Lavoro e professione

Pnrr/ Scotti (Fimmg): pronti a partecipare al cambiamento ma non sia un passo indietro

di Er.Di.

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24 Esclusivo per Sanità24

"Nessuna difficoltà a ragionare, partecipare, cambiare, evolvere e integrarsi con il modello previsto dal Pnrr ma patto, però, che descriva nelle proposte e negli investimenti un vero modello di potenziamento del Territorio e non un arretramento dall’attuale rapporto fiduciario e di scelta del cittadino, dalla prossimità dell’offerta e da un modello che promuova una domiciliarità avanzata, forte della conoscenza familiare, sociale, culturale ovvero di percorsi di cura che partano dalla persona". Lo afferma il segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), nella sua relazione in occasione del 78° congresso in corso a Villasimius auspicando che le risorse della missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) "non siano finalizzate a creare 'cattedrali nel deserto' ma utilizzate in modo appropriato ascoltando le proposte dei professionisti e dei medici in particolare". "Il nostro obiettivo principale - sottolinea - è garantire l'offerta sanitaria di cui davvero ha bisogno il cittadino attraverso l'attuazione del Pnrr che veda, in prima linea, anche i medici come protagonisti del cambiamento". In questa direzione Fimmg ha rivolto un ringraziamento al ministro Speranza e "alla sua grande capacità di ascolto" e sollecitato "interventi immediati, già nella prossima Finanziaria, finalizzati alla partecipazione della medicina generale al potenziamento del territorio". Ciò perchè i medici "sono stanchi, arrabbiati e sfiduciati". Se la sanità pubblica, avverte infatti Scotti, "continua ad essere marginalizzata perché le procedure, la programmazione e gli interventi non sono coerenti con i reali bisogni di assistenza sanitaria, emerge sempre di più la nuova sanità 'sostitutiva' fatta di committenza, assicurazioni, fondi sanitari".

Rispetto poi alla proposta di istituire le Case di comunità, queste, afferma Scotti, "possono essere l'hub funzionale del confronto, in presenza o a distanza, del medico di famiglia, come specialista della persona che si coordina con le altre figure professionali per organizzare i percorsi assistenziali per i pazienti a particolare complessità e ne ricava disponibilità in strumenti e personale che però a loro volta siano il potenziamento degli spoke rappresentati dai nostri studi di prossimità presenti sul territorio. Solo così - sottolinea - potremo parlare di vero potenziamento, di vero investimento".

Tuttavia, al contrario, evidenzia il segretario Fimmg, "sembra che la discussione, più che riferirsi al contenuto della risposta ai bisogni assistenziali dei nostri pazienti, si limiti a ragionamenti di mera edilizia sanitaria e su un sottinteso disinvestimento nel territorio, grazie alla diminuzione del numero di medici disponibili per numero di pazienti e, conseguentemente, all'impoverimento dell'offerta di prossimità". E ancora: "Non possiamo non porre alle Regioni - afferma il segretario Fimmg - la domanda delle domande: che fine hanno fatto i 235 milioni da investire in diagnostica negli studi della medicina di famiglia? Forse qualcuno sta già pensando di investirli negli hub?"

Scotti ha infine ribadito l'importanza del rinnovo della convenzione di settore: "La Fimmg è pronta ad andare avanti e a confermare, a chi avesse dubbi, che la Convenzione è l'atto da cui tutti i medici di medicina generale si debbono sentire dipendenti e quindi si chiarisca - conclude - quello che è esigibile, ma si chiariscano anche quelle che sono le responsabilità e le tutele di chi ha la governance".


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