Imprese e mercato

Oltre la manovra: ricetta per tenere la barra dritta sul Ssn contemperando tenuta di bilancio e innovazione

di Enrique Häusemann *

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24 Esclusivo per Sanità24

L’anno che si avvia a conclusione arriva al termine di un lungo triennio iniziato con la pandemia da Sars-Cov-2 e segnato da molteplici shock economici e politici, nonché dalla terribile esperienza della guerra ancora in corso tra Russia e Ucraina.
L’Italia ha anche tenuto le elezioni generali che hanno dato al paese un nuovo Governo e un nuovo Parlamento, chiamati ad importanti scelte strategiche per il prossimo futuro, alle quali ci sentiamo in dovere di contribuire.
Per chi lavora nel settore sanitario e più in particolare in quello farmaceutico, sono stati tre anni nei quali, da imprenditori o da manager, abbiamo guardato in faccia la paura di non riuscire a dare soluzioni concrete ai pazienti ed agli instancabili operatori sanitari, che si trattasse dei vaccini essenziali per il Covid o dei farmaci essenziali per qualsiasi altra terapia.
È stata l’occasione per verificare di quale determinazione questa industria è capace e di quali fragilità soffre. O ha sempre sofferto.
È vitale che il Governo guardi con grande attenzione ad alcune di queste fragilità, dopo l’approvazione della Legge di Bilancio.
Investire nel nostro Ssn
Il Ssn italiano è nato per rendere accessibile il diritto alla salute, riducendo gli ostacoli e le disuguaglianze attraverso l’unitarietà dei livelli di assistenza in tutti i territori e garantendo equità di accesso e solidarietà fiscale. E fa il massimo per erogare assistenza sanitaria di alta qualità a tutti i cittadini, prevedendo tra l’altro una tra le più ampie coperture farmaceutica dei Paesi dell’Ue.
Eppure fatichiamo a trovare la strada per finanziare adeguatamente tanto gli investimenti in innovazione quanto quelli in presidi di salute essenziali e consolidati.
Perché? È solo un tema economico? Io penso sia prima di tutto politico. Per questo ogni ministro della Salute che si batte per avere più risorse dell’anno precedente per il Fondo sanitario nazionale deve essere incoraggiato e sostenuto. Le risorse investite in assistenza sanitaria, se ben allocate e monitorate, sono una conquista straordinaria di civiltà e rappresentano un indiscutibile indice di alto sviluppo sociale e democratico per un Paese.
Biosimilari, generici, payback: è ora di scegliere
• Da quando esistono in Europa i farmaci biosimilari hanno generato secondo IQVIA economie di spesa per oltre 30 miliardi di euro. Dato destinato ad aumentare sensibilmente nei prossimi 5 anni quando si registrerà il maggior numero di scadenze brevettuali mai registrato nel settore dei farmaci biologici e il maggior numero di competitor in fase di sviluppo. Sul fronte delle economie di spesa il sistema funziona. Ma allora perché sentiamo spesso parlare del "problema biosimilari"? Non dovrebbero, piuttosto, rappresentare un’opportunità?
Ci sono evidentemente ancora ampi spazi di miglioramento sia nell’utilizzo dei biosimilari in diverse regioni italiane - molto lontane dalla media nazionale - sia nell’applicazione a livello regionale della normativa italiana per lo svolgimento delle procedure di acquisto dei farmaci biologici a brevetto scaduto. Noi siamo certi che esistano alcuni elementi comuni alle esperienze regionali che se analizzati rispetto all’obiettivo principe - garantire accesso alle migliori terapie con appropriatezza e concorrenza - potrebbero essere messe a sistema per risolvere alcune di queste criticità, permettendo a biosimilari anche in futuro di espletare tutto il loro potenziale, non soltanto in termini di risparmi, ma soprattutto di appropriatezza nella gestione delle terapie con farmaci biologici.
• Per quanto riguarda più in generale il tema delle gare pubbliche per le forniture di medicinali, tutti i sistemi pubblici europei sono davanti a una scelta. Il sistema attuale porta a prezzi bassi ma non offre nessuna sicurezza sulla capacità della supply chain di essere resiliente nel garantire la continuità delle forniture: aumentano i lotti deserti, diminuiscono le imprese che partecipano alle gare e aumentano i casi di interruzione delle forniture. Per diverse categorie di farmaci è essenziale assicurare gare con più aggiudicatari (un sistema di questo tipo esiste da anni in Grecia ed è in corso di valutazione in Germania) e una adeguata garanzia sui volumi di acquisto. Esistono modelli alternativi: bisogna avere il coraggio di discuterne con uno sguardo al futuro e a quel bisogno di sicurezza nella catena di approvvigionamento dei farmaci, senza che la concorrenza ne sia minimamente scalfita.
• Infine il nodo del payback, che oggi travaglia il settore dei dispositivi medici come travaglia le aziende dei generici e dei biosimilari da decenni. Non entro nel merito di settori che conosco meno, ma se siamo accomunati dal medesimo problema allora è urgente che i ministri Schillaci e Giorgetti aprano subito a gennaio una consultazione con le associazioni di settore per sanare una stortura che non ha esempi simili in Europa. Il payback è semplicemente sbagliato perché non ci si impegna con una controparte con un contratto e poi si decide a posteriori di pagare questo contratto meno di quanto pattuito perché non si hanno le risorse economiche per sostenerlo.
E oggi come non mai questo meccanismo non è sostenibile per nessuna impresa che fornisca farmaci fuori brevetto agli ospedali italiani. Stanno venendo meno le condizioni economiche minime per mantenere i farmaci in commercio e questo rischia di far saltare le forniture: non si possono più trattare situazioni differenti con regole uguali: i nuovi farmaci rappresentano il 76% della crescita complessiva della spesa acquisti diretti e l’intero segmento off patent impatta sulla spesa acquisti diretti in misura residuale, non essendo causa degli sforamenti del tetto degli ultimi anni.
P roduzione industriale: il miraggio del reshoring
Se ne è tanto parlato e se ne è tanto chiesto ma ancora oggi, mancano del tutto gli strumenti per il "reshoring" e il "nearshoring", per ridurre la dipendenza mantenendo la competizione. Ma anche qui il tema è politico: l’accentramento manifatturiero delle materie prime - principi attivi, eccipienti, intermedi di sintesi - nei Paesi orientali come India e Cina, mette a rischio l’integrità della catena di fornitura dei medicinali. La dipendenza da un’unica sorgente produttiva ha messo a dura prova la disponibilità di medicinali nell’Ue negli anni recenti videnziando la necessità e urgenza di creare nuovi poli produttivi nell’Unione, tali da mitigare tale rischio.
Faccio allora un appello al ministro Urso: dovremmo fortemente impegnaci come Sistema Paese nel potenziamento e rinnovo della produzione italiana di principi attivi e prodotti finiti farmaceutici, supportando economicamente le aziende per il buon esito dei progetti di upgrading, revamping o repurposing di impianti esistenti e la costruzione di nuovi siti produttivi. Tali investimenti - oltre a potenziare la produzione in termini quantitativi e qualitativi - avrebbero l’obiettivo di innovare anche i relativi processi, in termini di ottimizzazione dei flussi e riduzione dell’impatto ambientale, rispondendo quindi alle esigenze connesse alla transizione verde e ai requisiti dell’Industria 4.0. Non in ultimo, l’incremento delle attività produttive in Italia, irrobustirebbe la catena di approvvigionamento dei medicinali, particolarmente gravata dalla recente emergenza sanitaria e dalla crisi inflattiva persistente sul reperimento ed i costi di tutte le materie prime.
A fronte di un effetto diretto pari a 3 miliardi, le imprese di farmaci generici generano un effetto indiretto pari a 3 miliardi, un effetto indotto di 2,8 miliardi, per un effetto aggiuntivo pari a 5,8 e un valore totale di 8,8 miliardi di euro.
A fronte di 9.784 dipendenti direttamente impiegati, le imprese di farmaci generici originano un effetto indiretto sulla filiera del comparto di 14mila dipendenti, un effetto indotto di 16mila, un impatto complessivo aggiuntivo pari a 30mila occupati e un totale occupati di 40mila unità.
Vogliamo fare la nostra parte in un sistema che oltre agli slogan sul ruolo strategico del nostro comparto, apporti interventi concreti per questo obiettivo.

* presidente di Egualia


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