Lavoro e professione

Welfare integrativo, i medici e le professioni sanitarie alla prova del «II pilastro»

di Maurizio Scassola (vice presidente Fnomceo)

Finalmente si è aperto un dibattito franco e, speriamo, costruttivo sui temi del Welfare integrativo. I medici vogliono essere coinvolti in un vero dibattito strutturato: abbiamo bisogno di una grande partecipazione nell’affrontare un argomento che coinvolge il futuro di tutti noi, come cittadini e come professionisti.

Il tema generale possiamo esprimerlo con una domanda: quale ruolo, quale collocazione del secondo pilastro del Welfare? Iniziamo a porci alcune questioni. La prima questione è pregiudiziale: l’attuale Servizio sanitario nazionale è insostenibile? Quali sono le prove della sua non sostenibilità? Le società di assicurazione e una parte rilevante del mondo della Economia e della Finanza stanno raccontando solo frottole alla nazione, visto che il partito preso della non sostenibilità sembra non arginabile con il suo mantra? È in atto da parte della politica italiana una operazione atta ad occultare una grave crisi della sostenibilità del Ssn? Non mi sembra che i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni abbiamo affermato che il Ssn sia gravemente sotto finanziato o peggio non sostenibile! Tutt’altro: si sono sempre affannati a rassicurare l’opinione pubblica: l’Italia è ai primi posti al mondo per efficienza sulla buona salute, sulla sostenibilità e qualità del Ssn con un rapporto investimenti/esiti di eccellenza.

Questa prima questione merita una risposta immediata da parte dei partiti e delle coalizioni: questo Paese ha il diritto alla verità e alla co-responsabilizzazione delle scelte; è un Paese democratico e maturo non un mero serbatoio di voti.

La seconda questione è la definizione dell’aggettivo «integrativo»: se è vero che vogliamo affrontare a tutto campo una tale discussione dobbiamo prima collocare il secondo pilastro del Welfare all’interno del Servizio sanitario nazionale, come secondo pilastro istituzionalizzato; ma attenzione! Non come soggetto saprofitico che drena solo risorse dall’out of pocket, ma come soggetto economico che partecipa al sostegno del Ssn anche attraverso finanziamenti allo stesso, finalizzati a obiettivi di salute specifici.

Il secondo pilastro deve sottostare a criteri di appropriatezza delle prestazioni in stretta sinergia con le politiche per la salute dei futuri Governi di concerto con il ministero della Salute e il dicastero dell’Economia e delle Finanze che sono garanti per il cittadino e per la sostenibilità del Ssn. Regole e doveri di chi entra in campo devono essere chiare; non si può voler essere collocati all’interno del Servizio sanitario nazionale senza soggiacere a regole certe, a criteri di qualità verificabili e all’obbligo di comunicare i risultati (referti che andranno a rifornire un data base al servizio del Ssn) delle attività svolte.

La terza questione: quale sarà il ruolo dei medici e delle altre professioni sanitarie nel rapporto con il nuovo soggetto? Appare chiaro che i professionisti sia privati che pubblici dovranno essere coinvolti. Come si potranno conciliare le diverse figure giuridico/contrattuali con un sistema che vuole la stretta cooperazione pubblico/privato? Ma soprattutto: cosa pensano i professionisti della salute sui temi posti dal Welfare integrativo? Qual è la posizione delle rappresentanze della professione medica e odontoiatrica? Quale la posizione dei partiti e delle coalizioni che affrontano le imminenti elezioni politiche?

Oggi deve aprirsi un dibattito analitico e costruttivo in un periodo elettorale che deve offrire ai cittadini elementi di giudizio e di valutazione delle proposte politiche. Sino ad oggi i Governi che si sino succeduti non sono assolutamente entrati nel merito delle questioni. I medici non possono assistere da spettatori a una prospettiva di un cambiamento ineludibile. Di non eludibile e non evitabile ci deve essere solo la nostra immediata discesa in campo.


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