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Schillaci: l'obesità richiede massima attenzione e un accesso equo alle cure

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"L'obesità è un problema di salute globale e richiede la massima attenzione, data la sua costante crescita e l'incidenza sempre più elevata di malattie croniche correlate che non solo mettono a rischio la salute dei nostri cittadini, ma esercitano anche una pressione significativa sul nostro sistema sanitario. L'impegno comune è quello di garantire un accesso equo alle migliori cure disponibili e di offrire un sostegno completo attraverso un approccio multidisciplinare. Altrettanto importante è agire sul fronte della prevenzione. In questa direzione vanno le attività di promozione della salute per educare e incoraggiare le persone ad adottare stili di vita corretti, che includano una dieta equilibrata e la pratica regolare di attività fisica". Lo ha scritto il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel messaggio inviato per il World Obesity Day 2024 ai promotori del Manifesto dell'Alleanza italiana sull'obesità. "Desidero rivolgere il mio saluto - ha sottolineato - alla senatrice Daniela Sbrollini e all'onorevole Roberto Pella, presidenti dell'Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, al professore Angelo Avogaro, presidente della Società italiana di diabetologia, al professor Paolo Sbraccia, vice presidente Ibdo Foundation, a tutti gli autorevoli relatori e ai presenti a questa iniziativa organizzata in occasione del World Obesity Day 2024".

L'impatto dell'obesità e delle sue conseguenze, riporta un approfondimento pubblicato sul sito del ministero della Salute, necessita di un approccio intersettoriale e multidisciplinare, con interventi coordinati a differenti livelli, per prevenirne l'insorgenza, assicurare la precoce presa in carico dei soggetti a rischio o ancora allo stadio iniziale e per rallentarne la progressione al fine di evitare o ritardare quanto più possibile il ricorso a terapie farmacologiche o chirurgiche.
L'obesità infantile, in particolare, è una delle più importanti sfide per le conseguenze che comporta, come il rischio di diabete tipo 2, l'asma, problemi muscolo-scheletrici, problemi cardiovascolari, problemi psicologici e sociali.
La strategia di prevenzione, continua il ministero, in linea con gli obiettivi dei piani d'azione promossi dall'OMS e dall'UE, è finalizzata a individuare azioni efficaci di promozione della salute in un'ottica intersettoriale attraverso un approccio life-course, agendo a partire già dai primi 1000 giorni (nonché in fase pre-concezionale) e in gravidanza e lungo tutto il corso della vita, per ridurre i fattori di rischio individuali e rimuovere le cause che impediscono ai cittadini scelte di vita salutari.
L'obesità è, infatti, una complessa interazione di diversi fattori. Una strategia universale per ogni persona non sarà mai la soluzione, ma è basilare attuare interventi mirati, che mettano al centro la persona, i suoi diritti, le motivazioni, le scelte, il contesto di vita, per supportare e indurre una modifica dei comportamenti che duri nel tempo. Nel caso della persona affetta da obesità, renderla protagonista del suo percorso è un approccio vincente, al quale possono e devono contribuire competenze professionali diverse, tenuto conto che ridurre/eliminare l'esposizione ai fattori di rischio responsabili dell'eccesso ponderale è complesso e impegnativo.
I servizi sanitari e i professionisti che operano nel settore possono ricoprire un ruolo importante per migliorare la comprensione delle relazioni che intercorrono tra alimentazione, attività fisica e salute, motivando i cambiamenti nello stile di vita, attraverso adeguati interventi di sensibilizzazione della popolazione generale, dei pazienti e delle loro famiglie.
È necessario promuovere una cultura che consideri l'obesità come una malattia cronica complessa e recidivante, anche al fine di contrastare, a tutti i livelli, lo stigma nei confronti delle persone che ne sono affette, conclude l'approfondimento del ministero. Interventi focalizzati sulla responsabilità individuale nello sviluppo del sovrappeso e obesità possono, infatti, rafforzare lo stigma, documentato in tutti gli ambiti sociali, inclusi la famiglia, la scuola, i luoghi di lavoro, le organizzazioni sanitarie, un aspetto, questo, spesso trascurato, con un impatto negativo sulla salute fisica, psicologica, sociale e sulla qualità delle cure delle persone affette.


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