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Stabilità 2016/ La manovra verso il rush finale al Senato con 999 commi. Tutte le misure per la Sanità

di Barbara Gobbi

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E' iniziata la terza lettura in Senato del Ddl di Stabilità, l’ultimo di una serie decennale perché dal prossimo anno si volta pagina: nel 2017 non dovrebbero più esserci infatti una legge di Stabilità e una di Bilancio distinte, ma un solo Ddl che conterrà nella prima parte norme di variazione di entrata e di spesa (l’attuale Stabilità) e nella seconda parte le previsioni di entrata e spesa a legislazione vigente con la relativa parte tabellare ridefinita.

Intanto, dopo l’approvazione in nottata di sabato, oggi il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio di Palazzo Madama è fissato a mezzogiorno, mentre domani sarà la volta dell’Aula.
I contenuti per la sanità. Ma cosa prevede la manovra per la Sanità? Per il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, intervenuto giovedì scorso a chiudere la discussione in Aula a Montecitorio, subito prima del voto e della terza lettura al Senato, la legge di Stabilità 2016 è uscita «rafforzata» dal dibattito parlamentare. Confermate le previsioni del Def, «nonostante lo scenario internazionale più difficile», l’Italia e la sua economia sembrerebbero muoversi «nella giusta direzione», ha affermato il ministro. Stesso mood e toni analoghi si ritrovano nelle affermazioni della ministra della Salute Beatrice Lorenzin, quando la telecamera si sposta dal macro scenario del Paese al territorio Ssn. I 111 miliardi in dotazione al Fondo, il piano assunzioni, le misure sui farmaci innovativi, la stretta sulle aziende ospedaliere in deficit e l'opera di razionalizzazione messa in campo con la centralizzazione degli acquisti, i soldi per le borse di specializzazione in medicina.

Questi e altri contenuti della manovra 2016 sono presentati come tasselli con il “segno +” di un puzzle che finalmente ci si può permettere di completare. Eppure. A guardare l'altro rovescio della medaglia, i protagonisti del Ssn non si dicono certo soddisfatti. Anzi. Il 16 dicembre, proprio mentre Lorenzin illustrava con soddisfazione il “pacchetto manovra”, in tutta Italia la protesta trasversale e compatta dei medici - 75% di adesioni - raccontava di una sofferenza e di una esasperazione giunte al culmine e certo non tacitate da segnali importanti che in questi ultimi mesi il Governo si è affrettato a lanciare: dal testo sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari, condotto in porto (intanto in commissione Affari sociali) dal deputato e responsabile Sanità Pd Federico Gelli, fino al piano assunzioni di camici bianchi e infermieri, elaborato in fretta e furia dall'Esecutivo per far fronte - imbarcando anche le norme sugli audit clinici del testo Gelli - all’emergenza imposta dall'applicazione della direttiva Ue sugli orari di lavoro. «Stiamo uscendo da una fase di crisi economica - ha affermato Lorenzin in risposta alle proteste dei medici - bisogna farlo con razionalità secondo i fabbisogni reali di ogni singola Regione in modo complessivo per tutto il personale». Ma il “personale” non ci sta, a quello che il leader dell'Anaao-Assomed Costantino Troise ha ribattezzato come «l'ennesimo gioco di prestigio», che porterà dritto ad altre 38 ore di sciopero per gennaio. Si protrae la logica del precariato e dello sfruttamento - puntano il dito i sindacati davanti a un programma che ipotizza, «a invarianza del tetto per la spesa del personale congelata al lontano 2004», la stabilizzazione dei precari e l'avvio di concorsi che potrebbero rimpolpare gli organici fino a 6mila unità. Ma è tutto da vedere, mentre le risorse arriveranno dalle Regioni che, ne è convinta la ministra, sapranno trovarle dai risparmi ottenuti dalle razionalizzazioni.
«Non era sufficiente - è la domanda che, dando voce a molti, ha posto la senatrice Nerina Dirindin (Pd) - permettere l'assunzione di personale ove giustificato dalle criticità nell'erogazione dei servizi e previa autorizzazione dei ministeri competenti, nel rispetto della spesa complessiva prevista per ciascuna Regione?».
Già. Le Regioni. Rispetto all'impostazione iniziale, i governatori hanno ammorbidito i toni ma nella sostanza i calcoli che hanno continuato a presentare, insieme agli emendamenti alla manovra rimasti in gran parte lettera morta, esprimono molte criticità. Sulle misure di spending review, ricordano infatti nel parere messo a punto dalla commissione Finanze guidata da Massimo Garavaglia (Lombardia), il 36% consiste nella riduzione del Fondo sanitario nazionale, poiché il Fsn per il 2016 pari a 113 miliardi, viene previsto per 111 miliardi. «Mentre - si legge ancora nel testo - al settore sanitario viene chiesto un contributo al risanamento di 14,7 miliardi (di cui 4,3 mld solo nel biennio 2015-2016)». Come richiamato non solo dalle Regioni ma da altre fonti autorevoli come l'Ufficio parlamentare di Bilancio, il rapporto Fsn/Pil raggiunge invece i minimi storici. Il Fsn si contrae dell'1,8% a fronte di una crescita del Prodotto interno lordo nominale dell'1,47% (Pil programmatico); l'incidenza del Fsn sul Pil è al livello più basso dall'inizio del decennio, al 6,6% del Pil. Nel complesso, la spesa sanitaria rappresenta circa il 16% della spesa primaria statale e concorre ai tagli complessivi per il 36%.
La razionalizzazione, ne sono convinti al Governo, potrà dare un contributo notevole e consentire di reinvestire i risparmi. Ma impegni ineludibili come i nuovi Lea (800 mln dal Fsn), il rinnovo dei contratti (2,1 mld), i farmaci innovativi e il Piano vaccini fanno temere che la coperta dei risparmi sia troppo corta e piena di falle drammatiche. Che si chiamano, anche, risposta alle emergenze cronicità e non autosufficienza.

Poi c’è la questione del computo dell’indennità di accompagnamento per i disabili, che nel nuovo Isee continua a fare cumulo nel reddito. Una misura contestata fin dall’entrata in vigore dell’Indicatore della situazione economica equivalente nella sua nuova versione, e che non è stata modificata da questa legge di Stabilità malgrado le richieste. Su questo M5S, Lega e Forza Italia continueranno, tra le altre cose, a dar battaglia in queste ore.


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