In parlamento

Breast unit in tutti i centri di senologia, via libera del Senato a mozione bipartisan

di Ro. M.

Incentivare l’attivazione, entro il 2017, di tutti i centri di senologia nelle diverse Regioni italiane e nelle Province autonome, nel rispetto delle linee guida indicate dal documento di indirizzo nazionale; includere nel programma di screening anche le donne con un'età a partire da 25 anni (cui garantire visite specialistiche ed ecografie) e le donne con un'età a partire da 40 anni (cui garantire anche la mammografia); potenziare le attività di prevenzione e diagnosi precoce del cancro alla mammella, prevedendo anche adeguate campagne di informazione nazionali. Sono queste le proposte contenute nella mozione bipartisan a prima firma del senatore d'Ambrosio Lettieri (CoR/Direzione Italia) approvata oggi dal Senato.

Secondo i promotori dell’iniziativa, le disparità tra Nord e Sud sono inaccettabili: «Il numero di breast unit attualmente operative su tutto il territorio italiano - sottolinea il senatore d’Ambrosio Lettieri - è inferiore rispetto al numero di Centri attivabili secondo i requisiti previsti dalle direttive europee. Non tutte le Regioni le hanno attivate e vi sono disparità, soprattutto tra Nord e Sud. È un fatto inaccettabile che deve essere affrontato urgentemente con interventi adeguati. Mi auguro che la mozione presentata a mia prima firma, approvata oggi insieme a quelle degli altri colleghi di maggioranza e minoranza, possa rappresentare un passo concreto in avanti verso una scelta di civiltà».

I numeri sono in crescita. Secondo i dati diffusi dalla Lega Italiana della Lotta contro i Tumori (Lilt), il tumore alla mammella, è aumentato del 30% tra le giovani donne fino a 50 anni di età e rappresenta il big killer delle donne. L’aumento dell'incidenza del tumore al seno, nell'ultimo quinquennio, è stata pari al 15% e, secondo una stima, nel 2016 i casi di cancro alla mammella saranno oltre 50mila; di questi oltre 5mila si potranno registrare nelle regioni meridionali, quali Puglia e Basilicata.

Aumentata aspettativa di vita, fattori di rischio quali fumo, sovrappeso, diabete, ipertensione, sedentarietà e cattiva alimentazione sono tra le cause dell'aumento dell'incidenza di neoplasie alla mammella. Ma per le donne i rischi sono legati anche alla naturale attività riproduttiva.

«Gli strumenti che, al contrario, hanno consentito di ridurre l'incidenza della mortalità per cancro alla mammella - si legge nel testo della mozione - oltre alla pratica di uno stile di vita sempre più salutare e attento, sono l'introduzione di una diagnostica strumentale sempre più sofisticata e di nuovi farmaci, in grado di colpire le cellule malate, senza intaccare quelle sane; le possibilità di guarigione da tale malattia tumorale, che pure sono aumentate, riguardano l'80-85 per cento dei casi; di fatto, non comprendono, quindi, il rimanente 15-20 per cento di pazienti che, attraverso una diagnosi precoce, potrebbero far aumentare i livelli di guaribilità fino al 95 per cento dei casi».

Il tumore alla mammella è la neoplasia più frequente per le donne, tanto da rappresentare il
29 per cento di tutte le neoplasie femminili. In compenso negli ultimi decenni si è registrata una costante riduzione della mortalità (-1,4 per cento all'anno), anche se accompagnata da un costante aumento della frequenza della diagnosi.


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