Lavoro e professione

Recovery plan/ Previdenza: l'Enpam anticipa il futuro dopo quota 100 e possibili scaloni

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24


Anche se il problema pensioni è stato accantonato, temporaneamente, dal Recovery Plan (Pnnr ) è pur vero che la necessità di rivedere il sistema si prevede debba imporsi a breve. Il venir meno della quota 100 e lo scalone di cinque anni, qualora si volessero mantenere i dettami della riforma Fornero, imporranno delle decisioni. Decisioni che fortunatamente sono state da tempo già trasformate in atti concreti dall'ente di previdenza dei medici, Enpam. Coinvolti, ma anche sostenuti, nel 2011, dalla stessa ministra Fornero, l'istituto previdenziale di tutti i medici ha provveduto ad una serie di interventi che hanno permesso alla sua attuale dirigenza, ispiratrice e partecipe, già allora, dei cambiamenti proposti e avvenuti, di poter vantare un bilancio 2020 con un risultato definito straordinario soprattutto se si considera che è stato ottenuto in un anno di assoluta emergenza a causa della pandemia da Covid. Bilancio che vede innalzarsi a 24 miliardi il patrimonio dell'ente sconfessando le fosche previsioni del passato.

Gli interventi hanno dovuto, sarebbe scorretto non rilevarlo, rivedere i parametri riguardanti i contributi, saliti gradualmente negli anni e i requisiti del pensionamento, resi più attuali anche in considerazione dell'aumento della speranza di vita degli italiani. Ma hanno sancito la piena sostenibilità della Fondazione assieme alla confermata autonomia della stessa.

Ma dove l'Ente non ha voluto intaccare il suo più favorevole calcolo pensionistico, condiviso dalla stessa ministra Fornero, di passaggio all'integrale sistema contributivo è nel mantenimento dello specifico sistema di calcolo definito contributivo indiretto. Il metodo Enpam viene definito contributivo indiretto perché, ai fini del calcolo, la prestazione viene determinata in base ai compensi rivalutati e comunque sempre ricostruiti a partire dalla contribuzione versata . E' soprattutto a valorizzazione immediata perché consente di assegnare, subito, ai contributi pagati un valore certo, che sarà riscosso al momento del pensionamento al contrario di quello che avviene nel sistema contributivo nazionale che vede periodicamente cambiare ( in diminuzione ! ) i coefficienti per calcolare l'importo pensionistico senza nessun riguardo al passato dei contributi e degli stessi coefficienti già previsti. In pratica il lavoratore iscritto all'Inps non può mai programmare di quanto sarà la sua pensione, mente questo è sempre prevedibile nel sistema Enpam.

Altro aspetto non trascurabile per il futuro della classe medica è l'introduzione della iscrizione anche degli universitari in medicina degli ultimi anni. A cui è data la possibilità di iscriversi all'Enpam, con una quota annuale ridottissima, maturando non solo le garanzie previste per i medici in servizio, ma anche un'anticipazione di anzianità utile per il loro futuro pensionamento.

L'Enpam ha voluto mantenere, anche, il trattamento pensionistico anticipato. Si può andare in pensione prima della vecchiaia ( per la Quota A c'è un regime particolare) se si raggiunge il requisito minimo di età e si hanno 30 anni di anzianità dalla laurea e 35 anni di contribuzione ( effettiva, riscattata o ricongiunta ). Il requisito minimo di età dal 2018 è di 62 anni. È invece possibile andare in pensione a qualsiasi età, se si hanno 30 anni di anzianità dalla laurea e 42 anni di contribuzione ( effettiva, riscattata, ricongiunta).

Ma dove l'Ente dei medi ha dimostrato la sua maturità è nella previsione introdotta di una staffetta generazionale ( APP ). Condizione oggi richiesta da più parti e sollecitata anche a livello sindacale e governativo, per favorire un passaggio morbido dal lavoro alla pensione. Il progetto APP, l'anticipo della prestazione previdenziale, è stato studiato dall'Enpam per affiancare il medico vicino alla pensione a un giovane collega. Il tutto senza maggiori oneri per le Asl, dato che lo stipendio sarebbe diviso tra i due medici, mentre il titolare riceverebbe contemporaneamente dall'Enpam metà dell'assegno a cui avrebbe avuto diritto se si fosse ritirato anticipatamente dalla professione. Gli accordi convenzionali lo hanno reso operativo per i medici specialisti in attesa che possa essere realizzato anche per la medicina generale e la pediatria.

L'importante iniziativa è stata basata soprattutto per la considerazione che un medico per iniziare la sua attività è obbligato ad investire subito sul proprio futuro. Contemporaneamente non ha nessuna garanzia riguardo al suo futuro professionale Se invece si immagina al uno scenario in cui un medico più anziano lo accompagna, le incertezze evidentemente si ridurrebbero. All'apertura di un serio dibattito sul futuro previdenziale in Italia parrebbe opportuno considerare, anche, quanto fatto dalle previdenze privatizzate come l'Enpam.


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