Lavoro e professione

Età dei medici: quei dati che la Cgil ha "scoperto" due mesi dopo il Sole Sanità

Dal sito www.24oresanita.com del 31 gennaio 2014 e da Il Sole-24 Ore Sanità n. 3/2014.

Lo zoccolo duro del personale dipendente del Ssn ha un'età compresa tra i 40 e i 59 anni: 513.532 unità, il 76,3% di tutti gli organici. Ed è così, con poche varianti, per tutte le categorie, dal personale ai medici fino al management. Anzi, sotto la voce "direttori generali" (che comprendono anche quelli sanitari, amministrativi e sociali), più avanti si va con l'età e più si trovano concentrati i manager con il picco di 436 tra 50 e 59 anni seguiti dai 214 che hanno fino a 64 anni. Ma ce ne sono 70 che vanno anche oltre.

Dal punto di vista dell'anzianità professionale, invece, la maggior parte degli organici (479.588, il 71,2%) è concentrata tra i 6 e i 30 anni di professione, con poco meno della metà (il 30,3%) nella fascia 6-15 anni.
È questo il panorama che emerge dalll'elaborazione de Il Sole-24 Ore Sanità dei dati del Conto annuale 2012 della Ragioneria generale dello Stato (v. anche Il Sole-24 Ore Sanità n. 1/2014). Che mette in evidenza una popolazione di professionisti non giovanissimi, ma con una anzianità professionale nemmeno delle più alte. E questo anche perché una fetta consistente dei dipendenti (tutta la dirigenza e il management) arriva alla professione in età più avanzata del personale.

A conferma poi che gli organici Ssn invecchiano spesso senza troppi ricambi, le età anagrafiche relativamente più giovani (fino a 49 anni, ma con il massimo tra i 25 e i 39) si riducono nel 2012 rispetto al 2009 di 46.566 unità (-31.922 tra i 25 e i 39 anni), mentre aumentano gli organici più vecchi: tra 50 e 59 anni +18.155 e tra 60 e 64 anni + 38.633. Le età successive diminuiscono è vero, ma solo di 221 unità, anche per gli effetti delle manovre pensionistiche.

I dirigenti. La maggior parte dei medici e dei dirigenti non medici segue l'andamento delle fasce del resto del personale sia per quanto riguarda l'età anagrafica che per l'anzianità professionale. Ma le cose cambiano se all'interno delle macro-categorie si analizza la situazione dei singoli ruoli. I primari infatti spostano entrambe le età in avanti e su 8.504 circa nel 2012, sono 6.344 (74,6%) quelli compresi tra 55 e 64 anni di età, ma con 524 unità che vanno da 65 a oltre 68 anni. In questa categoria le donne sono come incidenza di meno, mentre aumentano leggermente rispetto agli uomini fino ai 50 anni.

Stesso discorso per i medici dirigenti di struttura semplice che tra i 55 e i 64 anni sono il 63,3% del totale, ma che raggiungono ben l'87,2% se a queste due fasce si somma quella dai 50 anni in poi.
Dal punto di vista dell'anzianità professionale è evidente che la maggior parte sia di primari che di dirigenti di struttura semplice si concentri dai 16 anni in poi di professione, ma in realtà ce ne sono anche 2.321 (27,3%) che hanno tra 0 e 15 anni di anzianità professionale: come dire "nati (professionalmente) primari". E paradossalmente sono percentualmente meno in queste fasce di età i dirigenti di struttura semplice che raggiungono tra 0 e 15 anni di anzianità professionale, il 21,4% della categoria.

Il personale. I dipendenti (anche se pochi) - dove le donne sono in netta maggioranza - cominciano a essere presenti nel Ssn anche prima dei venti anni, seppure più che dimezzati nel 2012 rispetto al 2009 (-1.504 rispetto a 1.061 totali nel 2012) per colpa dei blocchi del turn over che non hanno portato alcun ricambio. Ma le differenze maggiori si vedono rispetto alla dirigenza su due fronti.

Il primo, quello dell'anzianità professionale, dove rispetto ai dirigenti il personale, che entra in servizio più giovane, conta un maggior numero di operatori anche nelle fasce di anzianità oltre i 36 anni dove anzi sono in netto aumento. Tra 36 e 39 anni di attività il personale conta il 92,4% di tutti i dipendenti presenti (20.903 su 22.626), in aumento di 6.400 unità rispetto al 2009.

Il secondo versante è quello dell'età anagrafica. In questo caso il personale segue l'andamento generale ed è in calo rispetto al 2009 fino ai 49 anni, mentre aumenta dai 50 anni in su, ma al contrario della dirigenza il 19% circa di organici è già presente nella fascia fino a 39 anni di età, mentre di medici a esempio ce ne sono in questa sezione solo poco più del 12% del totale. Al contrario, mentre sono altrettanti (più del 12%) i medici over 60, il personale in questa fascia di età si ferma al 4,5 per cento.

Il comunicato della Cgil medici del 31 marzo
Medici pubblici: servono più giovani, 47mila sopra i 55 anni, quasi il 42%
Roma, 31 marzo 2014
La Fp-Cgil Medici ha effettuato un'analisi degli ultimi dati ufficiali del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, dalla quale emerge che i medici del Servizio Sanitario Nazionale con età superiore ai 60 anni sono 14.280, ben oltre il 12% del totale, superando il numero dei giovani medici da 30 a 39 anni, fermo a 13.196 unità. Ancora più eclatante il dato dei medici dai 55 anni in su, quasi il 42% con 47.438 unità su un totale di 114.713 dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, con una età media di 51,57 anni, superiore persino alla già alta media del pubblico impiego, 48,07.
«E' sempre più difficile garantire prestazioni sanitarie adeguate a tutela della salute dei cittadini e degli stessi operatori, con 14mila medici pubblici con oltre 60 anni, spesso costretti a numerosi turni notturni e con riposi inadeguati a causa del blocco del turn over e dei
30 miliardi di tagli al fondo sanitario» secondo Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici. «Basti pensare – aggiunge il sindacalista - a figure professionali che necessitano di elevata attenzione e concentrazione, come i chirurghi e gli anestesisti. Da un lato bisogna valorizzare in modo appropriato l'esperienza professionale, dall'altro bisogna assumere i giovani medici necessari a garantire i livelli essenziali di assistenza, a partire dai percorsi di stabilizzazione dei 10mila medici precari, annunciati con un Dpcm da mesi impantanato tra i Ministeri della Salute, della Funzione Pubblica e dell'Economia».
«Serve investire nella formazione e dare giuste prospettive di occupazione. Peri i 10mila giovani che avranno accesso alle facoltà di medicina superando lo sbarramento del numero chiuso, sui 69mila che si preparano al test dell'8 aprile, si prospetta un futuro paradossale:
meno della metà, una volta raggiunto l'obbiettivo della laurea, potrà concorrere per l'accesso al servizio pubblico. A fronte di 9mila medici laureati, infatti, sono disponibili 3500 contratti di specializzazione e
900 borse di studio per la formazione specifica in medicina generale. Un percorso a ostacoli per i giovani medici. Superato il traguardo – conclude Cozza - spesso ci sono la disoccupazione o l'emigrazione».