In parlamento

Nuovi Lea tra stalli e rimpalli di responsabilità Assistenza all’insegna dell’appropriatezza

di Raffaele Calabrò (capogruppo AP Commissione Affari sociali della Camera)

Tra i fattori di sprechi e inefficienze in sanità andrebbero inclusi lentezza, stalli e rimpalli di responsabilità che ritardano urgenti decisioni di politica sanitaria, decisive per la sostenibilità del Servizio sanitario. Prendiamo il caso dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Ci sono voluti 15 anni per capire che andavano necessariamente aggiornati ed ora si sta assistendo ad una gestazione che va avanti da oltre 15 mesi. Una sorta di parto elefantiaco che succhia risorse spendibili in modo più efficiente e a vantaggio della salute dei pazienti.
E' probabile che il primo decreto sui Lea, emanato lo scorso anno, necessitasse di un surplus di approfondimento, presentandosi un po' troppo generico e poco coraggioso: limitarsi a cancellare prestazioni obsolete, introducendo altre più innovative non significa apportare quei cambiamenti sostanziali di cui il nostro sistema sanitario ha bisogno.
D'altronde, se si considera che siamo di fronte a un provvedimento che contribuirà fortemente a disegnare il futuro welfare sanitario del nostro Paese, vale la pena di osare e di licenziare un provvedimento che sia realmente capace di rispondere alle nuove sfide e ai nuovi bisogni sanitari.
La prima domanda, allora, da porsi è: possiamo ancora permetterci un Ssn all'insegna di tutte (o quasi) le prestazioni a tutti? Se vogliamo conservare l'universalismo del nostro sistema sanitario, costituzionalmente garantito, vanno assicurate quelle prestazioni che davvero servono a tutelare il bene salute e ciò vuol dire scegliere soltanto quelle essenziali, in base ai cambiamenti epidemiologici, scientifici e tecnologici intervenuti negli ultimi anni. Un esempio per tutti quanto previsto per le protesi e l'assistenza domiciliare.
E, ancora, occorre chiedersi: Lea indiscriminatamente per tutti? Credo che la risposta debba essere Lea soltanto per chi ne ha davvero bisogno, in maniera appropriata. Erogare esami inutili, multipli e non necessari alla definizione diagnostica è contrario ad ogni logica di miglioramento degli outcome di salute e di efficienza economica. In tal senso, l'attuale provvedimento fa uno sforzo notevole nel riportare la specialistica ambulatoriale nei confini dell'appropriatezza clinica; sarebbe opportuno e di impatto, ampliare questi criteri e principi anche ad altre delle patologie croniche, erogando soltanto quei controlli effettivamente necessari e con una periodicità che sia realmente indicativa dell'evolversi della patologia di cui si soffre.
Infine, sempre nella logica della promozione dell'appropriatezza, va plaudita e sostenuta la scelta di garantire le prestazioni erogate nel setting economicamente più efficiente a parità di qualità: come avviene per le 24 procedure trasferite “a pacchetto” dal Day surgery all'ambulatorio, magari prevedendolo anche per altre prestazioni.
Sarebbe un buon inizio, assistere prima della pausa estiva alla nascita dei nuovi lea, ma forse è chiedere troppo. Dicono che basterebbero un bollino e la volontà politica di volere continuare a garantire a un popolo sempre più vecchio il diritto di potersi ancora curare nel migliore dei modi possibili.


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