Lavoro e professione

Dopo lo sciopero: Di Silverio (Anaao) e Quici (Cimo) rispondono alla doccia fredda di Schillaci. Mano tesa al ministro ma «la protesta continua»

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24 Esclusivo per Sanità24

«Siamo stupiti e meravigliati dalle dichiarazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci, all’indomani del grande successo dello sciopero dei medici e dirigenti sanitari». Così Pierino Di Silverio, Segretario nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, in seguito all'intervista rilasciata dal ministro al Corriere della Sera. «Ci appare doveroso replicare senza alcun intento polemico, ma entrando nel merito di tutti i punti toccati nell’intervista. A iniziare dal finanziamento per la sanità previsto nella manovra economica per il 2024. Ognuno – dichiarano Di Silverio e Quici – può avere il proprio punto di vista, ma i numeri sono oggettivi e parlano chiaro. La manovra mette a disposizione 3 miliardi di cui 2,3 destinati a un rinnovo contrattuale che, facendo parte i medici e dirigenti sanitari della pubblica amministrazione, prevederà un aumento del 5.78%, ben 10 punti al di sotto del tasso inflattivo. E non sarà un piccolo anticipo, come dichiarato dal ministro, a cambiare le cose, considerato che com’è ovvio tale anticipo sarà poi decurtato dall’aumento che vedremo al momento del rinnovo del contratto. Tra l’altro, l’anticipo degli aumenti contrattuali previsto dal Ministro Zangrillo è stato adottato solo in due Regioni.
«Ricordiamo inoltre - proseguono - che il contratto 2019-2021, pre-firmato a settembre, deve ancora essere licenziato dal Consiglio dei ministri e dovrà poi passare al vaglio della Corte dei Conti. A fare presto quindi dovrebbe essere il Governo perché se non si licenzia quello attuale non si potrà procedere alla discussione del nuovo. Ed evidenziamo anche che le trattative per il rinnovo del Ccnl 2022-2024 inizieranno con il comparto della sanità, ritardando quindi ulteriormente di almeno un altro anno l’adozione di quello della dirigenza. Puntare poi – dichiarano Di Silverio e Quici - su un aumento economico basato sul lavoro straordinario, quando i medici e i dirigenti sanitari già lavorano 60 ore a settimana e hanno 5 milioni di giornate di ferie arretrate per sopperire alle carenze di personale, non ci sembra il modo migliore né per risolvere il problema delle liste d’attesa né per rendere appetibile la professione, come ha più volte dichiarato il Ministro stesso. Piuttosto contribuirà allo svuotamento già in atto degli ospedali. Per questo chiediamo che quelle risorse vengano destinate all’aumento o alla detassazione di una parte della retribuzione».
I due leader sindacali si dicono anche «meravigliati che nelle sue dichiarazioni il Ministro non abbia citato uno dei suoi cavalli di battaglia, e cioè la depenalizzazione dell’atto medico, che un disegno di legge della Lega intende affossare nel peggiore dei modi. Non possiamo poi ancora pronunciarci in merito alle novità annunciate in tema di revisione della norma sul taglio delle pensioni dei medici e all’intento di eliminare il tetto alla spesa sul personale su cui il Governo pare stia lavorando: finché non leggeremo i testi e il frutto di questo lavoro infatti non possiamo esprimere alcun giudizio, né in senso positivo né negativo».
E aggiungono: «Cercare inoltre - come abbiamo letto - di far emergere divisioni tra sindacati di categoria per giustificare i ritardi di una tornata contrattuale indipendenti dai sindacati stessi, ci appare poi poco attinente alla realtà e sinceramente pretestuoso. Le richieste dei sindacati sono comuni, i temi trattati dalle varie componenti anche, le motivazioni dello sciopero proclamato dalle altre sigle rappresentative della dirigenza medica e sanitaria per il 18 dicembre sono le stesse che hanno spinto in piazza Anaao Assomed e Cimo-Fesmed.
«Forse - commentano Di Silverio e Quici - le vere divisioni sono all’interno di un Governo che non ascolta quello che il ministro cerca di affermare da più di un anno e che noi condividiamo: noi siamo sempre stati dalla parte del ministro della Salute, e per questa ragione le dichiarazioni di oggi ci meravigliano. Investire sul Ssn vuol dire fare scelte coraggiose non solo in termini di stanziamento di risorse - ribadiamo che in questa congiuntura macroeconomica occorre fare i conti con le risorse (poche) che abbiamo a disposizione - ma soprattutto in termini di scelte strategiche e politiche che vanno in una direzione diversa. Continuare a investire sul privato e sul lavoro straordinario e contestualmente affermare che i medici, i dirigenti sanitari e gli infermieri sono merce rara da salvaguardare è una contraddizione in termini».
La conclusione: «Ci aspettiamo – dichiarano Di Silverio e Quici - che questi ultimi giorni che precedono la presentazione in Aula del Senato della legge di Bilancio possano vedere un riavvicinamento tra le parti imprescindibile per migliorare il nostro sistema di cure e dimostrare che davvero il Governo ha a cuore gli operatori sanitari e quindi i cittadini così come li abbiamo a cuore noi. In attesa di risposte certe, allora, continuiamo con la protesta perché è questa la richiesta che ci giunge dagli ospedali di tutta Italia. E le piazze di ieri, riempite di medici, dirigenti sanitari e infermieri arrabbiati ma non ancora rassegnati, ne sono la dimostrazione».


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