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Anziani/ Decreto "graziato" in Conferenza Unificata: l'Intesa non c'è ma si sblocca il testo per il Cdm

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Fumata grigia, più che nera, in Conferenza Unificata per il Dlgs sugli anziani non autosufficienti (e non solo), in attuazione della legge 33 del 23 marzo scorso. Il via libera all'unanimità, necessario per acquisire l'Intesa sul provvedimento preadottato in Consiglio dei ministri il 25 gennaio, si è imbattuto nel muro alzato dalle quattro Regioni di centro-sinistra, in testa il presidente della Campania Vincenzo De Luca. Già il 22 febbraio era arrivato un primo ‘no' in Unificata e per tutta questa settimana si è trattato su una possibile mediazione. Che infatti qualche risultato lo ha prodotto: intanto il Governo incassa oltre al via libera dei Presidenti di centro-destra anche l'ok di Anci e Upi, poi si continuerà a limare in vista del passaggio definitivo in Cdm entro il 15 marzo. Passaggio che sarà reso possibile proprio dalla disponibilità dei presidenti contrari – da qui la fumata ‘grigia' - che con buona volontà istituzionale ‘vista l'urgenza di adottare il provvedimento nei tempi di cui alla normativa vigente', hanno rinunciato a richiedere i 30 giorni suppletivi previsti dal Dlgs 281 del 1997. Per non bloccare il testo: la deadline a metà marzo tiene insieme le scadenze fissate dalla legge 33 e dal Pnrr, che ha prescritto all'Italia una riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti entro il primo trimestre 2024.
I temi della trattativa: risorse strutturali e no al rischio esodati. Si deve ‘chiudere' sul provvedimento e del resto le visioni effettive di governatori e ministero del Lavoro e Politiche sociali non sono troppo distanti: entrambe le parti chiedono di aumentare e di stabilizzare le risorse da destinare a una riforma che l'Italia attende da vent'anni a fronte di 3,8 mln di anziani e nel complesso di quasi 10 milioni di persone interessate, considerando caregiver e famiglie; così come sia Regioni che ministero – ma soprattutto le associazioni che seguono da vicino la costruzione e l'attuazione della legge - paventano il rischio che si crei una fascia di ‘esodati' tra i 65 e i 69 anni impossibilitata ad accedere ai benefici.
Due sono infatti gli scogli principali su cui si è imbattuta la viceministra al Lavoro e Politiche sociali Maria Teresa Bellucci, madrina della riforma: da un lato, la richiesta delle Regioni di stabilizzare le risorse a partire dal 'fine corsa' del Piano nazionale di ripresa e resilienza nel 2026; dall'altro, il tema dell'età minima dalla quale poter beneficiare delle prestazioni socio-sanitarie e dei Lep collegati. Che il Mef ha voluto portare a 70 anni malgrado la legge delega contempli solo "l'adozione di una definizione di persona anziana non autosufficiente" e lo stesso Dlgs fissi ai 65 anni l'avvio dell'età anziana che dà diritto alle prestazioni di assistenza sociale, sanitaria e socioassistenziale in caso di non autosufficienza.
Le altre richieste: un tavolo di monitoraggio e deroghe alle assunzioni. La maggioranza delle Regioni, si legge nella Posizione sullo schema di Dlgs adottata nella seduta della Conferenza Unificata del 29 febbraio, vedono come necessaria l'istituzione di un tavolo di monitoraggio regioni-ministeri interessati: dovrà verificare l'attuazione del decreto ‘con riguardo al profilo economico-finanziario, nonché in relazione a eventuali esigenze organizzative e/o anche in relazione a eventuali esigenze normative, per definire in particolare le risorse eventualmente necessarie a consentire la completa attuazione del decreto anche per gli anni successivi al 2026'. In caso di criticità il tavolo – chiedono ancora i presidenti - ‘si impegna a rivedere nel suo complesso la normativa introdotta dal presente decreto'. E ancora: le regioni chiedono una deroga alle assunzioni dei professionisti previste nel Piano nazionale per la non autosufficienza 2022-2024, 'considerato che sono già stanziate a normativa vigente risorse pari a 20 milioni per il 2023 e 50 mln a decorrere dal 2024".
Il punto di vista dei Comuni. «Anci sostiene da tempo la necessità di predisporre una riforma nazionale in favore delle persone anziane, unico settore dello stato sociale a esserne sinora sprovvisto. Il decreto legislativo sul quale oggi abbiamo espresso l'Intesa arriva dopo un serrato confronto a livello tecnico per il quale ringraziamo il viceministro Bellucci e la struttura del Ministero del Lavoro; questo provvedimento rappresenta il primo passo di un percorso importante di riforma partito con la legge delega dello scorso anno». Così il vicepresidente vicario dell'Anci Roberto Pella. Secondo il parere dell'Anci il decreto ha una struttura imponente e innesca a sua volta un articolato percorso attuativo che richiederà una sempre maggiore concertazione tra tutti i livelli istituzionali coinvolti. Pur con dei nodi ancora da sciogliere, introduce importanti elementi di innovazione, sia per la costruzione di un welfare sempre più inclusivo e intergenerazionale, sia rispetto alle politiche dedicate alla non autosufficienza, ponendo le basi per l'effettiva realizzazione dell'integrazione tra servizi sanitari, sociosanitari e sociali. «Per garantire la piena attuazione della riforma, - conclude il vicepresidente Pella - abbiamo chiesto un impegno del Governo a prevedere risorse finanziarie aggiuntive e strutturali dirette a favore dei Comuni, attraverso un percorso pluriennale di crescita graduale».


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