Medicina e ricerca

Procreazione assistita: ecco perché tante coppie rinunciano

di Claudio Manna (direttore del Centro di Pma Biofertility Università Roma Tor Vergata)

Un’indagine appena realizzata dal Centro Genesis di Roma, attraverso un questionario somministrato ai circa 70 ginecologi partecipanti al V Corso di Medicina della Riproduzione, ha raccolto importanti dati sulle cause dell'abbandono dei trattamenti (il cosiddetto fenomeno del drop-out). Solo il 28% dei ginecologi riferisce che le coppie che si rivolgono a loro per un problema di infertilità ritornano quasi sempre dopo il primo appuntamento. Per il 16% dei medici intervistati l'abbandono dopo il primo colloquio è frequente o molto frequente. In quasi il 40% dei casi, i motivi dell'abbandono sembrano essere legati al rapporto medico-paziente: l’atteggiamento o il carattere del medico (12%), la sua mancanza di ascolto (12%), la mancanza di fiducia del paziente (12%). Solo nel 3% dei casi subentrano fattori personali del paziente.
Questi dati confermano l'importanza del counseling e di un buon rapporto con il medico e con l'equipe sanitaria in generale nell'incoraggiare la coppia a intraprendere il percorso di Pma, mostrando loro le prospettive della medicina della riproduzione. È importante accompagnare i pazienti sin dall'inizio in quello che è un percorso a lungo termine, saper ascoltare i loro bisogni e rispettare il vissuto della coppia, informando correttamente sulle possibilità di successo dei trattamenti. Proprio per questo motivo abbiamo introdotto nel nostro Centro una figura dedicata alle coppie: un medico-tutor, Fabio Specchiulli, per la guida e la gestione dei pazienti nel percorso di Pma.
«Sapere ascoltare i bisogni» è, secondo gli specialisti che hanno compilato il questionario, la chiave di volta per facilitare l'alleanza con i pazienti in quasi il 90% dei casi; seguono poi il fatto di «essere sempre disponibili» (44%) e la «condivisione di soluzioni» (40%). Di contro, a ostacolare l'alleanza troviamo «essere frettolosi» (68%), il «non ascoltare i bisogni» (60%) e l’ «imporre soluzioni» (44%).

Un Paese in ritardo
In Italia, le novità legislative in materia di procreazione medicalmente assistita, dallo smantellamento della legge 40 alle recenti disposizioni della Consulta sulla fecondazione assistita per le coppie fertili portatrici di malattie genetiche, hanno aperto promettenti nuove prospettive alle coppie che desiderano intraprendere un percorso genitoriale nonostante tante difficoltà. Il nostro Paese, però, non è ancora pronto sotto diversi punti di vista. Ciò a partire dal grado di consapevolezza delle stesse coppie, che si affacciano ai percorsi di Pma con netto ritardo. Basti pensare che gli ultimi dati della relazione del ministero della Salute al Parlamento registrano che in Italia le donne accedono alle tecniche di Pma a 36,5 anni in media, in notevole ritardo rispetto ad altri Paesi europei (34,7 anni), mentre l'età media degli uomini si attesta a 40 anni in media.
Un dato allarmante, considerando che proprio l'età avanzata rappresenta un fattore di aggravamento dell'infertilità, fenomeno in aumento che attualmente colpisce circa il 15-20% delle coppie. Con l'avanzare dell'età, infatti, diminuiscono proporzionalmente le possibilità di concepimento e di portare a termine la gravidanza, così come viene limitata l'efficacia delle tecniche di Pma. Per aumentare il successo delle terapie è importante sensibilizzare le coppie in questo senso, così da aumentare le diagnosi precoci e l'avvio tempestivo dei trattamenti.


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