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Oncologia/ Il Cipomo Day guarda alla collaborazione con la medicina di famiglia per il dialogo ospedale-territorio

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Dare risposte ai malati di tumore modulandole sulle differenti esigenze di una patologia che, grazie ai progressi della medicina tende sempre di più a cronicizzarsi. Pazienti ai quali garantire continuità assistenziale dall’ospedale al territorio, affinché non si sentano abbandonati durante i percorsi di follow-up, guarigione o nella fase più delicata delle cure palliative. È questa una delle nuove sfide dell’oncologia che richiede una riorganizzazione assistenziale basata su una forte sinergia tra oncologi ospedalieri e medici di medicina generale. Un "ponte" tra ospedale e territorio che deve avere fondamenta solide.
Parte da qui la Seconda edizione del Cipomo Day, dal titolo "Il tempo della transizione" - organizzato il prossimo 12 novembre in versione virtuale in tutta Italia dal Collegio italiano primari oncologi ospedalieri in collaborazione con la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri.
Un evento pressoché unico nel suo genere: è infatti una delle prime volte che viene organizzata un’occasione di confronto costruttivo tra specialisti oncologi e medici di medicina generale. L’obiettivo è far emergere da un lato le esigenze della medicina territoriale nell’affrontare le problematiche oncologiche sul territorio, dall’altro è individuare le modalità di integrazione con gli specialisti ospedalieri affinché venga facilitato il percorso di presa in carico del paziente.
«Si parla tanto di integrazione ospedale territorio – dichiara Luigi Cavanna, Presidente del Cipomo – e, per perseguirla, sono preziose le occasioni di confronto costruttivo tra specialisti oncologi e Medici di famiglia. Ecco perché con il Cipomo Day, in maniera pionieristica, abbiamo voluto con forza dare vita ad un evento che ha proprio questo obiettivo: solo attraverso la collaborazione tra oncologi e i Medici di famiglia è possibile capire come mettere a terra le strategie necessarie a dare risposte a questi differenti bisogni».
Ogni giorno in Italia oltre mille persone ricevono una diagnosi di tumore maligno e nel nostro Paese vivono oltre 3 milioni e 600 mila persone con tumore: «Una categoria di pazienti estremamente eterogenea – spiega il Presidente del Cipomo – che annovera persone già guarite o che stanno intraprendendo un percorso verso la guarigione e quindi sottoposte a terapie chiamate "neoadiuvante" o "adiuvante". Pazienti in follow up e anche quanti invece devono combattere con un tumore metastatizzato, la cui guarigione diventa molto più difficile da raggiungere. Tutte persone con bisogni estremamente diversi che hanno come unico e solo punto di riferimento le oncologie delle strutture ospedaliere».
Questo non è più sufficiente: «Dobbiamo capire come governare questo necessario percorso di ‘transizione territoriale’ – aggiunge il prof Cavanna – come gestire il passaggio di consegne ospedale-territorio in maniera coordinata e di collaborazione continuativa tra specialista, medico di medicina generale e un domani l’oncologo che andrà sul territorio».
E i numeri del cancro confermano la necessità di questa sinergia. In Italia la mortalità per tumore nel 2021 è in riduzione, con una stima di 181.330 decessi nel 2021 (100.200 uomini e 81.100 donne), con un calo di 1.870 morti rispetto all’anno precedente. Anche i tassi di mortalità per tutti i tumori nel nostro Paese sono decisamente più bassi rispetto alla media europea, e nel corso degli ultimi 6 anni sono diminuiti del 9.7% negli uomini e dell’8% nelle donne. Dati molto incoraggianti si sono registrati in particolare per il tumore dello stomaco (-18.4% negli uomini e -25% nelle donne) e del colon-retto (-13.6% e -13.2% rispettivamente in uomini e donne). Per il tumore del polmone si assiste a una riduzione del tasso di mortalità del 15.6% negli uomini mentre, al contrario vi è un aumento del 5% nelle donne.
«I numeri – conclude Cavanna – evidenziano come l’impegno degli oncologi italiani nella clinica e nella ricerca stia dando notevoli risultati e confermano la necessità di una unità di intenti con una collaborazione più estesa e stringente con colleghi di altre discipline e segnatamente con i colleghi di medicina generale».
«Collaborazione è la parola chiave – conferma il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – che si declina nella sinergia tra professionisti, nell’integrazione tra ospedale e territorio, nella continuità delle cure, per una presa in carico a tutto tondo della persona. È giusto e positivo anche per la riuscita della terapia che il paziente trovi tutte le migliori competenze e prestazioni professionali laddove gli servono, sul territorio, e quando gli occorrono, senza tempi di attesa».
Il convegno si articola in 3 tavole rotonde, ognuna per macroarea nazionale (Nord, Centro, Sud), condotte dai presidenti del Cipomo Day: Cinzia Ortega, Rosa Rita Silva e Paolo Tralongo. Saranno, analizzate e individuate le soluzioni da proporre per superare le criticità nel percorso di integrazione ospedale-territorio. L’obiettivo finale è elaborare per ogni macro area dei "take home message" e redigere un documento che rappresenterà la base per l’applicazione nella pratica clinica di quanto emerso.


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