITARDI DELLA BUONUSCITA
Mea culpa dell’Inps. L’erogazione della buonuscita ai dipendenti pubblici (Tfr e/o Tfs) subisce significativi ritardi non solo a causa della normativa, ma anche di altri fattori, quali la carenza di personale e la loro insufficiente formazione.
Per trattamento di fine servizio ( TFS ) si intende l’indennità che viene corrisposta ai dipendenti pubblici alla chiusura del rapporto lavorativo nella circostanza in cui la loro assunzione sia avvenuta prima della data del 1º gennaio 2001. Successivamente ai nuovi dipendenti è stato attribuito il TFR. Il TFS si differenzia dal TFR, perché quest’ultimo è di natura prettamente contributiva. Il TFS, invece, non è solo di natura retributiva, ma presenta anche caratteristiche di tipo previdenziale. Basti pensare al fatto che per ciò che concerne il TFR, l’accantonamento è in toto a carico del datore di lavoro, mentre nel caso del TFS, il datore di lavoro versa contributi previdenziali e il 2,50% di questi contributi vengono versati direttamente dal dipendente, tenendo conto della base imponibile relative alle voci stipendiali principali.
Il calcolo del TFS viene effettuato in base all’ultima retribuzione percepita nella sua integrità. Per il TFR, invece, non ci sono connessioni di alcun tipo con la retribuzione in essere, quando viene concluso il rapporto lavorativo.
In riferimento ai tempi di erogazione del TFS dei dipendenti pubblici, i termini variano da 105 giorni a 24 mesi, in rapporto a quelle che sono le cause effettive del rapporto di cessazione del lavoro. In particolare il pagamento avviene : entro 105 giorni, in caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso. Dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, nell’ipotesi in cui questa sia avvenuta per raggiungimento del limite di età o a causa del termine del contratto a tempo determinato, oppure per risoluzione unilaterale del datore di lavoro a seguito del raggiungimento dei requisiti della pensione anticipata. Dopo 24 mesi dalla cessazione in tutti gli altri casi ( dimissioni volontarie con o senza diritto a pensione, licenziamento/destituzione, ecc.). Per quanto attiene le somme si provvede alla soluzione unica, a fronte di un ammontare lordo minore o corrispondente a 50.000 euro. In 2 rate annuali, in caso di importo lordo compreso tra 50.000 e 100.000 euro In 3 rate annuali, qualora la cifra lorda complessiva dovessi rivelarsi maggiore di 100.000 euro.
Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza ( CIV ) dell’Inps, raccogliendo diverse segnalazioni, ha rilevato che l’iter di erogazione del TFR e del TFS e della nuova prestazione di “anticipo TFS e TFR” subisce attualmente significativi ritardi determinati non solo dalla normativa, ma da altri fattori, come la carenza di personale dedicato a tale attività ed un’ insufficiente formazione degli operatori.
Ciò sta determinando, soprattutto in alcune realtà territoriali, un parallelo incremento del contenzioso. A conferma di tali difficoltà, è stato evidenziato il fatto che le domande totali di anticipazioni del TFS/TFR presentate dai lavoratori dal 1° febbraio al 12 dicembre 2023 sono state n.17.539, quelle respinte n. 6.195, quelle in lavorazione n.9.138 e quelle lavorate n.2.216.
Pertanto il CIV, oltre a sollecitare un intervento normativo che consenta ai lavoratori pubblici di ottenere la prestazione in tempi accettabili, ha adottato, il 23 gennaio scorso, un’importante deliberazione, la n. 2/2024, sui trattamenti di fine servizio e fine rapporto dei pubblici dipendenti, riguardante anche le anticipazioni TFS/TFR da parte del Fondo Welfare, e le liquidazioni per gli iscritti ai fondi di previdenza negoziale Perseo Sirio ed Espero. Ed ha , pertanto, chiesto agli organi di gestione dell’Istituto di elaborare tempestivamente un progetto specifico per ridurre i tempi di erogazione dei trattamenti di fine servizio e fine rapporto, delle anticipazioni e dei versamento ai fondi di previdenza negoziale.
A questo scopo, il CIV ha sollecitato l’integrazione di risorse umane dedicate a queste prestazioni, una formazione specifica che sia rivolta oltre che ai dipendenti dell’INPS anche alle Amministrazioni pubbliche che sono tenute a comunicare dati essenziali per la liquidazione corretta delle prestazioni, la rapida definizione della reingegnerizzazione di tutti gli applicativi informatici e la creazione di un gruppo di lavoro con i Ministeri competenti per la presa in carico delle criticità e l’urgente definizione delle pratiche giacenti.
Infine è stata richiesta la valorizzazione dell’attività ai fini del monitoraggio della produttività e la elaborazione di una proposta normativa per riformare la disciplina che ha progressivamente dilatato i tempi di erogazione delle prestazioni in linea con i principi della sentenza della Corte Costituzionale n. 130/2023.
Infatti, ricordiamo, che la problematica relativa ai lunghi tempi di erogazione per queste prestazioni è stata già evidenziata dalla sentenza della stessa Corte Costituzionale con la quale è stato rivolto, appunto, un esplicito invito al Legislatore affinché individui in tempi ragionevoli i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore in materia.
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