Lavoro e professione

Morti sul lavoro, le responsabilità di ministro e Regioni. Non serve la repressione ma occorrono personale qualificato, prevenzione e formazione

di Franco Ascolese * e Cosimo De Marco **

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24 Esclusivo per Sanità24

La tragedia di Firenze, ma anche di Afragola (dove un operaio 35enne è precipitato da un ponteggio in un edificio in ristrutturazione di via San Marco, lasciando la compagna e un figlio di tre anni), e ancora quella di Pratola Serra dove un operaio è morto schiacciato da un macchinario sono tragedie che non possiamo più tollerare. Ferite sociali laceranti per centinaia di famiglie di lavoratori. L’Ordine e la Commissione d’Albo (CdA) dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro Tsrm-Psrp di Napoli-Avellino-Benevento-Caserta sentono il dovere di esprimere innanzitutto solidarietà e cordoglio ai familiari delle vittime, persone che nell’esercizio di un loro diritto costituzionalmente riconosciuto, ogni giorno non fanno ritorno alle loro case. Affinché stragi come queste non si ripetano si ribadisce un impegno fattivo per il ruolo e la posizione di garanzia istituzionale che l’Ordine, in qualità di Organo sussidiario dello Stato, svolge a tutela della salute della collettività. Va sottolineato che spesso le istituzioni di governo rispondono in modo semplicistico alla carenza di ispettoricon nuove ed immediate modifiche legislative tendenti solo all’inasprimento delle pene e all’aumento delle sanzioni in termini numerici e non qualitativi. Un’improvvisazione che produce sistematicamente disastri legislativi come ad esempio il dualismo di competenze creato tra le Asl e l’Inl (Ispettorato nazionale del Lavoro) prevedendo per quest’ultimi un’assunzione di 1.500 unità in tutt’Italia. Una selezione aperta indistintamente anche a professioni e classi di laurea senza alcuna competenza in materia privi di una formazione di base attinente alle discipline in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro né muniti di apposita iscrizione ad un albo professionale, costringendo l’Ente Inl a dover sopperire con mesi di formazione obbligatoria, sicuramente non paragonabili ad un corso di laurea.
Il blocco delle assunzioni nelle Asl (in Campania ferme da decenni a causa del Piano di rientro sebbene la Regione sia in pareggio di bilancio per la Sanità dal 2013 e in altre regioni il blocco delle assunzioni trovi altre cause) negli anni ha creato una voragine territoriale con differenti sistemi di protezione e controlli, a scapito sempre dei lavoratori col perenne ed assordante silenzio da parte del ministero della Salute. Eppure gli infortuni e le malattie professionali sono una esclusiva questione di governo della salute. Alcuni nodi sono del tutto trascurati: serve infatti dotare tutti gli organici dei servizi di vigilanza preposti (Asl, Inl, Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, etc.), di personale Tpall (Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro), quale unica figura professionale riconosciuta “ope legis” dall’ordinamento universitario e giuridico vigente, dotata in concreto di competenze in materia di prevenzione, igiene e sicurezza dei lavoratori e che in quanto tale agisce in un contesto sanitario analizzando procedure organizzative di filiere produttive dal punto di vista tecnico, organizzativo e sanitario. Tecnici che con i dipartimenti di prevenzione delle Asl non si limitano ad accertare reati già consumati, bensì a promuovere buone pratiche e comportamenti virtuosi di lavoratori e imprese tesi a scongiurare a monte fatti di cronaca dagli esiti mortali mediante l’instillazione della cultura della prevenzione e sicurezza nelle realtà imprenditoriali con le quali si interagisce. Serve poi adeguare il personale al numero di aziende da controllare.
Attualmente in Italia ci sono 4.540.634 milioni di aziende attive (fonte Istat 2021) a fronte di appena 3.500 Tecnici della prevenzione che si occupano di vigilanza in materia di sicurezza. Nella regione Campania vi sono 367.475 aziende attive (di cui solo a Napoli vi sono 191.044), 1,6 milioni di occupati, a fronte di soli 93 Tecnici della prevenzione. Organici abbondantemente sottodimensionati, il cui incremento dovrebbe seguire il benchmarking dell’Unione europea che raccomanda un ispettore ogni diecimila lavoratori, ovvero 160 Tecnici della Prevenzione per la Campania (attualmente in Campania è di 1 ogni 17mila occupati ed in alcune Regioni, ne abbiamo addirittura uno ogni 39mila). Poi i controlli e la vigilanza che l’Ordine delle professioni sanitarie chiede di orientare non a una prospettiva meramente repressiva bensì in direzione preventiva così come auspicato da anni dalle evidenze degli studi scientifici, e dalle politiche internazionali europee.
La necessità è pertanto di migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali per essere in linea con l’approccio “zero vittime” (Vision Zero - Obiettivi della Commissione UE per il 2021-2027). Dobbiamo avere il coraggio di affermare e portare alla conoscenza di tutti che le sanzioni e le ispezioni generalizzate non producono alcun effetto sul medio e lungo termine sulla riduzione degli infortuni o delle malattie professionali. L’efficienza delle ispezioni negli ambienti di lavoro non può essere legata al loro numero, ma deve essere valutata anche in base al modo in cui migliora le conoscenze dei soggetti interessati e influisce sulle trasformazioni dell’atteggiamento e dell’organizzazione delle imprese in favore del miglioramento dell’ambiente di lavoro e quindi necessita ribadire con forza che le prime responsabilità sono del ministero della Salute, e in successione delle Regioni che hanno dimenticato il principio cardine della Prevenzione.

* Presidente Ordine Tsrm Pstrp di Napoli, Av Bn e Ce
** Presidente della Cda dei Tecnici della prevenzione Ordine Tsrm Pstrp di Na, Av, Bn, Ce


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