Lavoro e professione

Coronavirus: Fimmg, fare chiarezza sugli accertamenti medico-fiscali

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24 Esclusivo per Sanità24

«Abbiamo interessato il ministero competente affinché si valuti quanto sta accadendo. Ci chiediamo se sia possibile che I'Inps trasformi i medici di famiglia in medici competenti, o in commissioni di invalidità chiamate a valutare handicap e non incapacità temporanea al lavoro che è quello che certifichiamo come da compiti dell'ACN e da prassi sui certificati di malattia». A mettere in luce un problema che si pone con forza e che sta pesando sulle spalle, sulla reputazione e sul rapporto di fiducia con i pazienti dei medici della medicina generale è il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti.

Il riferimento è alle direttive emanate in emergenza per le quali i pazienti con patologie croniche e o immunodepressi ma asintomatici, sono da considerare a maggior rischio di contrarre infezione. Pazienti che alla luce delle disposizioni possono presentare certificati di malattia perché considerati con necessità di isolamento, condizione sottolineata ai lavoratori direttamente, oltretutto, da aziende private e pubbliche anche sanitarie.
«Comprendiamo l'emergenza - dice Scotti - ma crediamo che si stia esagerando e soprattutto non vediamo la regia. Peraltro, nessuno ha calcolato l'impatto che tutto questo avrebbe avuto sul comparto Sanità, visto il coinvolgimento dell'area della sanità anche considerando l'età media dei medici e degli operatori sanitari italiani, se non si vuole considerare che l'anno scorso le patologie croniche hanno interessato quasi il 40% della popolazione del Belpaese, cioè 24 milioni di italiani, dei quali 12,5 milioni hanno multi-cronicità, qualcuno faccia un po' qualche conto, forse conviene comprare i DPI a tutti i cittadini italiani o almeno ai lavoratori, mentre gli altri restano a casa. Parliamo di donne e di uomini che certamente hanno patologie croniche e che giustamente in termini di valutazione del rischio useranno questa prospettiva per ripararsi da un aggravamento delle proprie condizioni dovute ad un'alta possibilità di contagio». FIMMG sottolinea ancora una volta come avrebbe maggior senso, in riferimento ai medici di medicina generale che stanno pagando il prezzo più alto di morti ma comunque a tutti i medici, dotare tutti gli operatori di protezioni individuali e che fossero fornite quelle veramente protettive e fare lo stesso anche per gli ambienti di lavoro. «Una misura che risolverebbe realmente il problema - dice Scotti - e si eviterebbe che l'INPS trasformi gli studi dei medici di medicina generale in commissioni di accertamento di handicap senza che noi abbiamo alcun dato rispetto alle caratteristiche di sicurezza sul lavoro adottate dal datore di lavoro».

Una situazione che potrebbe anche ben spiegare quanto accaduto al Cardarelli di Napoli in relazione alle dichiarazioni rese tramite social dal dottor Ciro Mauro. «Se invece si trattasse di false certificazioni di malattia - prosegue Scotti, che riveste anche la carica di presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli – resto in attesa dal dottor Mauro di denunce specifiche con atti e fatti su quanto è a conoscenza per poter procedere con le dovute azioni disciplinari di mia competenza e ovviamente saremo intransigenti. Mi auguro che queste affermazioni non siano state rese, però, senza prove concrete o opportune verifiche, perché allora ad essere chiamato in consiglio di disciplina sarebbe lo stesso dottor Mauro».

Dall'Ordine dei Medici di Napoli si leva infine un appello al Governo affinché si provveda con un'azione straordinaria a vietare, immediatamente, e soprattutto in questo periodo tanto drammatico, le numerose pubblicità che in strada e sui giornali invitano i cittadini a fare causa ai medici per eventuali errori commessi, medici che oggi meritano solo un silenzio rispettoso per quanto svolgono e nelle condizioni in cui lo svolgono, certamente non denunce via social o pubblicità speculative. «Se ci sono degli errori colposi è giusto che si proceda, in tutte le sedi compresa quella ordinistica, - conclude Scotti – ma oggi più che mai, noi chiediamo con forza che gli inviti ai cittadini tramite campagne pubblicitarie così insistenti siano rimossi e vietati in questi mesi tanto difficili, invitando anche gli editori dei giornali a valutare i contenuti etici del momento prima di dare spazi commerciali di questo tipo. È un invito dissonante rispetto ai grandi sacrifici, anche in termini di vite umane, che la categoria sta sostenendo. In questo momento ci serve sostegno, non abbiamo bisogno di sciacalli».


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