Lavoro e professione

Specialistica tra sfide e opportunità: ai giovani medici dico che il futuro sarà più roseo

di Antonio Magi *

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24 Esclusivo per Sanità24

Il futuro dei giovani specialisti ambulatoriali all’interno del Ssn possiamo immaginarlo caratterizzato da una serie di sfide e opportunità. Tra le prime vi è la necessità di rispondere alle crescenti esigenze di salute della popolazione che è sempre più anziana e con patologie croniche come malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Queste patologie, lo sappiamo, richiedono un'assistenza continua e complessa che può essere erogata in modo più efficace ed efficiente in contesti ambulatoriali e, quando possibile, al domicilio del paziente.
Tra le opportunità, vi è la necessaria integrazione tra ospedale e territorio per garantire un’assistenza sanitaria continuativa e di qualità ai pazienti, collaborando con altri professionisti della salute come medici ospedalieri e infermieri all’interno di equipe multi professionali e multi disciplinari.
È del tutto evidente che il lavoro in équipe può esser svolto anche in ambulatori, centri di salute, case di comunità o in altre strutture del territorio.
Oggi la medicina specialistica, ambulatoriale ma anche ospedaliera, è sempre più orientata alla prevenzione e alla cura personalizzata. Caratteristiche queste che richiedono competenze e tecnologie avanzate: ed è sempre più multidisciplinare. Questo significa, come abbiamo visto, che ai giovani specialisti è richiesto di collaborare con altri professionisti sanitari: medici ospedalieri, Mmg, psicologi, infermieri, farmacisti e biologi. Collaborazione che può essere vista come strumento di crescita.
I giovani specialisti ambulatoriali che sono preparati e aggiornati, che investono tempo e denaro nella formazione continua e nelle nuove tendenze della medicina specialistica, hanno buone possibilità di trovare lavoro e di costruire una carriera di successi professionali. Riconosco che queste possano suonare utopiche considerate le criticità che frenano il nostro Ssn e le migliaia di sanitari, medici e non, che quotidianamente e nonostante tutto ci lavorano con professionalità e dedizione: carenze di risorse e personale, stipendi inadeguati, scarsezza di dotazione tecnologica, carichi di lavoro eccessivi, stress e burnout, burocrazia, deterioramento del rapporto medico-paziente che spesso sfocia in episodi di aggressione verbale e fisica.
Inoltre non possiamo negare che al 31 dicembre del 2025 mancheranno 40mila medici, ovvero un terzo di tutti i medici del Servizio sanitario nazionale a causa di scelte scellerate compiute negli ultimi vent’anni, dettate da esigenza di cassa senza tener conto dei reali bisogni di salute del Paese. Quello che viviamo oggi è sicuramente un momento congiunturale molto difficile. Il mondo è una polveriera che condiziona tutto.
Eppure, in prospettiva, ritengo che in Italia per i medici ci saranno stipendi migliori, sicuramente adeguati e un’organizzazione sanitaria più snella ed efficiente. Per questo suggerisco sempre ai giovani che iniziano il loro percorso nel Servizio sanitario nazionale – e l’ho ribadito in un incontro organizzato a Roma nell'ambito dell’evento "Welfair, la nuova fiera del fare Sanità" – di non mollare, perché le prospettive nel medio periodo saranno sicuramente più rosee rispetto alle attuali.
La situazione cambierà, e lo farà in positivo, sia semplificando le modalità di accesso sia rendendo il professionista "più professionista e meno impiegato" grazie a un’organizzazione del servizio differente, meno burocratica. Certo il ruolo della politica, che dovrà scegliere e programmare, sarà fondamentale perché le cose da sole non migliorano, anzi, se lasciate andare peggiorano.

* Segretario generale Sumai Assoprof


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