Lavoro e professione

Medicina di laboratorio al banco del futuro del Ssn

di Stefano da Empoli (presidente I-Com), Davide Integlia (direttore Area Innovazione I-Com), Cinzia Aru (research fellow I-Com)

Dal 60% al 70% delle decisioni di tipo medico sono basate su risultati di laboratorio. Ma il settore della diagnostica in vitro pesa attualmente sulla spesa sanitaria per una percentuale tra l'1% e il 2% e, in Italia, la domanda di sistemi diagnostici è in calo (-1% nel 2015 rispetto al 2014, -1,5% di variazione media annua nell'ultimo quinquennio).
Sono alcuni dei numeri più significativi riportati in un paper appena pubblicato dall'Istituto per la Competitività (I-Com) sugli scenari della medicina di laboratorio, nel quale si mettono in evidenza diversi ostacoli per il recepimento dell'innovazione in questo settore. In particolare:
• procedure amministrative non adeguate a un rapido arrivo della nuova strumentazione nei laboratori;
• utilizzo di software incapaci di comunicare tra loro all'interno delle strutture sanitarie;
• gestione delle risorse che sembrerebbe non tenere in sufficiente considerazione i benefici apportati dall'introduzione di nuovi prodotti sul lungo periodo.

Dalle interviste a stakeholder chiave contenute nello studio, emerge un legame intrinseco tra innovazione nella medicina di laboratorio, qualità dei servizi erogati, equità di accesso e idoneità dei percorsi di cura e possibilità di implementare strategie di prevenzione. Qualora le “stenosi” evidenziate fossero rimosse, la spinta verso la modernizzazione del nostro sistema di cure potrebbe subire una sensibile accelerazione.

Sono cinque le proposte che I-Com ha condiviso con direttori di centri di medicina laboratorio rappresentanti di aziende e dei pazienti, in occasione di una tavola rotonda organizzata a gennaio a Roma, riscontrando un consenso di massima sulle iniziative prioritarie da implementare, nell'arco di un biennio. In particolare:
1. Superare il nodo delle competenze. È importante avviare programmi formativi mirati ad incrementare la competenza nella raccolta dei dati e nella loro valutazione, che coinvolgano tutti i livelli della PA che operano nell'ambito della programmazione sanitaria a tutti livelli
2. Creare un sistema di aggiornamento del rimborso delle prestazioni nel nomenclatore tariffario più flessibile e frequente. Così come effettuato attraverso gli aggiornamenti dei LEA, è altrettanto necessario trovare formule di aggiornamento più frequenti del nomenclatore tariffario, dei DRG e degli altri sistemi di tariffazione,
3. Puntare su digitalizzazione e ICT per accelerare il processo di innovazione tecnologica, cosi come promosso dall'Agenda per l'Italia Digitale, favorendo sempre di più l'integrazione fra laboratori, competenze e informazioni. Ciò consentirebbe di trattare i dati in maniera adeguata per individuare il percorso di cura più appropriato per il paziente e con un uso appropriato di risorse. Inoltre, lavorando su basi di dati più ampie e coerenti, sarebbe possibile sempre di più mettere “a sistema” la capacità di analisi predittiva dei dati, creando strategie di prevenzione all'avanguardia. Per realizzare questo “upgrade” dei laboratori nell'utilizzo dell'innovazione, bisogna creare un sistema di governo della spesa che superi la logica dei silos.
4. Continuare con la riorganizzazione territoriale dei laboratori, sulla base dei risultati ottenuti da alcuni progetti di eccellenza, per garantire un processo di “democratizzazione” degli accessi attraverso una maggiore equità delle prestazioni erogate a livello territoriale
5. Proseguire con la realizzazione e implementazione di percorsi-diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA). Esistono numerosi PDTA grazie al contributo delle Società Scientifiche e delle Associazioni dei Pazienti e loro rappresentanti. È necessario che essi siano realizzati per tutte le patologie, e costruiti in primis su base nazionale per poi essere applicati nelle singole Regioni, per dare uniformità ai percorsi individuati di cura su tutto il territorio italiano. Inoltre, all'interno dei PDTA, è opportuno ampliare sempre di più l'attenzione sulle strategie di “prevenzione”.
Sfruttando le potenzialità della digitalizzazione nella medicina di laboratorio, e puntando sull'innovazione tecnologica, gestione efficiente dei dati e nuovi sistemi di organizzazione territoriale dei laboratori, l'intero sistema sanitario italiano potrebbe raggiungere standard qualitativi più elevati, utilizzando le risorse in maniera più appropriata. Basterebbero, in altre parole, piccoli passi da parte della Pubblica amministrazione per consentire al Ssn di spiccare il volo verso il futuro, a beneficio dei cittadini italiani.


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