Lavoro e professione

Previdenza/ Primo trimestre 2024: meno pensioni Inps

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

L’Inps , a fine aprile, ha pubblicato l’osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento, relativo alle pensioni con decorrenza nel 2023 e nel primo trimestre 2024, con ultima rilevazione al 2 aprile 2024. L’Osservatorio sul monitoraggio del flussi di pensionamento, prodotto dall’istituto con cadenza trimestrale, consente di raccogliere dati che sono caratterizzati da un processo di elaborazione che prevede una serie di controlli allo scopo di individuare e superare incongruenze, anomalie ed errori sistematici o casuali che possono manifestarsi negli archivi amministrativi.
Il totale delle pensioni nel 2023 è stato di 819.236, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.206 euro. Quelle con accessi nel primo trimestre 2024 sono state 187.223, per un importo medio di 1.225 euro. Tali valori si riferiscono alle pensioni di vecchiaia, agli assegni sociali, alle pensioni anticipate, a quelle di invalidità e a quelle ai superstiti delle gestioni considerate. I nuovi assegni risultano particolarmente ridotti di numero a confronto con i dati dell’anno passato, verosimilmente collegati alle strette previdenziali messe in atto da governo. Opzione Donna, a seguito delle profonde modifiche riduttive ai criteri richiesti, sembra scomparire. Le quote sia 100, che aveva avuto un così grande effetto in passato e a cui oggi viene a mancare il personale interessato, sia 102 e 103 penalizzate fortemente con l’attribuzione del sistema contributivo, hanno mostrato un’attrazione limitata. Per la vecchiaia la spiegazione potrebbe essere legata all’uscita anticipata di buona parte delle coorti che quest’anno avrebbero raggiunto l’età di vecchiaia, grazie alle diverse quote. In pratica i lavoratori nati nel 1957 che avrebbero raggiunto nel 2024 l’età di vecchiaia potrebbero essere usciti nel 2019 a 62 anni avendo almeno 38 anni di contributi grazie a Quota 100.
In particolare, per quanto riguarda le singole categorie, le pensioni con decorrenza 2023 sono state: 312.878 pensioni di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 227.639 pensioni anticipate, 54.513 pensioni di invalidità e 224.206 pensioni ai superstiti. Nel primo trimestre 2024: 72.829 vecchiaia, 56.660 anticipate, 8.756 invalidità e 48.978 superstiti. Analizzando le singole gestioni, il Fondo pensioni lavoratori dipendenti ha totalizzato 350.948 pensioni nel 2023 e 86.031 nel primo trimestre 2024, seguono la Gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 129.423 e 18.905, Artigiani (89.325 e 21.182), Commercianti (78.785 e 17.906), Parasubordinati (44.536 e 9.752) e Coltivatori diretti, Coloni e Mezzadri (36.030 e 8.492). Gli Assegni sociali sono stati 90.189 nel 2023 e 24.955 nel primo trimestre 2024. I dati Inps parlano da soli evidenziando un progressivo affievolimento delle forme di flessibilità all’uscita dal mondo del lavoro, con evidente affermazione della riforma Fornero che non solo non è stata abolita ma assicura, come previsto correttamente dal Ministro di allora, una certezza ai conti pubblici. I trattamenti richiesti calano sia nel privato, meno 7 per cento, ma soprattutto nel pubblici , meno 16 %, e sia per gli uomini e per le donne. Per quest’ultime addirittura si registra un meno 26 per cento nel privato e un meno 18 per cento per cento nel pubblico.
La gestione dove si è registrato il calo più consistente negli accessi al pensionamento è quella, infatti, dei dipendenti pubblici. I trattamenti liquidati sono scesi da 29.059 a 18.905 (-34,94%) con un rallentamento riscontrato per gli assegni di vecchiaia, per quelli anticipati e soprattutto per le invalidità (da 1.192 a 225 pensioni) e i superstiti (da 11.076 a 4.602).
Per i 10.287 trattamenti anticipati erogati nel pubblico impiego (in calo del 16,3% sullo stesso periodo del 2023) l’età media di accesso alla pensione sale a 61,8 anni. La categoria femminile aveva trovato un possibile sfogo nell’Opzione Donna , avendo grande difficoltà di raggiungere i 41 anni e dieci mesi previsti per loro per il trattamento anticipato. Difficoltà correlata ai lavori saltuari e alla richiesta di lavoro familiare sempre più incisivo. Resta marcato il «gender gap previdenziale». Complessivamente i nuovi trattamenti erogati alle donne valgono in media 999 euro contro i 1.473 euro per gli uomini, il 32% in meno. Sono state appena 1.276 le uscite nel primo trimestre a fronte delle 11.514 dell’intero 2023. Complessivamente i nuovi trattamenti anticipati erogati fra gennaio e marzo di quest’anno sono stati 56.660 , circa il 30 per cento del totale. Per gli uomini le nuove pensioni ai superstiti sono meno del 10% di quelle complessive con decorrenza nel primo trimestre mentre per le donne sono oltre il 41% del totale. La sola categoria di pensioni in crescita nel primo trimestre è quella degli assegni sociali, 24.955 assegni per un importo in media di 497 al mese.


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