Lavoro e professione

Riforma delle pensioni, la dirigenza medica costretta a stare a guardare

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Nel corso degli ultimi anni il tema della dirigenza pubblica è stato al centro del dibattito parlamentare e fonte di interventi normativi che hanno rinforzato ed aumentato le responsabilità e le funzioni di questo importante settore pubblico.
Nel corso degli ultimi anni gli interventi normativi hanno spesso riguardato altresì le condizioni per il conferimento degli incarichi dirigenziali delle amministrazioni pubbliche statali, il sistema delle scuole di formazione pubblica della dirigenza, ma anche i limiti del trattamento economico e soprattutto interventi negativi sul fronte pensionistico. Nell'ambito delle misure di contenimento della spesa pubblica è stato introdotto, dal 1° maggio 2014, un limite massimo retributivo per tutto il personale pubblico. Ma accanto a questa condizione di limitazione stipendiale si è intervenuto diverse volte a colpirne i trattamenti previdenziali. Basti ricordare le varie diposizioni finanziare, bocciate peraltro dalla Corte Costituzionale, che hanno, in diverse occasioni, introdotto i vari contributi di solidarietà taglieggiando le cosiddette “ pensioni d'oro ” . Pensioni, ricordiamo, costruite con abbondanti contributi di tutta una vita lavorativa. Per non pensare al taglieggiamento previsto per le pensioni di reversibilità che colpiscono i nuclei familiari dove anche il coniuge superstite lavora.
Ma nonostante le varie sfaccettature che il sistema previdenziale propone per una sua eventuale verifica o riforma, le rappresentanze sindacali di questa importante categoria restano assolutamente assenti. Vengono chiamate dal Governo alle trattative solamente le Confederazioni : Cgil, Cisl, Uil. Eppure a rappresentare la dirigenza , ( circa 180 mila figure professionali ) esistono ottime e valide Confederazioni espressione dell’ importante settore pubblico e di significativi numeri di aderenti. Solamente in campo sanitario, il più vasto per la presenza di circa centotrentamila dirigenti, ben trentatremila medici sono rappresentati dalla Cosmed che accomuna le diverse sigle specialistiche del settore ( Anaao Assomed, Aaroi-Emac, Fvm, Fedirets Anmi, Assomed-Sivemp Fpm,Aiic ,Andprosan), e in parte anche dalla Confedir ( Pro Dir Med = dirigenti della sanità, Umi = dirigenti medici del SSN, Federspev = sanitari pensionati e vedove, Dirstat = pubblico impiego, Udir = presidi e dirigenti scolastici, Cser = enti di ricerca ). Tutte queste figure sono assenti da qualunque trattativa sul tema previdenziale prevista nelle prossime settimane. Trattativa che al fine di rendere più flessibile , dal 2023, la legge Fornero, affronterà il capitolo importantissimo del sistema di calcolo previdenziale, della flessibilità in uscita e dell’età pensionabile, delle proposte su i giovani e le donne, e il tema, ancora aperto, della previdenza complementare.
Appare opportuno che il Governo, ed in particolare il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenga a sanare questa evidente stortura istituzionale, che pone fuori proprio il settore più importante del pubblico impiego dal confronto sul proprio stesso futuro.


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