Lavoro e professione

La denuncia delle 30 società scientifiche Fossc: "crisi di sistema", Meloni intervenga. Le stime: mancano 30mila medici, 70mila infermieri e 100mila posti letto

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24 Esclusivo per Sanità24

In Italia mancano 30.000 medici ospedalieri, 70.000 infermieri e circa 100.000 posti letto. A lanciare l'allarme è il Forum delle 30 società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari (Fossc) che chiede alla presidente del consiglio Giorgia Meloni provvedimenti urgenti per salvare gli ospedali a cominciare dalla "completa revisione dei parametri organizzativi degli ospedali sanciti dal decreto ministeriale 70/2015. "L’obiettivo - spiegano dal Forum - è porre un argine al progressivo depotenziamento della sanità. La crisi del sistema è nei numeri". Che sono questi, secondo i dati messi in fila dalle società scientifiche: in 10 anni, tra 2011-2021, in Italia sono stati chiusi 125 ospedali, ben il 12%. Nel 2011 tra pubblici e privati erano 1.120, per diminuire a 995 nel 2021, con un taglio più marcato per le strutture pubbliche (84 in meno).
In un solo anno secondo la Fossc sono stati eliminati quasi 21.500 posti letto, incrementati solo per affrontare i mesi più duri della pandemia: nel 2020 erano 257.977, per poi scendere a 236.481 nel 2021. Mancano almeno 30mila specialisti ospedalieri: sono circa 130mila, 60mila in meno della Germania e 43mila in meno della Francia. Tra medici neolaureati e specializzandi, più di 1.000 l’anno vanno all’estero per stipendi e condizioni di lavoro "nettamente migliori". In particolare, nei Pronto soccorso mancano 4.200 camici bianchi (in sei mesi, da gennaio a luglio 2022, se ne sono dimessi 600, circa 100 al mese). Inoltre mancano circa 70.000 infermieri.
Infine, i conti: la previsione della spesa sanitaria sul Pil per il 2023-2026 - attacca ancora la Fossc - registrerà già nel 2024 il ritorno al 6,3% rispetto a una media dell’8,8% dei 37 Paesi dell’Ocse e del 10% circa di Francia e Germania. «La crisi del sistema ospedaliero, a causa delle politiche deliberatamente anti ospedaliere dei precedenti Governi, paradossalmente ignorata dal Pnrr, è innegabile e ha raggiunto livelli di tale criticità da creare per la prima volta in tutti noi un enorme problema deontologico - afferma Francesco Cognetti, coordinatore del Forum -. Il ministro Schillaci sta facendo la sua parte ed è finalmente in procinto di istituire un Tavolo tecnico di confronto ma esiste un problema di risorse. Non siamo più disposti ad assecondare, a scapito dei nostri doveri morali, le scelte politiche sbagliate che da anni stiamo subendo come medici, con conseguenze estremamente dannose per i nostri 15 milioni di pazienti. Per questo chiediamo al Presidente Meloni di adottare provvedimenti urgenti».
"Abbiamo appreso con estremo interesse le intenzioni del Presidente del Consiglio di voler cambiare l’indirizzo e i campi d’applicazione del Pnrr – affermano le 30 Società scientifiche riunite in Fossc -. Riteniamo che questa sarebbe un’occasione unica per la sanità di impiegare una quantità cospicua di fondi già devoluti alla medicina territoriale e destinati purtroppo a non raggiungere i risultati attesi, proprio per l’estrema carenza di personale medico ed infermieristico. Non bastano le 1.350 Case di Comunità previste dal Pnrr a risolvere i problemi della sanità, se non si affrontano i nodi centrali della crisi profonda degli Ospedali e delle risorse per il reclutamento del personale. Nel caso sia impossibile stornare queste risorse economiche dal Pnrr, si dovrà necessariamente provvedere altrimenti. Anche l’Ocse si è dichiarata molto preoccupata per nuove crisi sanitarie nei Paesi che investono minori risorse in sanità e per l’Italia prevede "un investimento pari ad almeno l’1,4% in più rispetto al Pil 2021", che equivale a un aumento annuo di ben 25 miliardi di euro".
Il Dm 70 del 2015 ha determinato standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell’assistenza ospedaliera senza alcuna considerazione di quelli che erano già allora i parametri vigenti negli altri Paesi europei – continuano le società scientifiche -. Tutto ciò "ha inevitabilmente prodotto un’estrema debolezza del nostro sistema ospedaliero, acuita dalla pandemia. In queste condizioni sarà impossibile attuare ciò che è previsto dal Pnrr sulla medicina territoriale. Non basta la costruzione di nuovi edifici, come le Case di Comunità, che non rispondono affatto all’idea di prossimità delle cure e rischiano di restare cattedrali nel deserto senza alcun collegamento con l’ospedale. Il numero di posti letto di degenza ordinaria deve crescere ben oltre i 350 per 100.000 abitanti odierni fino a raggiungere almeno la media europea di 500. Anche il numero di posti letto di terapia intensiva deve superare i 14 posti letto, peraltro rimasti sulla carta e mai raggiunti, per arrivare almeno a 20-25 per 100.000 abitanti. In questa situazione riteniamo sia impensabile distrarre personale dai nosocomi verso le strutture territoriali previste dal Pnrr, cioè Case od Ospedali di Comunità".
Il Servizio sanitario nazionale è sempre meno pubblico e la partecipazione dei privati cittadini alla spesa sanitaria è divenuta via via sempre più imponente fino a raggiungere lo scorso anno la cifra di 37 miliardi, con un numero inferiore di strutture ospedaliere e personale, senza un potenziamento adeguato del territorio. "Dobbiamo abbandonare definitivamente tutte le politiche di deospedalizzazione che hanno colpito il settore negli ultimi 40 anni – sottolineano le Società scientifiche -. Bisogna assumere un numero consistente di medici e infermieri, per potenziare gli ospedali. Inoltre, va frenato l’esodo di neolaureati, che per specializzarsi vanno all’estero, e il prepensionamento di molti medici, cui vanno garantiti stipendi migliori per evitare, per esempio, la fuga dai Pronto soccorso. Va risolto anche il vergognoso problema dei medici gettonisti, che rappresentano la risposta disperata a una drammatica carenza di personale, ma in questa situazione anche ciò è difficilissimo. I gettonisti sono mandati "allo sbaraglio" nei Pronto soccorso attraverso le assunzioni in cooperative private che contraggono rapporti con molti ospedali e con emolumenti doppi o tripli rispetto ai colleghi strutturati anche da molti anni. L’effetto di questa situazione, che sembra ormai incontrollabile, oltre a produrre un enorme esborso di risorse pubbliche, rappresenta un incentivo all’esodo dei dipendenti ospedalieri e può causare effetti dannosi incalcolabili per i pazienti".
Il Pnrr prevede un investimento sanitario improntato su due grandi voci: edilizia e tecnologia. "Costruire muri, però, non significa avere ospedali, che richiedono personale e competenze che non ci sono – sottolineano le 30 Società scientifiche di FoSSC -. Va superata la storica dualità fra ospedale e territorio, a favore di un unico sistema di servizi interconnesso, continuo e complementare. Il vero e proprio ospedale deve estendersi funzionalmente anche alle realtà sanitarie territoriali. Ciò che è territoriale deve essere considerato pre e post-ospedaliero, in una visione integrata delle due realtà. La recente Conferenza della Sanità del G7, che si è svolta in Giappone, ha prodotto un Documento finale in cui viene rilanciato l’impegno a rafforzare i sistemi sanitari – concludono le Società Scientifiche -. Anche Papa Francesco e il Presidente della Repubblica hanno più volte dichiarato la loro viva preoccupazione, lanciando moniti e raccomandazioni per sostenere il sistema sanitario pubblico. Ci auguriamo che il Governo ascolti i clinici che ogni giorno curano i cittadini negli ospedali".


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