Lavoro e professione

Salute mentale: Dipartimenti a mani nude, appello a Mattarella e Meloni per evitare nuove tragedie

S
24 Esclusivo per Sanità24

La morte di Barbara Capovani è "una tragedia a fronte della quale non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi". C'è "bisogno di nuovi strumenti, sia dal lato sanitario che della Giustizia, senza continuare a lasciare a mani nude migliaia di operatori". Lo scrivono, in una lettera appello inviato, tra gli altri, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oltre 100 direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale in merito alla psichiatra uccisa da un ex paziente.

Ecco il testo integrale della lettera che ha ricevuto anche il supporto e la condivisione di circa 2mila psichiatri pubblici e privati.

"Il dramma di Barbara Capovani, responsabile dell’SPDC dell’Azienda USL Nord Ovest Toscana, aggredita, come ritenuto dalla polizia, da un paziente con diversi precedenti penali, vede in primo luogo la vicinanza dei direttori dei dipartimenti di salute mentale italiani alla collega psichiatra, in fin di vita, alla famiglia, ai suoi affetti e a tutti gli operatori che hanno lavorato al suo fianco.Si tratta di una tragedia a fronte della quale non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi.Certamente va affrontato in generale in modo incisivo il tema delle aggressioni agli operatori sanitari,ma c’è anche un tema specifico del rapporto tra salute mentale e giustizia fino ad oggi nascosto sotto il tappeto.

La stessa Corte Costituzionale con la sentenza 22/2022, ha chiesto al Parlamento di intervenire, così come noi stessi Direttori di Dipartimento di Salute Mentale abbiamo recentemente diffuso una lettera appello a tutte le Istituzioni per affrontare le gravi criticità dei nostri servizi territoriali ed ospedalieri. Due richieste, ad oggi senza risposte.C’è bisogno di rivedere, dopo la giusta chiusura degli OPG, l’attuale situazione critica di risposte della società ai pazienti psichiatrici, o così ritenuti tali, che commettono reati, che sta riversando su chi lavora nei reparti di psichiatria e nelle Rems, problematiche, in particolare relative a quelle persone che manifestano manifestazioni aggressive incoercibili che non possono essere gestite con iniziative solo sanitarie.

I gravi disturbi di personalità antisociali, che commettono reati o che evidenziano condizioni pericolose di violenza sono da affrontare e gestire attivando percorsi specifici di massima sicurezza che garantiscano cure appropriate ma anche l'incolumità e la protezione di chi lavora, come avviene in tutti i paesi del mondo civile.C’è bisogno di una nuova progettazione e rivalutazione della salute mentale in carcere.C'è necessità di rivedere le norme sulla semiinfermità e sulla non imputabilità.C’è bisogno di nuovi strumenti, sia dal lato sanitario che della Giustizia, senza continuare a lasciare a mani nude migliaia di operatori. Anche perché la vicenda di Barbara non debba riguardare in futuro altri operatori.

Rimaniamo in attesa di un cenno di riscontro".


© RIPRODUZIONE RISERVATA