Lavoro e professione

Carenza di medici e giovani senza futuro, Anaao: «La politica batta un colpo»

di Costantino Troise (segretario nazionale Anaao Assomed

Egregio Prof. Bechi,
innanzitutto voglio ringraziarla per avere riconosciuto, nel suo articolo su Sole 24 ore Sanità n.5/2018 , i meriti dell'Anaao nel denunciare da tempo il flop della programmazione in tema di fabbisogno di medici specialisti. In effetti, da almeno sette anni accademici diamo i numeri, nel senso di correlare le uscite dal Ssn per quiescenza con la disponibilità di specialisti, con l'obiettivo di garantire almeno il turnover. E dovremmo anche richiedere il copyright per il termine “imbuto formativo” che descrive l'altro fenomeno drammatico di un eccesso di laureati a fronte di carenza di specialisti, e di mmg, che tra qualche anno ci consegnerà 24.000 medici abilitati ma fuori dai percorsi formativi e quindi da quelli lavorativi. I neet della sanità.

In verità, non ho capito in cosa consista “il peccato di equilibrio” e il deficit di “complessità” della nostra proposta presentata, in forma organica e con dovizia di dati, sul Sole 24 ore-Sanità n.3/2018 e in cosa la sua analisi si differenzia dalla nostra. A parte, ovviamente, l'algoritmo che descrive il carico di lavoro medico, come definito dagli ultimi parametri normativi, elemento non estraneo al calcolo del fabbisogno, se vogliamo evitare che si finisca con chiedere a 1000 medici il lavoro che facevano in 2000.

Mi pare, però, che alla fine Lei finisca con il cadere nel “ benaltrismo”, per cui ben altri sono i soggetti che devono pronunciarsi per una strategia condivisa in materia. Soggetti che, a parte sporadici interventi, hanno preferito in questi anni non misurarsi con i numeri, chiari da tempo, e “tacere, sopire e troncare”.

Atteggiamento che ha accomunato il mondo universitario, i ministeri competenti, le Regioni in sede di discussione dell'articolo 22 del Patto della Salute, unica occasione vera della ultima legislatura, con il supporto di “rappresentanze studentesche e di specializzandi”, autoreferenziali e a rappresentatività incerta, e misteriosa, il cui comportamento oscilla tra quello da vittime della sindrome di Stoccolma a quello di sindacato giallo.

Concordo, però, con Lei sul fatto che il tema è centrale per garantire la sostenibilità del Ssn, e che non dovrebbe rimanere rinchiuso nella discussione tra addetti ai lavori ma interrogare la politica, specie in campagna elettorale. Ognuno deve fare la sua parte e noi, mi creda, siamo pronti a fare la nostra. Ma se è improcrastinabile assumere decisioni, a chi tocca fare la prima mossa?


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