Imprese e mercato

Per salvare il Ssn bisogna (tentare di) riallineare gli interessi di tutti gli stakeholder

di Nino Cartabellotta (presidente Fondazione Gimbe)

La fortunata coincidenza con le ferie estive ha permesso alla mia analisi “Corsa all'armamento tecnologico in sanità: cui prodest?” un’ emivita di oltre un mese sulla home page di Sanità24, aumentando le probabilità di lettura, diffusione e replica.
Nel clima disteso del rientro mi permetto di replicare al “contrattacco” di Assobiomedica - attraverso gli interventi di Massimilano Boggetti e Marco Campione - da cui emerge un totale dissenso per la mia analisi (che Campione ha l'ambizione di estendere alla «comunità scientifica di tutto il mondo»), dettato più da una reazione imposta dal ruolo, che dalla conoscenza delle argomentazioni che invito ad approfondire nella versione estesa dell'analisi pubblicata sulla rivista Evidence “La corsa all'armamento tecnologico: affannosa, costosa e rischiosa”.
Infatti, molte delle considerazioni ai virgolettati estratti dal mio editoriale, ignorano quanto viene ripetutamente documentato da almeno un decennio da evidenze scientifiche indipendenti e sta alla base di ogni processo di health technology assessment: che non sempre una diagnosi precoce migliora la prognosi, che numerose false innovazioni tecnologiche aumentano rischi e costi senza alcun beneficio per i pazienti, che esiste un elevato tasso di inappropriatezza prescrittiva non condizionato esclusivamente dalla medicina difensiva, che all'aumento della sensibilità analitica dei test diagnostici si riduce la specificità clinica e il value, che le soglie diagnostiche delle malattie (grazie alla “collaborazione” tra industria e società scientifiche) si sono spostate verso il basso incrementando il numero di falsi malati, che l'overdiagnosis è stata definita «l’epidemia del XXI secolo», che numerosi studi clinici anche se pubblicati su «riviste scientifiche di fama internazionale» sono influenzati da conflitti di interesse che enfatizzano i benefici e minimizzano i rischi (outcome reporting bias), che a livello internazionale si sono affermati numerosi movimenti culturali sotto il segno di “less is more” in Italia sostenuto da Slow Medicine a cui hanno aderito numerose società scientifiche identificando le pratiche a rischio di inappropriatezza, che la relazione tra intensità dell'innovazione tecnologica ed esiti di salute non è affatto lineare.
Inoltre, trovo del tutto strumentale agganciarsi a tematiche di estrema attualità quali l'appropriatezza e i tagli lineari che hanno colpito i dispositivi medici: sicuramente di grande interesse per Assobiomedica, ma “inappropriate” per un'analisi che non affrontava direttamente nessuna delle due tematiche, limitandosi solo a fornire gli elementi che impediscono alle vere innovazioni tecnologiche di tradursi in benefici reali per i pazienti, anche nell'interesse dell'industria. Peraltro, considerato che la Fondazione Gimbe come organizzazione indipendente, ormai da quasi tre anni ha lanciato la campagna Salviamo il Nostro Ssn, affermare indirettamente che siamo “complici” dei tagli lineari che rischiano di compromettere la salute degli italiani, equivale ad assolvere Caino dal fratricidio di Abele, oppure sostenere che l'agnello a valle sporca l'acqua del lupo che beve a monte.
Uno dei presupposti della nostra campagna è diffondere la consapevolezza politica, manageriale, professionale e sociale che nell'orbita della Sanità ruotano gli interessi divergenti e spesso conflittuali di numerosi stakeholder: politica, aziende sanitarie pubbliche e private, manager, professionisti sanitari e cittadini, ma anche Università, società scientifiche, ordini e collegi professionali, sindacati, associazioni di pazienti, e ovviamente industria farmaceutica e biomedicale ecc.

Ecco perché, per analizzare il problema della sostenibilità e proporre soluzioni concrete al fine di preservare una sanità pubblica equa e universalistica, la Fondazione Gimbe è impegnata a riallineare gli obiettivi dei diversi stakeholder rimettendo al centro l'obiettivo assegnato al Ssn dalla legge 833/78 che lo ha istituito, ovvero: «promuovere, mantenere, e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione». In tale processo di riallineamento siamo al fianco di tutti gli stakeholder, industria compresa, perché non possiamo permetterci di rinunciare a un sistema sanitario pubblico, equo e universalistico, conquista sociale da preservare per le future generazioni.
Last, but not least: nel rassicurare lo stimato dott. Pierangelo Clerici - presidente della Federazione Italiana delle Società Scientifiche di Medicina di Laboratorio – che non esiste alcun «attacco poco velato ai professionisti della Medicina di Laboratorio», lo invito a intervenire personalmente nel dibattito. Ritengo che, per le migliaia di iscritti che rappresenta, sia “inappropriato” affidare il suo pensiero a stakeholder che rivestono un ruolo insostituibile in Sanità, ma i cui interessi non dovrebbero coincidere con quelli delle società scientifiche.


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