In parlamento
Risk al Senato, il relatore Bianco: «Ddl al più presto in porto. Linee guida da ritoccare. A caccia di coperture»
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Esclusiva. Condurre al più presto in porto il Ddl sulla responsabilità professionale (AS 2224), adottato come testo base dalla Igiene e Sanita’, ritoccandolo e perfezionandolo negli aspetti più “attaccabili”. A cominciare dalle linee guida in grado di scagionare, nel senso di impedirne la punibilità, medici &Co che dimostreranno di averle osservate. Queste le priorità indicate da Amedeo Bianco (Pd), relatore del provvedimento a Palazzo Madama e a suo tempo firmatario di uno dei progetti di legge il cui impianto è stato in parte recepito dal testo unificato che con Federico Gelli ha visto la luce alla Camera . La priorità, avverte Bianco in questa intervista, è “fare presto”: dopo oltre un decennio di stand-by, l’impianto è «assolutamente condivisibile, tutta l’ossatura del provvedimento va conservata e licenziata il più presto possibile».
Quali sono i capisaldi su cui voi senatori terrete il punto?
Il Ddl è innovativo sotto molti profili ma essenzialmente segnalo tre pilastri: la sicurezza delle cure come elemento costitutivo e fondante la legge stessa, che legittima e motiva sia gli impegni delle strutture pubbliche e private nell’attività di prevenzione e gestione del rischio clinico, sia tutti gli oneri cui vanno incontro i centri sanitari, a cominciare dall’azione di risarcimento per eventi avversi. In secondo luogo, c’è la rete tra centri regionali e Osservatorio nazionale, pensata per migliorare e perfezionare la conoscenza del fenomeno. A questo proposito, andrebbero meglio declinate le informazioni, mettendo in rete tutti gli eventi, anche quelli sentinella, attraverso il Simes, il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in Sanità che è già attivo presso il ministero della Salute. Serve una rilevazione analitica e sistematica in grado di produrre in tempi rapidi, sulla base dei dati che saranno resi disponibili, orientamenti di politiche generali sull’andamento del rischio, sugli eventi avversi, sul fenomeno così come si sta sviluppando. E qui trovare “qualche soldino” non sarebbe male. Il terzo pilastro della legge è la trasparenza delle procedure: penso ad esempio alla messa in chiaro delle attività, delle polizze e delle imprese assicuratrici, delle modalità di auto ritenzione del rischio, inclusa l’attualizzazione e la messa in riserva dei sinistri. E aggiungerei nel provvedimento il principio di non assoggettabilità a misure di sequestro, di questi fondi, con cui vengono messe a riserva risorse per eventuali risarcimenti.
Poi c’è la rivoluzione sui profili di responsabilità
Sì, il doppio binario con la responsabilità contrattuale in capo alle strutture sanitarie ed extracontrattuale per i professionisti che operano all’interno delle strutture stesse è la grande novità.
Sa che su questo fronte le associazioni dei pazienti hanno polemizzato...
Il doppio binario nulla toglie alle potenzialità di risarcimento del cittadino danneggiato, visto che permane in capo alla struttura la responsabilità della prova e si mantiene il tempo di 10 anni per convenire in giudizio il centro sanitario. La responsabilità del professionista, poi, si inscrive all’interno di questa linea e nasce dall’azione di rivalsa della struttura, esperibile però solo in caso di colpa grave o di dolo del medico o dell’operatore sanitario in generale. E qui si arriva a un’altra novità importante: l’azione di rivalsa è gestita dal giudice ordinario e non dalla giurisdizione speciale della procura generale presso la Corte dei conti. Secondo questo nuovo impianto, tutti devono essere assicurati perché tutti devono garantire la copertura di un eventuale risarcimento. Sia l’azienda o le strutture sanitarie, verso il danneggiato, sia i professionisti in caso di colpa grave o dolo verso le strutture che hanno ricevuto un danno patrimoniale. E su quest’ultimo fronte è importante aver previsto il tetto di 3 annualità di stipendio al risarcimento.
Altro punto debole segnalato dai detrattori del testo, è il ruolo delle linee guida e delle raccomandazioni nell’esimere dalla colpa grave il medico che le abbia rispettate e applicate
Premetto che il Ddl non assegna un carattere assolutamente vincolante alle linee guida, ma fa riferimento alle fattispecie specifiche, così come del resto, al tempo della mia presidenza in Fnomceo, avevamo previsto nell’aggiornare il Codice deontologico: le linee guida non sono una pagina bianca su cui applicare procedure e prassi cliniche, poiché il medico e l’infermiere mantengono sempre la responsabilità di valutare l’adattabilità di queste linee guida al paziente. Ciò detto, qualche sforzo in più va fatto per qualificare la robustezza delle linee guida: se per loro natura non possono riassumere e catalogare tutto lo scibile clinico-assistenziale, devono però possedere fondatezza medico-scientifica ed essere scevre da conflitti di interesse. Il Sistema nazionale linee guida è una struttura oggi un po’ “in sonno” e andrebbe riveduta, proprio nell’interesse della grande innovazione giuridica e culturale che è stata introdotta da questa legge con l’articolo 590-ter del codice penale. I modelli esteri, penso al Nice inglese o al sistema statunitense, possono esserci d’aiuto. Si tratta anche di fare chiarezza: basti pensare che in Italia nel solo campo ostetrico-ginecologico abbiamo formalmente 54 società scientifiche.
Passiamo all’obbligo assicurativo, altro tema contestato da una parte dei sindacati medici
che parlano dell’ennesima tassa in capo a operatori sanitari già vessati...
Il punto è che, affinché il sistema sia solvibile, tutti devono assicurarsi. È una catena: se il professionista non è solvibile verso l’azienda, allora l’azienda rischia di non essere solvibile verso il cittadino. La polizza non è una tassa: è impensabile che il professionista possa rispondere solo con il suo patrimonio. E comunque ormai tutti, medici ma anche infermieri, sono assicurati perché si rendono conto di essere esposti.
Chi ha votato contro il provvedimento, penso ai deputati del Movimento 5 Stelle, ha parlato dell’ennesimo regalo del Governo alle assicurazioni…
Anche volendo, non si vede quali sarebbero i destinatari: le compagnie italiane sono fuggite dal settore sanitario. Inoltre, faccio notare che le polizze assicurative per rischio professionale sono tassate del 23-24%, mentre la media europea non supera il 10-12%. In ogni caso, le misure introdotte dal Ddl sul “risk” migliorano nettamente il contesto giuridico-normativo, ponendo i presupposti per far ripartire un sistema che si era bloccato. Penso anche ai nodi sciolti dal Ddl Concorrenza - più prossimo al traguardo del “nostro” Ddl sulla responsabilità professionale - che ha finalmente previsto tabelle nazionali-parametro per il risarcimento del danno biologico e, solo per il settore sanitario, l’ultrattività delle polizze per 10 anni.
In generale, anche per il pianeta-polizze si tratta di capire come favorire lo sviluppo di un mercato assicurativo trasparente e di tutela. Soprattutto i liberi professionisti, oggi sono strangolati: il miglioramento della situazione passerà per una rivisitazione complessiva del sistema, a partire dalla sicurezza, da un riequilibrio della responsabilità e da un mercato assicurativo in cui le imprese facciano il loro mestiere.
Fino a oggi, cosa le ha tenute lontane?
Le grosse compagnie hanno sempre considerato ostativo il mercato per tre condizioni: l’assenza di una cultura sulla sicurezza delle cure, ma ora la prospettiva che si apre con il Ddl è di abbattere la numerosità dei sinistri sanitari; un impianto civilistico e penalistico della responsabilità professionale in ambito sanitario che andava modificato; l’assenza di riferimenti univoci per il danno non patrimoniale: esistenziale, biologico, morale e relazionale. Oggi quest’ultimo elemento rende possibile la costruzione attuariale dei risarcimenti e consente di calibrare le fasce di rischio attribuendo un valore quantitativo a quell’evento e a quel rischio. Certo, resta il nodo dell’alta tassazione sulle polizze.
Nodo che affronterete, in Senato?
Per questo servono coperture, che nel testo uscito dalla Camera non sono previste. Vedremo cosa si può fare, considerando però che chiedere risorse significa allungare i tempi.
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