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Gadolinio, i radiologi difendono la scelta del medico: «Non ci sono evidenze che crei danni»

di L.Va.

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Da un anno è in atto da parte dell'Agenzia Europea per il Farmaco un iter di valutazione sulla ritenzione di Gadolinio nei tessuti cerebrali dovuta a precedenti somministrazioni di mezzi di contrasto a base di gadolinio.
Di recente è stato reso noto il primo parere del Comitato di valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (Prac), che attende ora le contro argomentazioni delle ditte farmaceutiche. Solo successivamente tale organo consultivo rilascerà il suo parere definitivo, che a sua volta sarà considerato dalla Commissione per i farmaci ad uso umano (Chmp) ed infine la Commissione Europea rilascerà le raccomandazioni ufficiali.
In attesa del pronunciamento definitivo, previsto per fine anno, la commissione multi societaria, fortemente voluta dalla Società Italiana di Radiologia Medica, ha redatto la dichiarazione che presentiamo in anteprima.

«Da tale documento si evince - come ci ha spiegato il presidente della Sirm, Carmelo Privitera - che in atto non esiste chiara evidenza clinica di tale deposizione a fronte invece della riaffermazione delle peculiarità che ogni singola molecola ha nell'utilizzo clinico. Allo stato attuale, la ritenzione di gadolinio nell'encefalo non è risultata associata a sintomi o patologie neurologiche. La scelta del mezzo di contrasto spetta al medico radiologo sulla base della condizione clinica del paziente e dell'indicazione all'indagine. E ad oggi rimangono in vigore le attuali autorizzazioni al commercio di tutti i mezzi di contrasto a base di gadolinio e le indicazioni all'uso degli stessi».


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