Lavoro e professione

Draghi pensa alle pensioni: le proposte sotto esame e le altre possibili vie

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Nonostante la caduta del suo Governo, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha continuato a operarsi a favore degli italiani. Faceva parte del suo programma, e lo ha mantenuto con l’approvazione di un decreto Aiuti bis finalizzata a un recupero economico sia dei lavoratori sia dei pensionati taglieggiati dall’inflazione. A due mesi dalle elezioni, pur soggetto a poteri limitati come prevede la formula della mera gestione degli Affari correnti, il Governo dimissionario ha affrontato le riforme necessarie per affrontare quello dallo stesso Draghi definito "un autunno difficile", per le famiglie e per le imprese. Tra le novità esposte è stato inserito, in attesa di un’eventuale prossima riforma, con tendenza abrogativa della legge Fornero, sollecitata dalla destra e in parte già discussa con le organizzazioni sindacali e datoriali, un intervento favorevole ai pensionati. Nel decreto Aiuti bis il ministro dell’Economia Daniele Franco ha proposto, nell’ultimo incontro con i sindacati e sembrerebbe che abbia avuto il loro consenso, la possibilità di anticipare a settembre di quest’anno la "perequazione" delle pensioni, cioè la formula con cui sulla base dell’inflazione calcolata dall’ Istat a fine d’anno vengono rivalutate le pensioni in pagamento dal 1° gennaio dell’anno successivo. Il procedimento favorirebbe il recupero dell’inflazione, che viaggia ormai verso il 10 per cento, almeno in parte, per i trattamenti degli ultimi 4 mesi dell’anno e per la tredicesima. Una boccata d’ossigeno per i tanti pensionati sempre più vicini ai livelli di povertà.
Ma l’anticipo potrebbe, per ridurre l’importo del suo costo, invece essere calcolato non sulla base di tutta l’inflazione reale, ma a partire dall’inflazione acquisita, ossia quella che a giugno era del + 6,2 %. Oppure utilizzando l’inflazione programmata per il 2022 (+ 5,8 % è il dato inserito nell’ultima legge di Bilancio). Anche in questo caso però i tecnici del Mef dovrebbero stanziate una somma che non scenderebbe sotto i 4-5 miliardi. Per ovviare a questo problema, i ministri avrebbero previsto di rivedere, ancora una volta, i criteri della rivalutazione. In base alle regole in vigore l’indicizzazione non si applica infatti allo stesso modo a tutte le pensioni, ma esiste un meccanismo che innalza in maniera piena solo le pensioni più basse, mentre quelle di importo superiore vengono rivalutate in maniera parziale, secondo lo schema che segue:
• del 100 % se di importo fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (che per il 2022 è pari a 524,34 euro);
• del 77 % tra 4 e 5 volte il minimo;
• del 52 % tra 5 e 6 volte il minimo;
• del 47 % tra 6 e 8 volte il minimo;
• del 45 % tra 8 e 9 volte il minimo;
• del 40 % se di importo superiore a 9 volte il minimo.
Se questo intervento potrebbe lenire, anche se solo in parte la sofferenza dei pensionati resta da valutare, con attenzione, altre possibilità.
Accanto alla riduzione del carico fiscale sul lavoro prevedibile con la riduzione del così detto cuneo contributivo, appare assolutamente necessario rivedere, l’attuale tassazione delle pensioni, prevedendo, per i pensionati, anche se in parte, l’abbandono del mito del sistema della progressività.
Una forma di sostegno ai pensionati potrebbe essere quella di introdurre quanto, ad esempio, già in vigore in Germania, che prevede il trattamento fiscale solamente sul 50% del suo importo. Si manterrebbe comunque, sul restante 50% del trattamento, il criterio della progressività delle aliquote così come previsto nel nostro ordinamento ordinario.
Verrebbe, così, realizzato un recupero del potere d’acquisto anche per i pensionati su cui l’intervento sul cuneo previdenziale non può essere esercitato non avendo, in atto, più forme di contribuzione né individuali né datoriali.


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