Imprese e mercato
Intergruppo parlamentare per il Made in Italy, la startup nata al Cern che ha puntato sulla terapia con radioligandi tra i fiori all'occhiello
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È l’Italia che fa parlare di sé nel mondo e il marchio più imitato, ma servono innovazione tecnologica, consapevolezza della sua forza e tutela del mercato che rappresenta, per vincere la sfida continua della competizione internazionale. È questo l’ambizioso obiettivo che ha portato alla nascita del primo Intergruppo parlamentare su iniziativa del senatore Bartolomeo Amidei, membro della IX Commissione del Senato (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare), sostenuto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e al quale hanno già aderito oltre 35 tra senatori e onorevoli. L’Intergruppo si propone come laboratorio di dialogo e confronto per dare impulso e concretezza, attraverso gli strumenti normativi a disposizione, alle istanze dei soggetti operanti nel mondo della moda, dell’agroalimentare, della salute e degli altri settori del Made in Italy, fiore all’occhiello del sistema produttivo e manifatturiero italiano.
Il Made in Italy ha un immenso valore, non solo storico-culturale, ma anche per la crescita dell’economia nazionale. Ne è prova il dato record raggiunto dall’export tricolore che, con un balzo del +20%, nel 2022 ha segnato il traguardo storico di 625 miliardi.
La startup con focus radioligandi. Tra le voci più rappresentative del Made in Italy, AdAcAp (Advanced Accelerator Applications), modello di eccellenza nel settore strategico della farmaceutica e protagonista del primo incontro del nuovo Intergruppo parlamentare. È una startup nata dall’intuizione del fisico italiano del Cern Stefano Buono, allievo del Premio Nobel Carlo Rubbia, che ha sviluppato un approccio innovativo per il trattamento di varie forme tumorali. Acquisita nel 2018, è diventata rapidamente una multinazionale, focalizzando la sua ricerca nello sviluppo di una terapia oncologica di precisione nel campo della medicina nucleare, nota come radioligandi, oggi esportata in tutto il mondo. Si tratta di una tecnica innovativa che sta cambiando il modo di trattare il cancro a partire dai tumori neuroendocrini, ma che in futuro potrà arricchire il ventaglio terapeutico di numerose tipologie di tumori come il cancro alla prostata metastatico, il tumore al polmone e il tumore al seno. «Reinventare la medicina di precisione e cambiare la prospettiva di cura del cancro per prolungare e migliorare la qualità di vita delle persone. È la sfida che stiamo affrontando grazie alla terapia con radioligandi, capace di riaccendere la speranza di migliaia di pazienti oncologici nel mondo, a cui abbiamo offerto una nuova cura, sicura ed efficace», dichiara Fabrizio Celia, Radiopharmaceuticals Country Operation Head di AdAcAp.
La terapia con radioligandi è a tutti gli effetti la nuova frontiera della medicina di precisione in ambito medico-nucleare perché prevede l’uso di radiofarmaci, che emettono radiazioni a scopo terapeutico e agisce grazie a un vettore chiamato "ligando" che riconosce e si lega solo alle cellule malate, per poi colpirle dall’interno, distinguendole selettivamente da quelle sane, senza danneggiarle.
«Tutto questo si traduce in un beneficio importantissimo per i pazienti che guadagnano mesi, se non anni di vita, soprattutto nei tumori in fase metastatica, resistenti o che si trovano in aree difficili da trattare, inoperabili o non aggredibili con opzioni terapeutiche standard – spiega Celia -. Si tratta dunque di una terapia target di ultra-precisione, che unisce ad un’elevata efficacia una minima tossicità, e personalizzata perché ogni paziente riceve un farmaco preparato appositamente attivando una catena organizzativa che ne garantisce la somministrazione al paziente non oltre le 120 ore dalla produzione».
Blockbuster di vendite in Italia con un fatturato nel 2022 di 170 milioni di cui l’export rappresenta il 75% con un incremento atteso al 90%, AdAcAp è la storia del successo globale di un’eccellenza italiana cresciuta fino a diventare in pochi anni una multinazionale. Presente in 12 paesi con più di 1.100 dipendenti, ma con il cuore produttivo in Italia dove sono localizzati ben 4 dei 14 siti produttivi presenti in Europa: Ivrea (Torino) e Saluggia (Vercelli), in Piemonte; Meldola (Forlì-Cesena), in Emilia Romagna; Venafro (Isernia) in Molise. «In particolare Ivrea, fiore all’occhiello dell’innovazione in ambito oncologico con radioligandi, è tra i 3 principali poli produttivi a livello mondiale e rifornisce Europa, Stati Uniti e Asia – afferma Celia -. Nella cittadina piemontese è stato sviluppato il primo radiofarmaco a base di lutezio 177, oggi in uso nella cura dei tumori neuroendocrini e questo è, attualmente, l’unico sito a produrre il nuovo radiofarmaco per il tumore alla prostata metastatico per i pazienti d’oltreoceano, che nel suo primo anno di commercializzazione negli Stati Uniti ha generato un valore di 1 miliardo di euro», puntualizza Celia.
Nel corso degli anni il sito di Ivrea ha decuplicato i suoi investimenti passando dagli 11 milioni nel triennio 2017-2019 a 110 milioni previsti nei prossimi 3 anni, allo scopo di aumentare la produzione del 20% sostenendo la quota di fatturato generato dall’export che salirà dal 75% del 2022 al 90% nel 2024. Un’espansione che va di pari passo con l’investimento sul personale: entro il 2023 è previsto un aumento dei posti di lavoro nel sito, con ulteriori 50 assunzioni che si aggiungeranno ai 240 dipendenti attuali.
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