In parlamento

Benessere animale, le mozioni votate al Senato e i rischi per la ricerca

di Roberto Caminiti (professore ordinario di Fisiologia umana, Sapienza Università di Roma)

Ieri il Senato ha discusso alcune mozioni, presentate da esponenti del Movimento 5 Stelle e Sel, che mirano a impegnare Parlamento e Governo a promuovere il “benessere animale”, a fronte di una sperimentazione scientifica, considerata retaggio di una cultura barbara e non al passo con la modernità.

Il vero obiettivo dell' iniziativa, peraltro priva di sbocchi legislativi immediati, era quello di creare le condizioni per rendere surrettiziamente impraticabile la legge (DLvo. 26/2014) che pur con molte limitazioni consente la ricerca sperimentale sugli animali nel nostro Paese. Il Governo ha dato parere favorevole a tutte le mozioni presentate, solo dopo la loro riformulazione, in modo da “promuovere nel rispetto delle disposizioni comunitarie così come recepite a livello nazionale (il riferimento è al DLvo 26/2014) iniziative volte a informare e diffondere le metodologie alternative alla sperimentazione animale”, cui peraltro sono già stati destinati un milione di euro.

Ci auguriamo che i cultori dei cosiddetti metodi “alternativi”, che in realtà sono solo “complementari”, saranno obbligati a rendicontare come avranno speso questi fondi e con quali successi, così come i ricercatori devono rendicontare ogni singolo euro speso per la ricerca. Inoltre il Governo ha cancellato la richiesta di indirizzare gli orientamenti legislativi verso l'abolizione della sperimentazione sugli animali.

Il Senato ha anche approvato una mozione, di particolare rilievo, promossa dai senatori Carlo Giovanardi (Ap) ed Elena Cattaneo (Aut), che nel riaffermare l'indispensabilità della sperimentazione animale per la medicina e la ricerca biologica, sottolinea l'importanza della diffusione di una cultura scientifica nelle scuole.

Il pasticcio legislativo

La discussione in Senato cade a un anno dall'entrata in vigore della legge sulla sperimentazione animale e a poche settimane dalla tardiva pubblicazione delle linee guida del ministero della Salute sulle modalità di richiesta di autorizzazione. La prima, in violazione della Direttiva EU 63-2010, ha introdotto incomprensibili restrizioni, divieto dell'uso degli animali per le ricerche su xenotrapianti e sostanze d'abuso, che sicuramente manderanno l'Italia in procedura di infrazione: il che equivale a centinaia di miglia di euro al giorno per i contribuenti!

Le seconde hanno introdotto elementi di incompatibilità, non previsti neanche dal DLvo 26/2014, tra i vari operatori del settore, responsabili del benessere animale, responsabili dei progetti sperimentali, membri degli organismi preposti al benessere animale (gli ex comitati etici). Ad aggravare la situazione, le linee guide sono state pubblicate dopo che molti progetti erano già stati sottoposti per l'autorizzazione, determinandone l'ovvia bocciatura. Il risultato è un pasticcio per il quale a un anno di distanza le autorizzazioni concesse dal ministero della Salute sono poche e ancora non è chiaro il quadro normativo nel quale si opera, con grave danno per l'intera ricerca biomedica in Italia, soprattutto nei confronti delle agenzie di finanziamento Ue, che non ritengono più il nostro Paese affidabile e in grado di rispettare gli impegni presi. Un incipit veramente disastroso.

Tutti questi temi sono sati affrontati, prima del voto al Senato, in una conferenza stampa organizzata dalla senatrice Emilia De Biase, Presidente della Commissione Sanità del Senato, e dal senatore Giovanardi. Tema dell'incontro: “Difendere la ricerca italiana e il diritto alla salute”. Tra i relatori, Giuliano Grignaschi, Direttore della piattaforma Research4Life, ha affrontato i problemi legati al recepimento della Direttiva Ue e alle linee guida applicative del ministro della Salute, lamentando quanto sopra. Silvio Grattini, direttore scientifico del Mario Negri di Milano, ha riaffermato l'insostituibilità della ricerca sugli animali per la medicina moderna e futura, e l'inconsistenza dei cosiddetti metodi alternativi. Ha ricordato che malattie come Hiv, epatite C e altre, mortali fino ad alcuni anno orsono, sono adesso divenute “croniche” (Hiv) o eradicabili (Epatite C), grazie alla ricerca sugli animali; come i farmaci a uso veterinario siano anch'essi ottenuti tramite modelli animai, e come i modelli in vitro siano in uso da anni, ma del tutto inadeguati a spiegare il comportamento di un organismo complesso in risposta a un farmaco o approccio terapeutico. Ha concluso sottolineando che la strada fatta è piena di successi, ma anche di insuccessi, e che questo è il fare della scienza, e va comunicato con umiltà e coraggio.

Nicoletta Landsberger (Università di Milano), ha ricordato il drammatico problema delle malattie genetiche incurabili. Prendendo in esame la sindrome di Rett, che porta giovanissime vite a terribili disturbi dello sviluppo neurologico, lasciando la capacità di comunicare solo attraverso lo sguardo, ha ricordato esempi di aggressione da parte di animalisti (simili al caso di Caterina Simonsen) contro manifestazioni in favore della ricerca scientifica su questa e altre rare malattie, a causa dell'uso indispensabile di modelli animali. Ha concluso riaffermando la necessità di veicolare informazioni continue e corrette su un argomento che, per la bassa priorità per il sistema sanitario nazionale, non trova spazio nei media e nel pubblico sentire.

Benessere animale al centro della ricerca di qualità

Chi scrive ha affrontato il tema del benessere animale. Che assieme a qualità della scienza e pubblico consenso forma i pilastri di tutti i sistemi regolatori internazionali. Il benessere degli animali è da sempre al centro delle preoccupazioni della ricerca di qualità - che non esisterebbe in sua assenza - ed è indispensabile per l'accettazione della sperimentazione animale da parte della pubblica opinione. Via maestra al consenso è la trasparenza della ricerca verso chi la finanzia, cioè i contribuenti.

La trasparenza è la chiave per fornire alla politica strumenti credibili per decisioni sulla ricerca biomedica che siano ispirate da informazioni e dati scientifici, elemento fortemente richiamato dalla senatrice De Biase nella sua introduzione. La trasparenza aiuta il pubblico a preferire le certezze, ma anche le incertezze della ricerca e della pratica medica, alle pozioni miracolose di improvvisati guaritori, in realtà esperti truffatori. Essa è infine indispensabile per contrastare la cattiva informazione dei media e promuovere una cultura del dubbio e del dibattito sui fatti della scienza nella pubblica opinione e nella scuola. L'augurio è che politica e comunità scientifica trovino punti di confronto e discussione fertile per la promozione della cultura scientifica nel nostro Paese.


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