Lavoro e professione
Brexit e camici bianchi, quei 4mila dottori «made in Italy»
di Rosanna Magnano
Non solo euro, dollaro, yen e trasloco dell'Ema. L'effetto Brexit potrebbe avere un impatto anche sulla circolazione del personale sanitario, in particolare sui camici bianchi italiani che hanno deciso di lavorare per il National Health Service. E che non sono affatto pochi. «In Uk i medici italiani sono poco meno di 4mila - spiega Domenico Montemurro, responsabile nazionale di Anaao giovani - e sono aumentati negli ultimi 20 anni. Come risulta dai dati degli iscritti al General Medical Council, l'ordine dei medici inglese. Tra questi ci sono anche medici che lavorano nella ricerca di base, nelle industrie farmaceutiche e in agenzie regolatorie come l'Ema e costituiscono complessivamente l'1% della popolazione medica Uk, pari a circa 300mila unità. E dall'Italia sul totale dei medici migranti, quelli diretti verso la Gran Bretagna sono il 10 per cento, circa 200 all'anno. Una presenza quindi di un certo peso e in continua crescita».
Perché ci sono prospettive di lavoro che non si trovano in Italia ma anche a scopo formativo, considerato il noto gap tra numero di laureati in medicina e contratti di specializzazione disponibili negli atenei italiani. «In Italia i concorsi tardano ad apririsi - continua Montemurro - soprattutto all'interno del Sistema sanitario nazionale. C'è un precariato spinto che non trova soluzione. E poi ormai gli inglesi hanno capito molto bene che la loro programmazione è sbagliata dal momento che formano per un ciclo intero, laurea più specialità per un totale di 15 anni, pochi medici. E piuttosto che investire in formazione preferiscono catturarli da altri Paesi, italia compresa».
Che cosa cambia con la Brexit? «Sugli scenari che si aprono si può solo fare qualche ipotesi. Ci sono due vie - continua Montemurro - per i medici. O si lavora su accordi bilaterali tra Uk e Italia, come già avviene per altri Paesi extra Ue. E in questo caso i flussi migratori verrebbero facilitati. Oppure l'altra via potrebbe portare a una restrizione, visto che lo spirito della Brexit è proprio quello di limitare gli ingressi di stranieri. Allora in questo caso ci sarebbero maggiori controlli e potrebbero scegliere di importare solo medici ad elevata specializzazione, selezionando solo personale con “high skills”, spostando il minimo salariale verso l'alto. Quindi potrebbero avere diritto a restare in Gran Bretagna solo i cosiddetti “consultant” con competenze elevate ed esperienza. Resterebbero esclusi invece i Clinical fellow registrar, ossia dottori in formazione o neospecialisti in cerca di un primo contratto».
Altro snodo interessante è quello dell'orario di lavoro europeo. «Questo è già un paletto che in Gran Bretagna, come d'altro canto in Italia, non viene rispettato - spiega il responsabile di Anaao giovani - e che ora decadendo l'obbligo di rispettare la normativa europea resta soggetto a eventuali leggi nazionali meno rigide. Questo potrebbe determinare un peggioramento delle condizioni lavorative, ma riguarderebbe tutti i medici che lavorano in Uk».
Il quadro però è ancora vago. «Sulla Brexit in sanità le posizioni come noto erano due, da un lato i conservatori che hanno vinto e che vedono nella limitazione dei flussi migratori la possibilità di salvare il Nhs riducendo il numero di assistiti. L'altra posizione, più condivisibile, è che la Gran Bretagna avendo fatto un'errata programmazione ha molti meno medici rispetto ai propri fabbisogni e quindi per mantenere un adeguato livello di assistenza avrà sempre bisogno di importare medici e infermieri. Ma si tratta di posizioni politiche e scenari ipotetici. Quello che invece è chiaro è che in Italia i nostri medici non vorremmo perderli».
Potrebbero poi aumentare le pratiche burocratiche. «Già adesso, fin dal 2012, per i medici italiani che vogliono trasferirsi in Inghilterra - conclude Montemurro - non esiste una mera traduzione dei titoli, ma questi titoli vanno validati. I medici italiani devono fare un esame di inglese e devono iscriversi all'ordine inglese e una serie di altre trafile che potrebbero inasprirsi».
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