Lavoro e professione

Farmacista Ssn, una professione strategica che risparmia risorse nelle aree di spreco

di Roberta Di Turi*

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24 Esclusivo per Sanità24

In un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti, che sempre più delega al privato l’assistenza per la salute dei propri cittadini, c’è una professione, misconosciuta ai più, che agendo da cerniera tra prescrittori e pazienti diventa strategica per lo Stato, monitorando e governando una spesa farmaceutica che si aggira sul 2% del Pil Italiano, riducendone aree di spreco. La professione del Farmacista SSN (ospedaliero e territoriale) sembrerebbe fondamentale per la stessa tenuta del sistema sanitario, ma si svolge invece in assenza di riferimenti normativi lineari e con i consueti organici ridotti ed esausti del Servizio Sanitario Nazionale.
Un ruolo strategico dunque, che i dirigenti farmacisti del SSN esercitano in pochi (2.852, quasi tutte donne) gestendo 16 macroaree per 106 linee di attività ospedaliera e 16 macroaree per 97 linee di attività farmaceutica territoriale. Ce ne vorrebbero almeno 8500, considerato che controllano e governano la gran parte dei 32,2 miliardi di spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) grazie alle attività di farmacovigilanza, farmacosorveglianza, appropriatezza prescrittiva e allestimento in dosi unitarie all’interno delle Unità di allestimento dei farmaci antitumorali. Dati i numeri diventa oggi più che mai necessario ripensare e ridefinire gli orizzonti della Professione del dirigente farmacista del SSN, anche alla luce della continua e crescente evoluzione tecnologica in campo sanitario, con la conseguente commercializzazione di farmaci innovativi e dispositivi medici sempre più complessi e costosi.
Come ha dichiarato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani agli Stati Generali SINAFO da poco conclusi a Roma “L’innovazione e l’evoluzione del perimetro della professione del farmacista l’abbiamo toccata con mano durante la pandemia. Dobbiamo essere bravi come Paese e come Europa a capitalizzare il post covid. Che ha comportato l’investimento di dieci miliardi di dollari in ricerca con un’accellerazione tecnologica impressionante. Ora dobbiamo abbracciare il cambiamento col quale il farmacista deve convivere, facendo da ponte tra cittadino e medico in un sistema che cambia. Le competenze scientifiche e regolatorie dovranno essere sempre più ampie, per misurare non solo la sopravvivenza ma anche la qualità della vita dei pazienti, senza perdere di vista il controllo dei costi”.
Il farmacista ospedaliero e dei servizi territoriali dovrà dunque sempre più confrontarsi con le sfide delle innovative terapie sartoriali, con quelle dell’Intelligenza Artificiale, con l’autonomia differenziata delle regioni e la diversità dei modelli organizzativi, con il trasferimento tecnologico e l’interpretazione dei dati globali, ad esempio sull’antibiotico resistenza, con la collaborazione etica pubblico-privato, con la necessaria alfabetizzazione sanitaria diffusa della popolazione, come sottolinea da tempo Annalisa Mandorino, Segretario Generale di Cittadinanza Attiva.
In questo scenario in movimento che richiede competenze alte e specifiche, la fase di formazione diventa indispensabile. Non solo dei farmacisti, ricorda il Presidente dei direttori delle scuole di specializzazione di farmacia ospedaliera Nicola Realdon , ma una riforma organica completa di tutti coloro che lavorano nel servizio sanitario nazionale.
Questioni etiche, formative, normative, cliniche, di controllo. Ma, come sottolinea la presidente SIFACT (Società Italiana di farmacia clinica e terapia) Francesca Venturini, in Inghilterra c’è un farmacista per ogni 7 posti letto, in Italia oscilliamo tra i 35 posti letto e i 15 nelle situazioni migliori. E gli indicatori economici dell’utilità degli interventi dei farmacisti pubblici in termini di risparmio/benefici non ci sono. Mentre è sicuro che in Italia operano con una legislazione che risale al secolo scorso e con organici ridotti all’osso, cui mancano almeno 7000 unità.
Possiamo garantire qualità del servizio, puntare ad un sistema sanitario equo, efficace, efficiente. Ma per farlo abbiamo bisogno di focalizzare l’attenzione sulle strutture e sulla dotazione di organici sufficienti per assicurare un adeguato livello del servizio, che porta beneficio in molte aree. Organici adeguati e preparati, con una iperspecializzazione ulteriormente approfondita, che si fa sul campo e nel territorio. Dobbiamo cambiare i percorsi della formazione che è oggi inequivocabilmente farmacia clinica e va declinata nelle due specializzazioni ospedaliera e territoriale. Dobbiamo essere in grado di organizzare i servizi con la barra dritta, colmando una vacatio legis invalidante. La nostra è un’offerta di prestazioni documentabili, certificabili e, si auspica, remunerabili.

*Segretario Generale del Sindacato Farmacisti SSN Sinafo e Direttore Dipartimento dei Servizi – UOC Farmacia Ospedaliera ASL Roma 3


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