Dibattiti-e-Idee

Mafalda e le altre

di Cinzia Leone (scrittrice, giornalista, autrice di graphic novel)

L'emancipazione delle donne è più in debito con le eroine di carta che con Simone De Beauvoir. Alla fine degli anni 60 a cambiarci la vita sono state le protagoniste dei fumetti. Dopo le eroine sdolcinate dei fotoromanzi, figlie della guerra e della ricostruzione pronte a sacrificarsi ugualmente per la famiglia, il marito, la Chiesa o il Partito, arrivano le tipe toste. Anche a chi non aveva mai sentito parlare di Rosa Luxemburg e delle suffragette, La Mafalda di Quino, la Lucy Van Pelt di Schulz e la Valentina di Crepax parlavano d'indipendenza e autonomia, e persino di eros. Anche grazie a quelle eroine di carta, nel giro di un decennio, allo stereotipo della moglie-madre-sorella si sostituisce quello della problematica-rompicoglioni-individualista. Una rivoluzione. Non senza vittime e qualche capitombolo.

Mafalda ha sei anni, odia la minestra, ma ama i Beatles e si interessa della guerra del Vietnam, del razzismo, della fame nel mondo, e del femminismo. Cinica e bisbetica, Lucy strapazza ugualmente il fratellino Linus, sempre attaccato alla sua coperta, ma anche Charlie Brown e il pianista Schroeder di cui è follemente innamorata, e apre un "chiosco psichiatrico" dove dispensa saggezza per cinque cent. Valentina, supersexy e fotografa, è la prima intellettuale prestata alla lingerie. Un immaginario bidimensionale frutto della fantasia di tre uomini che avevano annusato un cambiamento epocale e avevano scelto di trasformare le comprimarie in protagoniste dell'immaginario. Per avere un'autrice, ugualmente caustica con uomini e donne, bisognerà aspettare gli anni 70 e "I Frustrati", o meglio le frustrate, di Claire Bretécher un'impietosa galleria della gauche caviar francese.
Quelle eroine di carta, malmostose e intelligenti, spregiudicate e avventurose hanno cambiato la vita a molte donne. E di sicuro la mia.

Una vita di carta e d'inchiostro
Nasco come giornalista sulle colonne del mensile dell'Udi "Noi Donne": il primo articolo che mi fu affibbiato era sugli asili nido dell'ospedale Gemelli, il secondo un coccodrillo in occasione della morte di Josephine Baker. Volevo raccontare le nuove donne e l'ho fatto, con le parole e con le immagini, per tutta la vita. Prima a Lotta Continua, e nell'inserto di satira l'"Avventurista", dopo al Male, il settimanale di satira di cui sono stata uno dei fondatori, poi ad Alter Linus, Corto Maltese, l'Espresso, Smemoranda, Nuova Ecologia e al Riformista il quotidiano arancione dove ho lavorato dalla fondazione. In tutti questi anni di parole e disegni ho visto e raccontato donne che accorciavano le gonne per allungarle di nuovo, che si inventavano nuovi lavori e nuovi amori. Che scoprivano il "piccolo gruppo" femminista e la solidarietà, e insieme la competizione e la sfida. Che riempivano le piazze per rivendicare i diritti e riempivano le notti per piangere le sicurezze che avevano perduto.

Ho tenuto d'occhio varie generazioni attraversate da molti cambiamenti. La seducente e spregiudicata Valentina di Crepax è un'educanda in confronto alle ragazze del Grande Fratello e una monaca di clausura rispetto alle giovani squillo della capitale e non solo. Il narcisismo e l'utilizzo del corpo come merce è sempre esistito, ma negli anni delle Mafalde, delle Lucy e delle Valentine non era un fenomeno di "costume" e non serviva a comprare una felpa firmata.

I nostri regali complicati
Noi ragazze degli anni 70 dovevamo pensarci meglio prima di rompere l'argine del perbenismo e dell'ipocrisia? La nuova generazione ce lo rimprovera spesso, facendo la lista dei benefici perduti. Benefici che noi della vecchia guardia abbiamo rifiutato con orgoglio. Abbiamo messo nei guai sorelle minori, figlie e nipoti? Gli abbiamo regalato un mondo più complicato, dove il confine tra la ministra e la velina lo scegliamo noi donne ogni istante, secondo coscienza, e sempre sotto lo sguardo del mondo. Dove il capufficio che allunga le mani può essere fermato e dove il bisturi che sceglie tra la madre e il bambino deve rispettare anche noi donne, come soggetti vivi e pensanti. Dove l'interruzione di gravidanza non è più un terno al lotto e le quote rosa sono diventate un tema dell'agenda della politica. Tutto più difficile per le ragazze del nuovo millennio? Non scherziamo. Invecchiare è faticoso, ma è ancora l'unico modo per vivere più a lungo. Scegliere l'unico per vivere davvero.

Per l'8 marzo, rubo alla Mafalda di Quino, che ha appena compiuto 50 anni, una battuta fulminante e la regalo alle donne che verranno. «Se pensate che qualcuno possa costringermi a fare quello che non voglio vi sbagliate - urla la pestifera Mafalda - perché quel qualcuno non è ancora nato! E se questa storia del calo demografico va avanti così, forse non nascerà mai!». Buon compleanno a Mafalda e buon 8 marzo a noi donne.