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Aviaria: secondo caso negli Stati Uniti ma per gli esperti il rischio per la popolazione resta basso

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I Centers for Disease Control and Prevention americani hanno confermato un secondo caso nell’uomo di influenza aviaria A/H5N1. Si tratta di una persona che lavorava in un allevamento in Michigan in cui l’infezione era stata già rilevata nelle mucche. Non sono esclusi altri contagi: “Considerati gli elevati livelli di virus A/H5N1 nel latte crudo delle mucche infette e l’entità della diffusione di questo virus nelle vacche da latte, potrebbero essere identificati ulteriori casi umani simili”, scrivono i Cdc in una nota.

Il lavoratore, come il precedente caso rilevato due mesi fa in Texas, ha presentato soltanto una congiuntivite, successivamente guarita. La positività al virus A/H5N1 è stata confermata dai test eseguiti sui campioni oculari, mentre sono risultati negativi quelli nasali. Non è chiaro se questo aspetto possa fornire informazioni sulle modalità di trasmissione: le infezioni oculari “potrebbero essere dovute alla contaminazione degli occhi, magari con uno spruzzo di fluido contaminato o dal contatto degli occhi con qualcosa di contaminato dal virus A/H5N1, come una mano”.

Per i Cdc questo secondo caso umano non cambia il livello di rischio per la popolazione generale, che rimane basso. Invece, sottolinea la necessità che le persone esposte per ragioni lavorative ad animali potenzialmente infetti adottino misure preventive, come indossare guanti e mascherine. Intanto, anche lo Stato di Victoria, in Australia, ha riportato un caso di influenza aviaria A/H5N1 in un bambino di ritorno dall’India. Il contagio, in realtà, risale allo scorso marzo, ma è emerso solo ora, nell’ambito di un programma di sorveglianza rafforzata. Le caratteristiche del virus escludono che il contagio sia connesso all’epidemia in corso in Usa.


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