Imprese e mercato
Farmacie e società di capitali, Farmacieunite all'attacco di Federfarma
di Franco Gariboldi Muschietti (presidente Farmacieunite)
È in corso un acceso dibattito sul Ddl Concorrenza e, in particolare, relativamente all'indicazione del tetto massimo di proprietà di farmacie da parte delle società di capitali (20% su base regionale). Tale valore non neutralizza il rischio di concentrazioni e posizioni dominanti e non può essere visto in alcun modo come una vittoria per le farmacie.
Basta anche molto meno del 20% per rischiare. In realtà, l'unica soluzione tampone - soluzione che Federfarma non ha mai proposto- è che la maggioranza delle future società sia rappresentata da professionisti, così come è avvenuto per altre categorie professionali (ad esempio gli avvocati).
Sulla sorte del Ddl concorrenza non abbiamo, né abbiamo avuto, grandi dubbi, in quanto è un provvedimento confezionato su misura per le multinazionali, naturale declinazione di questo Governo. Non dobbiamo illuderci che la partita si giochi sul livello commerciale, perché la stessa si baserà principalmente sulla qualità dei servizi e sulla professionalità degli operatori. Così, mentre noi ci accusiamo a vicenda, il “capitale” sta creando veri e propri presidi polifunzionali, che faranno la differenza rispetto agli altri esercizi.
Come lo so? Perché da quando, nel 2014, da una costola di Fedefarma è nata Farmacieunite, abbiamo avviato partnership, confronti e interlocuzioni trasversali, che ci consentono una visione a 360 gradi dell'attuale scenario, consentendoci di leggere criticamente gli avvenimenti e di vedere oltre. Ed è proprio il vedere oltre che manca al famoso sindacato, che negli ultimi anni ha avviato una conduzione manipolatoria della categoria, frutto di compromessi e pastette, volti più a premiare l'innocuità che a valorizzare l'intelligenza nel suo senso etimologico di “intus legere”. Le critiche, anche costruttive, non sono ascoltate e si continua in una insensata autocelebrazione del “tutto va bene”.
Da qualche giorno stiamo, però, assistendo a una presa di coscienza da parte di diverse associazioni provinciali, senza contare il disappunto della Fofi e di Assofarm, e addirittura le critiche delle Parafarmacie, che accusano Federfarma di essersi accontentata della fascia C, la cui condivisione anche con altri esercizi avrebbe rappresentato un fattore di gran lunga meno rivoluzionario rispetto all'ingresso in forza del “capitale”.
E quello che sorprende è che pochi hanno il coraggio di cambiare e pochissimi comprendono che questa rappresenta l'ultima occasione per intervenire prima che la nave affondi.
Dovremmo essere molti, un esercito silenzioso che, preso atto del fallimento di un certo modo di fare politica sindacale, reagisce ed agisce, per evitare che il prossimo appuntamento, quello con la Convenzione, si riveli un'altra sonora disfatta.
Mi rivolgo, quindi, ai tanti Colleghi che dissentono, perché trovino il coraggio di cambiare e sposare la logica e l'onestà di Farmacieunite, che mette a loro disposizione mezzi e strumenti per la rappresentanza di Categoria, con il coinvolgimento e la partecipazione di tutti.
Siamo partiti in 190 e ora siamo più che raddoppiati. Siamo presenti in tre Regioni, il quorum per sedere al tavolo della Convenzione è facilmente raggiungibile: cerchiamo di cogliere questa ultima opportunità di cambiamento per non ritrovarci tra qualche mese a piangere sul latte versato. Insieme si può, uniti è meglio.
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