Dibattiti-e-Idee

«Politiche globali a misura di donna»

di Nicoletta Dentico (presidente Osservatorio italiano salute globale)

Secondo il sociologo francese Alain Touraine, la misura del femminile serve a costruire gli scenari del futuro. Di fronte alla globalizzazione, le donne affermano positivamente la propria identità e le proprie rivendicazioni e, nel costruire se stesse, riparano ciò che è stato smembrato dalla globalizzazione, dall'esposizione alle forze del mercato. Le donne rappresentano il nuovo dinamismo sociale e democratico. La misura delle donne è fondamentale a disegnare una società mondializzata migliore, nell'interesse di tutti.
Questo approccio funziona bene quando parliamo di salute globale e dei suoi determinanti: socioeconomici, politici e culturali. Nel territorio della salute, come in altri ambiti del diritto, la capacità dei governi di rispondere adeguatamente ai bisogni delle donne è un ordine di misura praticamente infallibile. Che la qualità di vita delle donne, con le sue specifiche ma universali esigenze, debba riflettere il grado di civiltà giuridica delle politiche sanitarie formulate, e agire da condizione e indicatore della loro effettiva riuscita, non è generalmente un fatto scontato. Nel 2013, l'Oms ha formulato nella narrazione geograficamente documentata di un rapporto ad hoc quanto la violenza contro le donne e le bambine sia, ancora oggi, una delle patologie globali più gravi, le cui radici sembrano inestirpabili in moltissime società. Eppure, grazie all'energica mobilitazione dei movimenti femminili, il tema della salute delle donne sta conquistando posizioni importanti nella salute globale, soprattutto alla luce delle consultazioni diplomatiche che definiranno il nuovo corso dello sviluppo dopo il 2015, anno di chiusura del ciclo degli Obiettivi del Millennio.

La nozione di Universal Health Coverage, Copertura Sanitaria Universale (CSU), tiene banco e rimanda al fatto che ogni persona, povera o ricca che sia, debba poter accedere al servizio sanitario di cui ha bisogno senza soffrirne svantaggi finanziari La copertura sanitaria universale è un processo dinamico e, per l'Oms, un movimento tridimensionale volto ad ampliare la gamma dei servizi sanitari, la proporzione dei servizi pagati, e la fascia di popolazione sotto copertura.
Il riconoscimento della necessità di trovare una leva unificante verso politiche di superamento delle disuguaglianze in salute è un segnale positivo e il tardivo risveglio delle Nazioni Unite potrebbe persino servire a rilanciare un cammino dei diritti. Niente di tutto ciò può avvenire però se non si guarda bene in faccia la realtà. E allora la giustizia fiscale è un nodo cruciale; una massiccia quota della ricchezza privata globale elude sistematicamente le tasse, al punto da rendere irrealistico il finanziamento pubblico della sanità in diversi paesi poveri del pianeta. Le donne pagano il prezzo più alto di questa opulenza indirizzata nella direzione sbagliata, paradisi fiscali e non solo. Inoltre, le donne lo sanno benissimo, l'iniquità in salute non è solo una questione di soldi; l'istruzione della madre è fattore più favorevole alla sopravvivenza dei neonati che non il reddito della famiglia o l'accesso alle cure pediatriche.

Ecco allora il tema delle politiche a misura di donne. L'accesso alla salute è legato alle condizione dei diritti di cittadinanza. Le norme sociali, lo stigma, la discriminazione sempre riducono l'accesso alla salute. Se non affrontate, le barriere che si frappongono al diritto alla salute per le donne, spesso fuori dall'ambito sanitario, mettono a repentaglio la salute delle donne e la stessa copertura sanitaria universale come politica tout court. I diritti e la salute sessuale e riproduttiva delle donne – cosa diversa dalla salute materno-infantile - dovranno essere prioritari e non negoziabili. Si tratta di obiettivi necessari per garantire alle donne una vita sana nel corso di tutta l'esistenza.